Dispositivi non omologati, non si ferma la battaglia dei comitati. I Comuni coinvolti: «Rimetteremo i rilevatori quanto prima»
Affaire autovelox, l’onda lunga dell’azione della Procura di Cosenza tocca le strade venete. Ieri in via preventiva le forze dell’ordine, su incarico dei magistrati calabresi, hanno sequestrato apparecchiature a Vicenza e nell’Altopolesano, a Bagnolo di Po. L’azione della Procura di Cosenza estesa a tutto il Paese si fonda sulla mancata omologazione del modello di rilevatori di velocità «T-Exspeed v2» prodotti dall’azienda «Kria». Proprio sull’impossibilità di considerare sinonimi i due termini «omologati» e «approvati» si è espressa lo scorso anno la Corte di Cassazione, rafforzando le tesi e i ricorsi di centinaia di automobilisti multati. Il ministero delle Infrastrutture di recente ha imboccato invece un’altra strada, con una circolare che equipara i due termini. I sequestri avvenuti ieri sono sullo sfondo di questa battaglia legale.
I dispositivi sequestrati
A Vicenza sono stati disattivati i rilevatori di velocità sulla frequentatissima via Aldo Moro, strada comunale che funge da tangenziale e che solo in due anni e mezzo dalla loro installazione hanno portato a 33.550 sanzioni. A Bagnolo di Po, nella frazione di Runzi, lungo la ex strada provinciale 12, sono stati sequestrati due apparecchi presenti da oltre quindici anni: quello attivo e quello vandalizzato in autunno (ma non da Fleximan). Il sequestro non è stato preso molto bene dal sindaco di Bagnolo di Po, Amor Zeri: «Sono pronto a rimettere in funzione i due autovelox, cambiando ditta e prendendoli in affitto. Lungo la ex provinciale le auto corrono e gli incidenti anche mortali purtroppo non mancano. Questi strumenti servono a garantire la sicurezza. Oltretutto — continua Zeri — i due strumenti sono presenti da molti anni ed erano conosciuti, tanto che si viaggiava a circa 30 multe a settimana».
Comuni e rilevatori
Nel 2021 Bagnolo di Po ha superato il milione e 800 mila euro di incassi da multe con gli autovelox, risultando il Comune polesano con gli introiti più alti in questa voce di entrata. A Vicenza l’assessore alla Mobilità, Cristiano Spiller, afferma: «Nei prossimi giorni si sospenderà il contratto con l’azienda fornitrice, in attesa degli sviluppi. A oggi i due rilevatori sono disattivati, ricordo però che nel sequestro non c’entra la tipologia di strada ma la tecnologia utilizzata. Di certo le conseguenze ricadono sul Comune e sulla sicurezza. Ad ogni incidente le persone chiedono maggiori controlli, maggior rispetto delle norme. Ma in tema di rilevazione della velocità abbiamo le armi spuntate».
Il punto a favore del Comune
Eppure a ottobre, in tribunale, una battaglia l’amministrazione l’ha vinta. Il Comune di Vicenza si era appellato contro una sentenza emessa dal giudice di pace, che dava ragione a un privato, il quale, transitando in via Aldo Moro, era stato multato. La sentenza che ha dato ragione a Palazzo Trissino sottolineava che l’approvazione all’installazione fosse sufficiente nel momento in cui l’apparecchiatura venisse verificata periodicamente nella sua funzionalità. Elemento che il Comune ha potuto dimostrare. Anche in questo caso si è giocato in punta di diritto, tra gli estremi di legge. L’articolo 142 del Codice della strada, parla di «apparecchiature debitamente omologate» da un lato, e dall’altro l’articolo 45 della medesima normativa parla di apparecchiature «soggette all’omologazione o di approvazione da parte del ministero delle Infrastrutture».
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