la guida per non cadere vittime del racket. Le regole di Confcommercio per gli imprenditori

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La miccia, quando comincia a bruciare, è inconsapevole: consuma il sonno, lambisce i figli, sbarra il dialogo con le banche. È la disoccupazione, ma può essere anche la separazione o la morte di un congiunto, la ludopatia o gli affari che prendono una direzione non prevista in un batter d’occhio. L’esempio che hanno portato ieri quelli di Confcommercio Roma è il business delle vhs a noleggio che, nel giro di pochissimo tempo, si esaurì, sostituito dall’arrivo dell’intrattenimento on demand. Basta una previsione sbagliata per finire sul lastrico, preda degli usurai.

Un quarto degli imprenditori romani (il 23,6%) intervistati dall’associazione di commercianti riferisce di aver sentito parlare di prestiti illeciti o tentativi di estorsione.

Roma, usura: la guida per non cadere vittime del racket. Le regole di Confcommercio per gli imprenditori 

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E c’è un piccolo esercito di 1.500 persone che, nel corso dell’ultimo anno, ha contattato l’ambulatorio antiusura dell’Osservatorio economico di Confcommercio, nato nel 1996 e guidato dall’avvocato Luigi Ciatti. Sono soprattutto imprenditori (il 48%), dipendenti (36%), e ci sono anche pensionati (12%).

Che siano solo richieste di informazioni preliminari o sfoghi disperati, lo sportello di via Properzio si dimostra un porto sicuro: in dieci anni ha erogato prestiti pari a 7,5 milioni di euro. Ed è indispensabile per l’emersione di reati e vittime: è qui che viene a galla l’11% di utenti sotto usura conclamata, a fronte di «poche decine di denunce ogni anno, da anni», ha spiegato il questore Roberto Massucci che ha già visto i “cravattari” all’opera quando era in commissariati impegnativi come Primavalle e San Paolo (al Trullo). Ieri ha ricordato l’importanza della denuncia, unico modo per interrompere la spirale di vessazioni, tipica di questo reato così odioso, difficile da dimostrare, e che spiana la strada ad altri soprusi. Dall’estorsione alle lesioni e l’esercizio abusivo di attività finanziaria. Nel vademecum presentato ieri dal presidente di Confcommercio Pier Andrea Chevallard che annuncia la costituzione dell’associazione come parte civile offesa nei processi agli usurai, ci sono regole semplici e chiare per mantenere il bilancio in equilibrio, e per assicurarsi che gli incassi coprano i costi fissi e variabili. Ci sono le opportunità per chi è in difficoltà e non vuole cedere, o chi ha già ceduto ma intende spezzare l’assedio: i fondi statali utili per l’accesso al credito agevolato quando non si riescono a ottenere prestiti. Su quattro milioni di euro di istanze avanzate (richieste che possono essere inoltrate anche diversi anni dopo la denuncia) il Lazio è quarta dopo Sicilia, Campania e Puglia. Lo ha riportato la Commissaria straordinaria del Governo per il coordinamento delle iniziative antiracket ed antiusura, la prefetto Maria Grazia Nicolò.

Il fondo della Regione Lazio (la legge del 2015 è considerata un modello nazionale) è stato finanziato con due milioni di euro: raggruppa ben 23 associazioni sul territorio e offre garanzie alle banche al posto di chi non può offrirne. «Intorno a questi fenomeni ci sono dei pregiudizi, ma è un problema che capita a persone assolutamente normali, anche all’imprenditore di successo e onesto», ha detto ieri la vicepresidente della Regione Lazio Roberta Angelilli.

C’è poi un tema più grande che ha a che fare con i soldi e la loro gestione. Ciatti e gli altri legali della onlus anti strozzinaggio non intercettano solo situazioni al limite ma registrano un fenomeno, spia di disagio, sempre più diffuso, che può confinare con l’illegalità. È il sovraindebitamento: coinvolge l’89% degli utenti. Per questo le istituzioni si stanno concentrando sull’educazione finanziaria come strumento di prevenzione: è il caso dei corsi di formazione organizzati da Banca d’Italia e dal Campidoglio che ha quattro sportelli anti usura attivi nel VI°, IX°, XIII° e II° Municipio.

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«Può succedere a chiunque, di qualunque livello sociale o culturale», ha commentato l’assessora capitolina alle Attività produttive Monica Lucarelli. «Per questo Roma Capitale offre opportunità di microcredito imprenditoriale, non solo sociale. L’utente deve poter capire come cambiano i contesti competitivi, se il business è attuale o c’è bisogno di skilling e reskilling», ha spiegato evocando i nuovi rischi che conducono al sovraindebitamento: l’esplosione dei pagamenti a rate e l’uso della moneta virtuale.

«L’indice di consapevolezza è basso: meno di quattro imprenditori su dieci ha un buon livello di alfabetizzazione finanziaria», ha sottolineato Antonella Magliocco, direttrice della sede di Roma di Banca d’Italia. E i dati Istat vanno ancora più a fondo. Nel 2023 meno di un quarto (23,1%) degli italiani dai 18 ai 74 anni ha chiesto un prestito. Tra questi, il 54,7% si è rivolto ai familiari, il 31,4% alle banche, il 22,7% alle società finanziarie, il 7,4% agli amici o ai vicini di casa, il 2,4% ad altre persone. La quota di chi richiede un aiuto tra i disoccupati arriva al 34%. I familiari concedono il prestito nel 97% dei casi, chiedendo in cambio un interesse soltanto al 7,5% dei richiedenti. Il 27,7% di chi ha ricevuto il prestito non sa valutare se l’interesse pagato è più alto o meno rispetto a quanto avrebbe richiesto la propria banca. E all’8,5% dei cittadini è capitato di ricevere proposte di aiuto economico, a prescindere dal fatto che abbiano o meno chiesto aiuto.

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