Oriente Occidente di Rampini | Il Giappone sotto choc per l’overtourism. E reagisce a modo suo: educa noi «barbari»

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Per l’Italia non è una novità, per il Giappone invece il fenomeno detto «overtourism» (turismo in eccesso, sovrabbondante, invasivo, insostenibile) è più recente ed è sconvolgente

Ma inedita è anche la reazione nipponica




















































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In Paesi come l’Italia e la Spagna la gamma delle risposte va dalle manifestazioni popolari di ostilità e boicottaggio, ai primi esperimenti di «numero chiuso» (per ora limitati e osteggiati dagli operatori turistici). Il Giappone da parte sua tenta un approccio originale e tipico della sua cultura: insegnare ai visitatori stranieri le buone maniere. Un occidentale cinico resta perplesso, indeciso se sorridere con tenerezza davanti a tanta ingenuità, o rimanere ammirato di fronte all’autostima di una nazione che pensa di poter «educare il mondo»…

Chi mi legge forse sta già facendo i preparativi per un viaggio nel paese del Sol Levante (una definizione che già rivela tanta autostima: storicamente fu così che i giapponesi cominciarono a costruire una forte immagine di sé, identificandosi come il luogo dove sorge il sole, da contrapporre alla Cina che si definiva Terra di Mezzo cioè sostanzialmente il centro dell’universo). Io ho viaggiato tante volte in Giappone, con particolare frequenza quando abitavo in Cina, e sto per tornarci a breve. Questa volta credo che incontrerò molti dei miei connazionali. 

Gli italiani sono fra i protagonisti di una riscoperta del Giappone. Non sono i soli, e il 2025 con l’Expo di Osaka darà un ulteriore spinta al boom di visitatori dal mondo intero. In Italia la nuova attenzione verso il Sol Levante include la sfera politica: c’è stata Giorgia Meloni esattamente un anno fa, ora sta per andarci Sergio Mattarella.

Il crescendo è inarrestabile, dura da anni, con l’eccezione della pandemia quando la chiusura delle frontiere fu pressoché totale. Ma proprio l’effetto pandemia ha poi provocato un rimbalzo, perché evidentemente si era accumulata una domanda di viaggi e molti hanno voluto recuperare in fretta. 

In dieci anni il numero di visitatori in Giappone è passato da meno di 10 milioni a oltre 30 milioni all’anno. Il 2024 ha toccato un record: 35 milioni. Ora per l’intero 2025 si prevede che la soglia dei 40 milioni sarà raggiunta e forse superata

Aiuta pure lo yen, sottovalutato, che rende il Giappone meno caro di una volta.

E così la parola «overtourism» ha fatto la sua apparizione anche a Tokyo, con accenti preoccupati. È l’altra faccia del successo, lo sappiamo bene noi italiani. Ma forse no, noi italiani non possiamo capire lo choc della popolazione nipponica. Perché diciamocelo francamente: la società italiana, la nostra cultura, è abituata a convivere con un certo livello di caos, di indisciplina, di confusione, di incertezza. Ne siamo persino orgogliosi, sappiamo di essere maestri nell’adattarci a situazioni difficili. 

I giapponesi, grazie al Maestro Confucio, appartengono a una delle società più coese, ordinate, rispettose delle regole e della buona educazione di tutto il pianeta. Sono molto meno preparati di noi a gestire le invasioni, letteralmente «barbariche» nei modi.

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È così che si spiegano una serie di iniziative prese dalle autorità locali, da varie agenzie e istituzioni, che tentano appunto di educare i visitatori

Vi propongo un esempio, un piccolo estratto dal sito dell’agenzia Japan-guide.com. È un breve ed essenziale manuale di suggerimenti per attenuare i danni (psicologici prima di tutto, oserei dire) derivanti da «overtourism». Eccolo.

«Cosa infastidisce i residenti? Le loro principali lamentele riguardano due problemi: il sovraffollamento e le cattive maniere.
L’elevato numero di turisti nei luoghi più visitati sta causando congestione nelle attrazioni turistiche, sui treni e sugli autobus, nei negozi, nei ristoranti e per le strade, influenzando la vita quotidiana dei residenti e abbassando la qualità dell’esperienza turistica.

Nel frattempo, il problema delle cattive maniere dei turisti è amplificato dalle differenze culturali e dall’alto livello di educazione e rispetto delle regole presente in Giappone. Le principali lamentele riguardano la mancanza di considerazione quando si scattano foto (bloccando i passaggi, entrando in aree private o attraversando la strada pericolosamente), il rumore, il mangiare camminando, lo smaltimento dei rifiuti e i bagagli ingombranti.

