L’economia toscana tiene: export e turismo crescono, la produzione industriale cala

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Bene turismo e esportazioni, cala la produzione industriale. L’economia toscana tiene, il Pil si conferma positivo, ma lo slancio di crescita registrato post pandemia rallenta. Colpa del contesto internazionale complesso e fragile e delle minacce dei dazi statunitensi.  È il ritratto che emerge dal rapporto Irpet sull’economia, presentato a Palazzo Strozzi Sacrati, nella sede della giunta regionale a Firenze.

Le stime Irpet indicano per la Toscana un Pil ancora in aumento per il 2024 (+0,6) e per il 2025 (+0,8) (leggermente più alto rispetto al dato nazionale), grazie alla spinta dei progetti finanziati dal Pnrr e dal recupero di consumi e investimenti privati. :  l’impatto sul Pil di un aumento tariffario sui beni esportati negli Usa potrebbe valere, nell’ipotesi di un azzeramento dell’avanzo commerciale toscano, fino a 1,8 punti percentuali. I comparti più penalizzati sarebbero la chimica, la plastica, la farmaceutica e la moda (articoli in pelle, confezioni e accessori).

“Purtroppo – ha detto il presidente della Regione, Eugenio Giani – la congiuntura internazionale incide in modo negativo soprattutto sulla manifattura, con la moda come settore maggiormente penalizzato. Ma ci sono anche elementi che fanno ben sperare. Il dato sull’occupazione: nonostante questa situazione di freno alla crescita, è la dimostrazione di una regione che riesce ancora a garantire livelli di occupazione elevati ed in aumento. In secondo luogo vorrei sottolineare i settori trainanti, anche nella manifattura, come la [mark]farmaceutica, la nautica, o l’agroalimentare, con la loro incidenza importante sull’export. Infine il turismo che continua a fornire un apporto importante al Pil regionale. Vale la pena poi sottolineare l’interesse che c’è verso la Toscana da parte di investitori esteri, come è emerso dal recente incontro organizzato da Invest in Tuscany”.

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La congiuntura internazionale sfavorevole non crea un ambiente favorevole, certo, ma ci sono segnali positivi. “Importante è sicuramente il volano pubblico – aggiunge Giani – con le risorse Pnrr, con i fondi strutturali europei. Ruolo importante è anche quello di sanità e welfare. Sul primo versante la Toscana aggiunge 330 milioni alla quota nazionale, cosa che si traduce in termini di servizi offerti ai cittadini. Rispetto al welfare va segnalata la misura sugli asili nido, che il prossimo anno vedrà passare da 35 a 40 mila euro la quota Isee per la loro gratuità. Ma anche quella per i libri gratis per la frequenza della scuola dell’obbligo, per le famiglie con Isee fino a 15 mila euro. Tutto questo contribuisce alla tenuta di tutto il sistema. Adesso apriremo un confronto con tutte le categorie economiche e sociali per capire quali potranno essere contributi e prospettive future”.

Cala la produzione industriale, ma l’export cresce a doppia cifra 

A causare il rallentamento dell’economia toscana è sicuramente la flessione della produzione industriale, iniziato nella parte finale del 2022. Il calo è del 4,4%, come variazione tendenziale nel periodo gennaio-ottobre 2024, più alto di quello nazionale (-3,2%) per le difficoltà del comparto moda che ha registrato un -11,4%.

Malgrado la flessione della domanda mondiale, le esportazioni nei primi tre trimestri del 2024 sono cresciute a Doppia cifra, +12,1%,  a fronte della contrazione osservata per l’Italia (-0,5%). Un dato positivo che riguarda gioielleria, agro-alimentare, nautica e farmaceutica.

Il turismo non frena

Le presenze straniere continuano a crescere anche nel 2024 (+5,7% nei primi 10 mesi), in particolare quelle extra-europee (+11%). In flessione quelle italiane (-7,3%). Crescono le principali città d’arte (+3,6%), tengono o crescono, sempre grazie alla spinta straniera, aree collinari (+0,7%) e montane (+1,2%).

Un calo per le destinazioni balneari (-3,5%) più legate al turismo nazionale. Regge il comparto del lusso (+2,0% i 5 stelle; stabili i 4 stelle), in calo le strutture alberghiere di fascia più bassa (-7,1% gli alberghi a 1 stella, -3,0% i due stelle) e quelle del turismo all’aria aperta: villaggi turistici (-8,0%), campeggi (-6,9%) e agriturismo (-2,1%). Spicca infine l’aumento delle presenze nelle locazioni turistiche brevi (+24,9%).

Occupazione in crescita 

Continua nel 2024 l’aumento dell’occupazione con il 2,6% gli addetti, seppur in rallentamento.

L’aumento più consistente in agricoltura (+5,4%), nelle costruzioni (+4,6%) e nel terziario (+2,8%), specie nelle attività legate al turismo (+4,2%) e ai servizi professionali di maggiore qualificazione come Ict, ricerca e sviluppo, comunicazioni e telecomunicazioni, sevizi informatici e attività editoriali (+3,7%).

Più lenti l’aumento nell’industria (+1,1%), per le difficoltà del comparto moda (-0,2%, che scende a -2,4% al netto dell’abbigliamento). All’aumento complessivo giova il ruolo trainante dell’occupazione permanente (+3,5%), mentre scende quella a termine (-0,7%).

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In generale, il sistema produttivo nel 2024 ha avuto una minore capacità di creare nuovi posti di lavoro: nei primi 10 mesi 2024 il saldo fra avviamenti e cessazioni resta positivo (+57 mila, ma inferiore a quanto osservato nel 2023 (era pari a +66 mila. L’indebolimento nella dinamica di crescita del mercato del lavoro è dovuto al calo delle assunzioni (-0,8%), particolarmente evidente nell’industria (-10,2%), per le difficoltà delle lavorazioni legate alla moda (-15,6%).

I dipendenti con misure di integrazione salariale sono saliti da 5.486 (media gennaio-ottobre 2023) a 11.477 (media gennaio-ottobre 2024). Sul totale dipendenti occupati, eleggibili ad un ammortizzatore sociale, significa un’incidenza del 3,6% che sale al 5,6% nel comparto moda e al 9,3% specificamente nel settore cuoio, pelli e calzature. In aumento anche i licenziamenti (+5,7%), in particolare nel made in Italy (+35,6%).





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