di Alfonso Malangone*
La funzione della manifestazione “Luci d’Artista” è quella di far arrivare gente in Città. E, questo, ancora avviene. Non è negabile, però, che il fascino delle sue installazioni, peraltro oggi ampiamente diffuse altrove, sembra invogliare di meno i turisti “per cultura”, che soggiornano almeno una notte, e stimolare solo gli escursionisti “per sollazzo”, che arrivano con autobus di gruppo secondo la formula del tutto compreso e la fermata extra a qualche centro commerciale. Un poco come è successo a Roccaraso alcune domenica fa, con l’invasione di chi è andato a provare l’emozione della neve portandosi la frittata. Così, dovrebbe essere un obiettivo primario incentivare al massimo i primi e, di contro, avviare azioni di dissuasione nei confronti di ogni forma di assalto, come pure è stato deciso proprio a Roccaraso. Per fare questo, però, si dovrebbero cambiare le logiche di indirizzo della manifestazione, mettendo in campo progetti idonei a invitare la gente a “visitare la Città attraverso le luci”, non a “guardare le luci attraverso la Città”, puntando sulle vere ricchezze della nostra civiltà millenaria. In tale ottica, una svolta sarebbe necessaria, più che opportuna. Il problema è che sembra manchi la consapevolezza di tutto questo, forse in conseguenza di valutazioni influenzate da informazioni meritevoli di più approfondite riflessioni. In una recente intervista fatta all’Assessore al Turismo della Città, si legge che gli incassi dell’Imposta di Soggiorno per il periodo delle “Luci”, rilevati dal sistema SIOPE del MEF, sono stati pari a complessivi € 582.969, di cui € 355.189 entro fine 2024 e € 227.780 nel mese di Gennaio 2025. Numeri che sono considerati una prova concreta della validità del progetto. Su questo, in verità, c’è qualcosa che non convince. In primo luogo, è necessario ricordare che il Regolamento dell’Imposta di Soggiorno dispone, all’art. 6, che le somme introitate dalle strutture ricettive debbono essere riversate al Comune entro sedici giorni dalla fine di ciascun trimestre. Quindi, ad Aprile, Luglio, Settembre e Gennaio dell’anno successivo. Di fatto, verificando i movimenti mensili 2024, l’andamento contabile rispetta pienamente questo calendario. In particolare, per gli ultimi mesi dell’anno, ci sono gli incassi di Ottobre, pari a € 329.428,02, che però si riferiscono al trimestre da Luglio a Settembre, e quelli probabilmente tardivi fatti a Novembre e Dicembre, rispettivamente di € 9.903,04 e di € 11.806,02. Ne deriva che gli introiti per le “Luci” fino al 31/12 sono solo quelli del Gennaio 2025, in SIOPE pari a € 253.585,94, ma relativi all’intero quarto trimestre 2024, ai quali aggiungere la quota degli incassi almeno delle prime due settimane del nuovo anno, che saranno riversati ad Aprile. Per tutto questo, è davvero difficile stabilire gli incassi della manifestazione, a meno che non si disponga del dettaglio mensile di ogni attività ricettiva. Ovviamente, la stessa osservazione vale anche per le “Luci” dell’anno 2023, per il quale è stato dichiarato un introito di € 633.037 a fronte di un incasso di € 227.780,82 a Gennaio 2024. Questo dice SIOPE, salvo errore, a differenza di quanto sostenuto nell’intervista. In sintesi, se la rilevazione dei fenomeni non è chiara e trasparente, si rischia di dare numeri fantasiosi e informazioni devianti. Ovviamente, si fa salvo ogni errore e si ringrazia per eventuali rettifiche. a quanto detto, emerge che anche i confronti annuali relativi all’Imposta di Soggiorno possono risultare distorti se non si tiene conto della sfasatura presente nella registrazione degli incassi. Di fatto, per essere realistici, dal totale annuale contabilizzato deve essere escluso il dato del mese di Gennaio, perché relativo all’anno precedente, e incluso quello del Gennaio successivo. Così, evitando di riportare i calcoli, si può dire che l’incasso rettificato della posta per l’anno 2023 è di € 1.289.413,44, mentre quello per il 2024 è di € 1.162.340,26. E questo