Governo Meloni ammette che vuole cambiare i centri migranti in Albania: “Abbiamo incontrato ostacoli”

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12 Febbraio 2025



17:45

I centri migranti in Albania oggi sono vuoti e, di fatto, inutilizzabili perché più volte i giudici italiani hanno bocciato i trattenimenti. Ora il governo starebbe valutando di trasformarli in Cpr. Il ministro Piantedosi ha ammesso che ci sono stati “ostacoli” e sottolineato che un Cpr in Albania c’è già, quindi non ci sarebbero “oneri aggiuntivi”.

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Visto che i centri migranti costruiti in Albania su iniziativa del governo Meloni stanno incontrando “ostacoli”, l’esecutivo italiano è “al lavoro per mettere in campo delle soluzioni” che permettano la “piena funzionalità” delle strutture, che hanno una “notevoli potenzialità di utilizzo”. Lo ha detto il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, rispondendo alla Camera a un’interrogazione di Italia viva sull’ipotesi circolata negli ultimi giorni: quella che il governo abbia intenzione di trasformare i centri in Cpr, con una mossa che sarebbe di fatto un passo indietro rispetto al progetto iniziale.

Perché i centri migranti in Albania non funzionano

Maria Chiara Gadda, deputata di Iv, ha ricordato che nei quindici mesi dall’approvazione del protocollo Italia-Albania sui migranti ci sono stati solamente tre trasferimenti: dodici persone a ottobre dello scorso anno, diciotto a novembre e 43 a gennaio. In tutti i casi la permanenza dei migranti nei centri albanesi è durata per poche ore. I giudici italiani hanno sempre respinto la richiesta di convalidare i trattenimenti.

Dopo i primi due ‘no’, il governo era intervenuto con una norma ad hoc per cambiare le regole: un nuovo elenco dei Paesi sicuri, e anche una nuova procedura, con la decisione sui trattenimenti non più affidata ai giudici della sezione Immigrazione del Tribunale di Roma, ma alla corte d’Appello. Il risultato però non è cambiato – in parte anche perché l’esecutivo non ha dato alla corte d’Appello né risorse né personale in più per occuparsi della questione, e quindi alcuni degli stessi giudici della sezione Immigrazione sono stati chiamati nuovamente a valutare i trattenimenti.

Il punto è che i magistrati finora hanno fatto riferimento alle norme europee, che non sono cambiate. A chiarire la questione potrebbe essere una sentenza della Corte di giustizia europea attesa il 25 febbraio, ma il governo Meloni ha deciso di muoversi senza aspettare.

Il piano del governo per un Cpr: “C’è già, niente costi aggiuntivi”

Per questo, l’ipotesi emersa da indiscrezioni di stampa sarebbe quella di trasformare i centri migranti in Cpr, ovvero Centri di permanenza per i rimpatri. Si tratta di strutture che non accolgono tutte le persone che fanno richiesta d’asilo, ma solamente coloro che hanno già ricevuto un foglio di via e devono essere, appunto, rimpatriati. Insomma, cambierebbe completamente la natura delle strutture.

Il ministro Piantedosi, interrogato su questa possibilità, prima ha ricordato ancora una volta che il progetto dei centri in Albania “piace all’Europa”. Poi ha confermato che il governo “è al lavoro per mettere in campo soluzioni in grado di superare gli ostacoli indubbiamente sinora incontrati, consentire la piena funzionalità e sviluppare le notevoli potenzialità di utilizzo delle strutture in Albania”. Una formula generica, che comunque ha confermato che siano in lavorazione dei possibili cambiamenti.

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Per di più, Piantedosi subito dopo ha ricordato che quello costruito sul territorio albanese è “un impianto polivalente. Oltre a un hotspot di sbarco e a un luogo di trattenimento per le procedure accelerate di frontiera, è già oggi presente in Albania un Cpr”. Proprio per questo, ha insistito, usare il Cpr “non determinerà, o non determinerebbe, alcun onere aggiuntivo. In piena coerenza con tale impostazione il progetto Albania andrà avanti”.

Perché trasformare i centri in Cpr sarebbe una sconfitta per il governo

In realtà, il Cpr in questione era stato pensato per accogliere le persone che si trovavano già in Albania, nell’altra struttura, ovvero quella dedicata ad aspettare l’esito della domanda di asilo. L’idea era che, in caso di richiesta respinta, queste persone sarebbero state direttamente trasferite nel Cpr in attesa di essere rimpatriate. Sicuramente l’intenzione non era di costruire un centro in cui le persone dovessero essere appositamente portate dall’Italia.

Anche perché il governo Meloni aveva parlato dell’effetto “deterrente” che i centri albanesi avrebbero avuto. Se diventassero dei Cpr, invece, le persone migranti prima verrebbero portate in Italia. Poi, solo in caso di diniego dell’asilo, dovrebbero essere messe su una nave – probabilmente della Marina militare – ed essere a quel punto portate in Albania, invece che in uno dei nove Cpr già attivi in Italia. Il fatto che poi quasi sempre i Cpr siano inefficaci e mettano i detenuti in condizioni inumane è, per il momento, secondario. È chiaro che, se questa fosse la nuova linea, si tratterebbe di un netto passo indietro sul progetto dei centri. Resta da vedere come si concretizzerà il piano del governo.





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