molto elevati i costi sociali dei dimensionamenti

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Le conseguenze sono sulla tenuta del sistema scolastico, giĆ  messo a dura prova da anni di tagli e investimenti strutturali

In merito al dimensionamento scolastico non possiamo non sottolineare che ogni operazione di correzione al ribasso del numero di autonomie comporta un costo sociale elevatissimo. Con conseguenze dirette sulla tenuta del sistema scolastico, giĆ  messo a dura prova da anni di tagli e mancanza di investimenti strutturali. Queste politiche di continui tagli vanno contro il diritto allā€™istruzione. La qualitĆ  del lavoro nel settore scolastico e la vita quotidiana di studenti e famiglie.



Stiamo scontando ancora come provincia di Reggio Calabria, ma anche come intera regione, la miopia con cui si ĆØ agito. La logica spesso campanilistica o semplicemente politica delle scelte in questi ultimi anni effettuate. I piani di dimensionamento della rete scolastica spesso sono stati frutto non di un percorso condiviso tra tutti i soggetti interessati ā€“ dirigenti, scuole, docenti, famiglie, istituzioni ā€“ nĆ© trasparente. E di conseguenza, equi nelle scelte, laddove invece gli stessi piani devono essere il risultato di una attivitĆ  conoscitiva e valutativa dei bisogni dellā€™utenza che va garantita nel suo pieno diritto allā€™istruzione e al successo formativo con uguali opportunitĆ  per tutti gli allievi.

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Lo spopolamento e le scuole nei piccoli centri

La nuova politica scolastica, invece, sembra ritenere che le scuole dei piccoli centri aspromontani e preaspromontani siano dei rami secchi da tagliare, che contraddice peraltro le tanto insistite politiche della famiglia. Fino ai dodici anni il diritto alla scuola nel luogo dove si abita dovrebbe essere un diritto inalienabile. Fra lā€™altro la politica europea che tende a ripopolare le zone di montagna e i paesini dellā€™entroterra cozza contro questa preoccupazione tutta economica di chiudere ciĆ² che a occhi miopi risulta non produttivo. Sto parlando della provincia reggina montana dove sono state chiuse o ridimensionate anno dopo anno le scuole con lā€™argomento che a servirsene sono in pochi. Questa ossessione del risparmio che si esercita sui piĆ¹ deboli, sui piĆ¹ piccoli, a me pare insensata.

Ho giĆ  avuto modo di ribadire in piĆ¹ circostanze che, in particolare, in questa provincia una buona metĆ  della popolazione scolastica superiore non gode della piena offerta formativa che la scuola propone perchĆ© tagliata fuori dalla indisponibilitĆ  del trasporto pubblico negli orari pomeridiani e serali che impedisce agli allievi provenienti dallā€™entroterra di rientrare nei loro paesi.

Dispersione scolastica e offerta formativa

SicchĆØ le attivitĆ  complementari che la scuola svolge, compresa lā€™attivitĆ  di recupero e le altre iniziative mirate a rafforzare la frequenza scolastica e quindi ad impedire la dispersione scolastica, non possono essere fruite.
Per non parlare, poi, delle strutture e delle infrastrutture scolastiche, dei laboratori, delle ĆØquipe medico-psico-pedagogiche (ci attendiamo molto in tal senso dai comuni e dalle aziende sanitarie locali) che, se adeguate e presenti consentirebbero alla stessa scuola di essere veramente un centro di comunitĆ  educante permanente. Aperta a tutte le fasce sociali con programmi di iniziative flessibili con una ben chiara doppia valenza: prevenzione, socializzazione e integrazione con la formazione scolastica

Mi auguro che dā€™ora in poi si operi con una visione innovativa prevedendo plessi polivalenti in grado di seguire il processo formativo dalle scuole dellā€™infanzia alla media di primo grado. Innovazione significa ripensare la scuola non piĆ¹ come singolo edificio ma come il nodo di una rete di formazione che si estende non solo alla singola comunitĆ , ma ad aree intercomunali.

ƈ indispensabile un progetto integrato dā€™area del territorio per realizzare azioni comuni tra le diverse istituzioni sulla base di una regia organica rivolta a sostenere lā€™innovazione nei processi formativi e nelle strategie dā€™accoglienza agli studenti.
Quanto detto significa che il sistema educativo deve essere costruito a livello culturale ā€“ educativo, ma anche a livello politico e organizzativo.

Un piano territoriale educativo

A livello politico lā€™ente locale deve ancor piĆ¹ rappresentare il promotore del raccordo tra le risorse educative presenti nel territorio rivestendo il ruolo di promotore nella costruzione del sistema educativo integrato.
Bisogna passare dal Piano della offerta formativa della singola scuola alla elaborazione di un piano territoriale come proposta educativa di un territorio. E nello spirito di una istituzione scolastica intesa come comunitĆ  educativa permanente.

Certo il banco di prova sarĆ  costituito dalla capacitĆ  di integrare tra comuni viciniori strutture e servizi. Secondo le prospettive delle intese e degli accordi di programma nei settori strategici del sistema formativo (infanzia, post-obbligo- istruzione professionale, orientamento, handicap, centri di risorse, ecc.) con lā€™esigenza di un preciso quadro di riferimento e di riscontri sul piano dei risultati.

Va sottolineato, altresƬ, che in questi anni gli istituti dā€™arte, i licei artistici, gli istituti tecnici per il turismo e alberghieri non hanno goduto di particolari attenzioni da parte della Regione. Relegati ad un ruolo secondario non sono stati oggetto di politiche di investimento specifiche in termini di innovazione. Per valorizzare i profili formativi in uscita da questi istituti e funzionali ad un mercato del lavoro locale.

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Il Campanella e il Preti-Frangipane

Lā€™accorpamento ora al Liceo Classico Campanella del liceo artistico Preti-Frangipane lascia presagire per questi due istituti, a suo tempo fiore allā€™occhiello della scuola reggina, una lenta agonia. Purtroppo, mi rendo conto che il panorama che si intravede allā€™orizzonte dal punto di vista economico imporrĆ  ulteriori sacrifici e delle scelte. Ma proprio per questo occorre prepararsi a fronteggiare tali ristrettezze lavorando insieme enti locali e amministrazione scolastica nella individuazione delle scelte.

Si pone, tuttavia, il problema di una nuova governance, che valorizzi il ruolo intelligente delle periferie, di forme orizzontali di responsabile autogoverno, non singole scuole, velleitariamente autarchiche e in competizione isolata. Ma un sistema di scuole autonome che interagiscono tra di loro e con la comunitĆ  di riferimento. Capaci di costruire un vero e proprio ā€œpatto educativo territorialeā€ che coinvolga in genere i comuni (singoli o associati) e le scuole (associate in rete) su scala cittadina e/o su base comprensoriale.


PER APPROFONDIRE: Giornata mondiale del Malato, Trapani Lombardo: Ā«Nella fragilitĆ  la vera forza, la medicina ĆØ cura e ascoltoĀ»


Sono convinto che la linea culturale vincente ĆØ quella che tende ad un rapporto nuovo scuola-territorio, allā€™uso didattico del territorio. Si tratta di piegare a dimensione etica e pedagogica lā€™economico, il politico, il sociale, lā€™amministrativo, il culturale con consapevolezze e responsabilitĆ  diverse.

*giĆ  Dirigente Tecnico USR Calabria





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