Incentivi fiscali, semplificazioni e nuove figure professionali: così l’Italia accelera verso un futuro più sostenibile e digitale.
La Legge di Bilancio 2025 ha semplificato il Piano Transizione 5.0, ma i tempi di attuazione restano un’incognita. I ritardi nell’implementazione di questo piano strategico per la digitalizzazione e la sostenibilità delle imprese stanno già producendo effetti tangibili. A fine 2023, si è registrata una drastica contrazione della domanda di macchinari e beni strumentali, con una perdita stimata di circa 5 miliardi di euro, portando il settore indietro di cinque anni. L’elevato tasso di interesse e l’attesa per l’entrata a regime di Transizione 5.0 sono le principali cause di questo rallentamento. Per rilanciare l’economia e favorire la crescita, è urgente accelerare l’attuazione delle misure previste dal piano.
Ritardi e incertezza frenano le imprese
I ritardi nell’attuazione del Piano Transizione 5.0 continuano a pesare sulle imprese italiane. Mentre il Ministero tende ad attribuirli alla carenza di approccio strategico da parte delle aziende, è innegabile che anche i tempi di attuazione della misura e la complessità delle procedure per accedere agli incentivi stiano giocando un ruolo fondamentale. Il clima di incertezza generato dal forte ritardo nell’approvazione dei decreti attuativi ha rappresentato un grave ostacolo per gli imprenditori, costringendoli a rimandare i loro investimenti.
Nonostante le risorse stanziate per la transizione digitale ed ecologica siano cospicue, compresi i 6,4 miliardi di euro destinati a Transizione 4.0, le imprese chiedono al governo di introdurre un meccanismo di anticipazioni e conguagli per permettere agli investimenti già avviati di beneficiare delle nuove opportunità offerte da Transizione 5.0.
Un futuro più sicuro grazie alla Legge di Bilancio 2025
La Legge di Bilancio 2025 ha dato una svolta al Piano Transizione 5.0, superando un ostacolo cruciale. La versione definitiva della legge ha infatti garantito le risorse necessarie al sostegno del piano, svincolandole dal PNRR, per assicurare la continuità e la stabilità degli incentivi destinati alle imprese che investono nella transizione digitale ed ecologica.
Fino ad ora, il finanziamento di Transizione 5.0 era legato al rispetto delle condizionalità europee del PNRR, creando una situazione di incertezza per le imprese beneficiarie. La nuova formulazione della legge, invece, garantisce una maggiore certezza e un orizzonte temporale più ampio, in linea con le best practice europee in materia di incentivi fiscali per la sostenibilità.
Un passo avanti per l’efficientamento energetico
La Legge di Bilancio 2025 ha riservato uno spazio al Piano Transizione 5.0, confermando le risorse stanziate e perfezionando i meccanismi per accedere agli incentivi. Una novità riguarda il credito d’imposta per l’acquisto di beni strumentali finalizzati all’efficientamento energetico. Le imprese potranno beneficiare di un’aliquota unica per investimenti fino a 10 milioni di euro, mentre per importi superiori, compresa tra i 2,5 e i 10 milioni, l’aliquota sale al 35%. In casi specifici, è prevista anche un’aliquota maggiorata del 45%.
Nuova spinta alla transizione digitale e green: agevolazioni fiscali e semplificazioni
Le imprese italiane ricevono una nuova spinta verso la transizione digitale e la sostenibilità ambientale. Per gli investimenti più consistenti, superiori ai 10 milioni di euro e fino a un massimo di 50 milioni annui, il credito d’imposta è stato incrementato al 5%, con la possibilità di raggiungere il 15% del costo sostenuto. Anche l’acquisto di impianti fotovoltaici prodotti in Europa è ulteriormente incentivato, con un credito d’imposta che può arrivare fino al 67,5%. Una delle novità è la cumulabilità del credito d’imposta con altre agevolazioni, nazionali ed europee, compresi gli incentivi per le Zone Economiche Speciali (ZES) e le Zone Logistiche Semplificate (ZLS). Ciò assicura una continuità agli investimenti e semplifica i percorsi di accesso ai benefici.
Semplificazioni riguardano anche il calcolo dei consumi energetici. Per alcuni investimenti, come la sostituzione di macchinari obsoleti o l’implementazione di progetti tramite ESCo (Energy Service Company), viene riconosciuto automaticamente un risparmio minimo. Inoltre, gli interventi di efficientamento energetico condotti dalle ESCo beneficeranno direttamente del credito d’imposta. Ulteriori misure a sostegno della transizione digitale includono la riduzione dell’IRES al 20% per le imprese che investono in beni strumentali legati a Transizione 4.0 e 5.0 e lo stanziamento di fondi per contratti di sviluppo in ambito tecnologico.
Buchi neri nella burocrazia rallentano la transizione verde e digitale
I tempi per mettere in pratica le nuove misure del governo volte a favorire la transizione digitale ed ecologica restano un’incognita. Nonostante l’urgenza di accelerare questi processi, almeno tre dei centotre decreti attuativi previsti dalla Legge di Bilancio 2025 sono indispensabili per sbloccare la situazione. Inoltre, l’introduzione di obblighi di comunicazione ex ante ed ex post per tutti i crediti d’imposta ha aumento i costi di rendicontazione, scoraggiando soprattutto le piccole imprese dal partecipare a questi incentivi. Il rallentamento burocratico rappresenta un collo di bottiglia, che allunga i tempi di attuazione delle politiche italiane rispetto ai nostri partner europei.
Nasce il delegato digitale
Al Senato, un nuovo disegno di legge che punta a semplificare e digitalizzare i procedimenti burocratici. Tra le novità più interessanti, spicca l’introduzione della figura del delegato digitale. Si tratta di un professionista qualificato che potrà agire per conto di altri, occupandosi di tutte le pratiche online. L’obiettivo? Accelerare i tempi e semplificare l’accesso ai servizi pubblici, soprattutto in un momento cruciale come quello della transizione digitale 5.0.
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