Cosa possono fare i turisti?
Ecco alcuni suggerimenti per rendere la vostra visita in Giappone più piacevole sia per voi stessi che per le persone e le comunità che vi ospitano.

Comportatevi con rispetto.
Quando siete in Giappone, comportatevi come i giapponesi. Imparate le regole locali e rispettatele. Abbiamo preparato una guida completa sull’etichetta in Giappone, con pagine su come comportarsi per strada, nelle case, sui treni e con i bagagli.
Inoltre, vogliamo dare particolare enfasi ai seguenti quattro punti, che probabilmente rappresentano il 95% delle lamentele.
Evitare bagagli ingombranti. Se non potete fare a meno di portare grandi valigie in Giappone, non trascinatele ovunque. Usate i servizi di consegna per inviare gli oggetti più grandi da una tappa all’altra e portate con voi solo borse più piccole. In particolare, non portate valigie ingombranti sugli autobus locali, che non sono progettati per trasportarle. Meglio utilizzare i servizi di spedizione o i taxi.
Gestire correttamente i rifiuti. In Giappone il sistema di smaltimento dei rifiuti è diverso da quello di molti altri paesi: ci sono pochissimi cestini pubblici. I cittadini sono abituati a portare con sé i propri rifiuti fino a trovare un raro cestino o fino al ritorno a casa o in hotel. Imparate e rispettate le regole di separazione dei rifiuti.
Abbassare il tono della voce. In alcuni paesi è normale parlare ad alta voce nei mezzi pubblici, nei caffè e nei ristoranti, ma in Giappone questo comportamento è tra i più fastidiosi. Parlate a bassa voce per rispetto di chi desidera rilassarsi e non è interessato alla vostra conversazione. Inoltre, evitate di parlare al telefono nei treni e nei ristoranti, poiché è considerato maleducato.
Essere rispettosi negli spazi affollati. Troppo spesso i turisti bloccano passaggi trafficati con le loro valigie nelle stazioni affollate o mentre scattano foto nei luoghi turistici più visitati. Tenete sempre presente il flusso delle persone quando vi trovate in spazi affollati e comportatevi con considerazione.
Considerare alternative ai luoghi più invasi. È naturale che i turisti vogliano visitare le attrazioni più famose, ma è consigliabile valutare alternative anche a proprio beneficio. Anche all’interno di Kyoto, uno dei luoghi più colpiti dal sovraffollamento turistico, esistono molti posti meravigliosi e meno frequentati, che offrono un’esperienza più autentica e gratificante rispetto ai cinque luoghi più visitati».

Che dire di fronte a questo meraviglioso, utopico sforzo di rendere il resto del mondo un po’ più… nipponico, cioè educato rispettoso disciplinato? Tanti auguri. 

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Per capire il contesto culturale, vi aggiungo qui la testimonianza di un grande direttore d’orchestra italiano, Fabio Luisi, che da molti anni passa lunghi periodi di lavoro a Tokyo. Estraggo un passaggio da una email che Luisi mi ha mandato di recente:

«I giapponesi privilegiano il funzionamento della società rispetto ai diritti dell’individuo, che deve in primis dare il suo contributo alla collettività. Questo avviene in Giappone tramite un’educazione che inizia all’asilo e prosegue durante tutto il percorso scolastico: basta pensare che la figura del bidello nelle scuole giapponesi non esiste: le pulizie e l’ordine nelle aule scolastiche vengono garantiti dagli alunni stessi. Persino a servire i pasti alla mensa provvedono – in turni ben definiti – i bambini. Rimango ogni volta impressionato (benché vada regolarmente in Giappone, dal 1995 almeno una volta ogni anno; ultimamente, come direttore principale dell’Orchestra del NHK, trascorro, in diversi periodi, almeno due-tre mesi a Tokyo ogni anno) dal rispetto dei giapponesi verso il prossimo sul quale sembra fondata l’efficienza ed il funzionamento della società. Quando molti anni fa chiesi ad amici o conoscenti, esprimendo la mia meraviglia per il modo rispettoso e disciplinato con cui i giapponesi vivono, mi veniva regolarmente risposto che è l’unico modo di far funzionare una società complessa, estremamente numerosa e concentrata in ambienti geograficamente esigui (l’entroterra delle isole giapponesi è scarsamente popolato). Una spiegazione semplice e logica».

12 febbraio 2025, 17:21 – modifica il 12 febbraio 2025 | 17:23

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