Confindustria, “spinte contrastanti” sull’economia: crescita debole e consumi in calo a fine 2024

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L’economia italiana ha chiuso il 2024 con segnali contrastanti. Cala il costo del denaro e arrivano investimenti, ma il PIL ha registrato una crescita nulla nell’ultimo trimestre dell’anno. In Liguria la situazione è leggermente migliore rispetto al resto del Paese. La situazione fotografata dal report di Confindustria Genova dal titolo “Spinte contrastanti“, a sottolineare la particolare congiuntura attuale. I consumi delle famiglie sono in calo, il mercato del lavoro appare stagnante e le condizioni di investimento per le imprese si sono ulteriormente deteriorate. Anche l’export soffre, colpito dalla crisi di comparti chiave come l’automotive e la moda, oltre che dalle difficoltà dell’industria tedesca.

Scenario economico – Il quadro congiunturale dell’Italia evidenzia una crescita modesta nei servizi, mentre l’industria resta in sofferenza. Secondo l’Istat, il PIL ha segnato una crescita nulla nel quarto trimestre del 2024. L’indice PMI, che misura l’andamento di industria e servizi sulla base delle dichiarazioni dei direttori acquisti, si attesta in territorio negativo. La produzione industriale ha mostrato un recupero marginale, ma il fatturato dell’industria è nuovamente in calo.  

Export – Le esportazioni italiane hanno registrato un calo del 0,2% nel quarto trimestre, con una flessione più marcata nei mercati dell’Unione Europea (-0,9%), inclusi Germania e Francia. Al contrario, le vendite extra-UE mostrano un lieve miglioramento (+0,6%), grazie alla domanda proveniente da Regno Unito e Turchia. Pesanti le perdite negli scambi con gli Stati Uniti (-11% annuo a novembre) e la Cina (-19,2%). Tra i settori più penalizzati spiccano i mezzi di trasporto (-17,3%) e il tessile-abbigliamento (-9%).  

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Consumi – La domanda interna risulta in flessione: le vendite al dettaglio sono calate sia per i beni alimentari che per quelli non alimentari. Anche la fiducia delle famiglie, dopo un timido miglioramento nel terzo trimestre, ha subito una nuova battuta d’arresto. Al contrario, il turismo resta un settore in crescita, con il sentiment degli operatori ancora positivo nonostante il primo calo della spesa degli stranieri (-5,9% annuo a ottobre).

Mercato del lavoro – La crescita dell’occupazione si è quasi fermata a fine 2024, con un aumento di appena lo 0,1% tra ottobre e novembre. Un elemento di rilievo è il forte calo delle persone in cerca di lavoro (-6,6%), segnale di una riduzione della forza lavoro disponibile. Il mismatch tra domanda e offerta di lavoro si conferma un problema strutturale, con le aziende che faticano a trovare figure professionali qualificate in settori strategici.  

Prezzi e credito – L’inflazione in Italia si mantiene stabile all’1,3%, mentre i prezzi dell’energia continuano a scendere, anche se a un ritmo più lento (-2,8% rispetto al -5,5% di mesi precedenti). Dopo il taglio dei tassi da parte della BCE a dicembre, i mercati prevedono ora un minor numero di ribassi nel 2025. Sul fronte del credito, i prestiti alle famiglie si sono stabilizzati, mentre quelli alle imprese risultano ancora in calo (-3,7% annuo a novembre). I tassi bancari, sebbene in discesa, restano elevati (4,53% a novembre per i finanziamenti alle imprese, rispetto al 5,48% di inizio anno).  

Prospettive 2025 – Le attese per il primo semestre del 2025 restano incerte. Se da un lato si prevede un miglioramento dei consumi interni, grazie alla ripresa del reddito disponibile e a condizioni di credito più favorevoli, dall’altro pesano incognite come l’introduzione di nuovi dazi USA, la debolezza dell’export e il rischio di ritardi nell’attuazione del PNRR. L’industria manifatturiera potrebbe registrare un lieve recupero, ma non abbastanza per parlare di una vera ripresa. Per il momento, il 2025 si apre con un’economia ancora in bilico tra spinte positive e ostacoli persistenti.

Scenario internazionale – “Ci sono spinte contrastanti, ma forse stanno prevalendo quelle negative. Però, come vediamo da un po’ di tempo a questa parte, basta abbastanza poco per cambiare l’andamento. L’orientamento, per esempio se per caso venisse fatta la pace sulla pelle degli ucraini, ma venisse fatta la pace per l’Ucraina, ecco quella sarebbe una spinta a favore di una certa ripresa, per lo meno il costo dell’energia diminuirebbe. E si potrebbe innescare una tendenza migliorativa” spiega Umberto Risso, presidente di Confindustria Genova.

Situazione ligure – “Le nostre imprese hanno dato indicazione di una stabilità, sui livelli del secondo semestre 2024, quindi una stabilità su livelli che sono diminuiti rispetto agli ultimi semestri. Quanto meno non ci si aspetta che peggiori la situazione. Questo però, al netto del fatto che tutte le incertezze sull’estero, che è la parte debole di questa fase della congiuntura, si stanno un po’ dispiegando. Non ultima la questione dei dazi americani” aggiunge Giacomo Franceschini, Responsabile del Centro Studi di Confindustria Genova.

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