dimostra, purtroppo, che tutto il comparto è in sofferenza, a dispetto delle tante dichiarazioni rilasciate in corso d’anno sulla forza attrattiva della Città, sui molti “tutto esaurito”, o “sold out” in linguaggio forbito, e anche sul positivo contributo dell’aeroporto. In sintesi, Salerno si conferma Città di passaggio e di passeggio e i tanti entusiasmi sembrano l’effetto deviante di narrazioni da libro delle favole, neppure a lieto fine. Peraltro, è pure difficile avere i dati degli arrivi e delle partenze. A richiederli, ci si imbatte in risposte del tipo: “non siamo autorizzati a rilasciarli”. Sono più segreti della formula della Coca-Cola. Bisogna attendere l’Istat, che li darà a ‘babbo morto’. Di più. Essi neppure sono forniti da chi li conosce e, inopportunamente, si esprime con riferimenti percentuali che, come è noto, segnalano gli scostamenti, non misurano la sostanza delle cose. Così, come per altre situazioni, anche per il turismo la realtà scioglie le belle parole come fa il sole con la rugiada del mattino. Se, poi, anche i dati degli incassi sono forniti con formule inadeguate, allora sembra proprio che si cambino e si scambino le carte come può accadere ai giocatori intorno ai tavoli da poker. Che, peraltro, spesso sono anche mal frequentati. Detto con rispetto di chi ama il poker. Con questi presupposti, il futuro turistico della Città sarebbe davvero avvolto nella nebbia se si dovesse continuare ad offrire prodotti di puro intrattenimento estemporaneo destinati a flussi vaganti e variopinti. In effetti, poco o nulla potrà davvero cambiare fino a quando gli Archi di via Arce saranno avvolti in un sudario, e tutta l’area di attrazione primaria sarà in condizioni indegne o in abbandono, come la scala di via Torretta, la nostra piccola “Trinità dei Monti”, via San Benedetto (con la ‘fonte di Antonella’), Piazza Plebiscito e gli slarghi limitrofi, le Chiese del Mille, i Conventi e tutte le ‘pietre’ di una Capitale Longobarda e Normanna ormai privata dell’anima. E, poi, finché il mare sarà inquinato e pieno di pattume, il verde sarà affettato e arso, il lungomare sarà pieno di steli di palme rinsecchite e di alberi bruciati, i servizi igienici saranno meno delle dita di una mano e, il più delle volte, infrequentabili, i marciapiedi raccoglieranno gli avanzi delle frittate, dei cuoppi e di altre prelibatezze di cui, per decenza, è meglio tacere. Da altre parti, poi, ci arrivano esempi di un turismo fatto di manifestazioni sportive, ma noi neppure abbiamo un Palazzetto dello Sport, campi da tennis, una piscina decente e aree per competizioni ginniche, di manifestazioni fieristiche, ma noi neppure promuoviamo la ceramica, le mozzarelle, i pomodori e i cavallucci marini, di manifestazioni culturali, ma noi neppure abbiamo luoghi della specie, e manco una Biblioteca, di manifestazioni musicali, ma noi abbiamo fatto morire il ricordo dei ‘favolosi’ anni 70/90. Si fanno gli spettacolini, anche costosissimi, per dire che ci siamo, pure se, a volte, siamo davvero inutili. Non c’è nulla di più mortificante, per chi ama la Città, di avere consapevolezza della sua condizione. E, non c’è niente di più irritante di qualche dichiarazione fantasiosa che vuole convincere i cittadini di vivere in un luogo che si confronta con Barcellona e Dubai. Purtroppo, i nostri primati sono altri, a iniziare dalle opere esclusivamente milionarie, non pizza e fichi, destinate a investitori che si contendono gli ultimi brandelli della Città. Fra poco, poi, potremo ‘sbattere in faccia ai concorrenti’ una piscina da 50milioni di euro per fare i film con i pescecani. Senza dimenticare, ovviamente, l’impegno al rientro, con la tassazione tra le più alte d’Italia, di un mostruoso disavanzo, di originari € 169,9milioni, che ci ‘asciugherà’ fino al 2044. Se, però, si dovesse continuare a interpretare i numeri in modalità da poker, c’è da temere che, a quella data, non ci saranno neppure i pescecani. *Ali per la Città
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