“Senza programmazione e con troppa burocrazia, l’agricoltura sarda rischia il collasso”

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Il presidente del Centro Studi Agricoli, Tore Piana, lancia l’allarme: ritardi nei pagamenti PAC, crisi generazionale e ostacoli burocratici stanno soffocando il comparto agricolo e zootecnico della Sardegna. “La Regione non è amica del settore. Serve una riforma profonda che snellisca la burocrazia e garantisca pagamenti rapidi, altrimenti i giovani continueranno ad abbandonare le campagne. Dalle numerose criticità oggi presenti nel campo agricolo sardo, che vanno dalla siccità in alcuni territori al virus della lingua blu che colpisce l’intero comparto dell’allevamento ovino, caprino e bovino sardo, alle difficoltà nell’allevamento dei suini dovute agli anni di peste suina, ai ritardi sui pagamenti PAC e degli indennizzi.

Presidente Piana, partiamo proprio dai ritardi sui pagamenti della PAC. La Regione Sardegna è amica o nemica dell’agricoltura sarda?

“La nostra agricoltura e l’allevamento in Sardegna hanno bisogno di strategie a medio e lungo periodo. Oggi questa strategia appare assente, si rincorre l’emergenza e non si fanno programmi. Abbiamo bisogno di un taglio netto alla burocrazia e di rapidità nell’erogazione dei fondi PAC. È sconfortante attendere anche anni per ricevere l’approvazione delle domande sui CSR per misure a investimento. Con queste condizioni, la Regione non appare amica del comparto agricolo.”

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Molto spesso si parla del ricambio generazionale in agricoltura. A che punto siamo in Sardegna?

“Il ricambio generazionale è un tema molto caro a noi del Centro Studi Agricoli, perché senza giovani l’agricoltura e l’allevamento in Sardegna nei prossimi 10-15 anni rischiano di scomparire. Oggi abbiamo un’età media degli agricoltori sardi che supera i 55 anni. I giovani abbandonano le campagne in cerca di lavori meno duri e con meno sacrifici, e assistiamo allo spopolamento delle zone interne a una velocità impressionante.”

Può spiegare le motivazioni di questo allontanamento dei giovani dall’agricoltura e dall’allevamento?

“Il motivo è molto semplice: le produzioni agricole e dell’allevamento non sono più redditizie. Il prodotto delle campagne, sia esso legato all’allevamento sia all’agricoltura, non compensa il duro lavoro. Molte volte il ricavato è inferiore o uguale alla spesa. Ecco perché gli aiuti previsti dall’Unione Europea attraverso i fondi PAC diventano essenziali per il reddito dell’impresa agricola. Ma se questi aiuti, a causa della troppa burocrazia, arrivano con forti ritardi, come avviene oggi in Sardegna, i giovani abbandonano in modo irreversibile le campagne. Oggi, in Sardegna, ci sono troppi ostacoli burocratici per il ricambio generazionale.”

Presidente Piana, quali sono le vostre proposte come Centro Studi Agricoli per rilanciare l’agricoltura e l’allevamento in Sardegna?

“Guardi, oggi in Sardegna non c’è un problema di disponibilità finanziaria: i soldi ci sono. Il problema è farli arrivare in breve tempo a chi ne ha bisogno. Oggi i tempi di erogazione sono troppo lunghi e la burocrazia degli uffici regionali è diventata asfissiante e a volte mortale per l’agricoltore o l’allevatore sardo. Serve meno burocrazia e più rapidità nell’erogazione dei fondi PAC e degli indennizzi. Serve una riforma reale che snellisca l’iter e che riconosca la meritocrazia ai dipendenti più efficienti.”

Basta solo questo?

“Assolutamente no. Serve che la politica regionale consideri l’agricoltura e l’allevamento un comparto fondamentale per le produzioni regionali. Se scompare il settore primario, la Sardegna è destinata a spopolarsi completamente nelle zone interne. Le campagne saranno abbandonate e lasciate in balia degli incendi. Nessuno sarà più in grado di salvaguardare l’ambiente come fa oggi l’allevatore o l’agricoltore. È un ruolo che, purtroppo, nessuno riconosce. Serve anche nominare assessori competenti, perché non tutti possono ricoprire l’incarico di assessore regionale all’Agricoltura: è una materia complessa e difficile. Infine, occorre una programmazione a medio e lungo termine. Negli ultimi anni si è lavorato soltanto sull’emergenza, senza pianificazione. Questo è estremamente negativo.”

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Come vede l’operato dell’Agenzia ARGEA come ente pagatore?

“Aver creato e ottenuto il riconoscimento dell’organismo pagatore sardo, come ARGEA OP, è stato un grande successo, che mi rende orgoglioso come sardo e cittadino della Regione Autonoma della Sardegna. Ma dobbiamo dire, a distanza di cinque anni dal riconoscimento, che l’operatività di ARGEA OP è ridotta al 50%, perché la riforma non si è completata. Dipendiamo ancora da una serie di soggetti esterni, come Leonardo Spa, AGEA e Agriconsulting. Questo crea ritardi e ulteriore burocrazia. Dobbiamo riportare tutti i servizi in Sardegna e affidarli completamente ad ARGEA, altrimenti avere un organismo pagatore regionale non serve a nulla.”

Ci può spiegare il motivo delle anomalie nella domanda PAC 2024, che stanno causando tanto malumore fra gli agricoltori e allevatori per i mancati o ritardati pagamenti?

“È una situazione molto complicata, le cui responsabilità vanno divise fra AGEA, ARGEA e l’Assessorato regionale all’Agricoltura. Si è voluto implementare un sistema di controlli sulle domande, chiamato ‘carta dei suoli’, gestito da intelligenza artificiale, che però in Sardegna non ha funzionato. Ha causato anomalie su quasi il 90% delle domande, bloccando i pagamenti. La Regione non è riuscita a gestire queste difficoltà. Il risultato è che, su 265 milioni di PAC, a oggi sono stati pagati solo 91 milioni. Il resto arriverà in ritardo, e alcune aziende vedranno i pagamenti tra maggio e giugno. Se l’assessore ci avesse ascoltato a settembre, questa situazione si sarebbe potuta evitare. Invece, si è giocato tutto sulla pelle degli agricoltori, lasciandoli in gravi difficoltà. Chiedere le sue dimissioni oggi è il minimo.”





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