dalla Nazionale alla casa popolare alla periferia di Milano

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Milano – Di ordinario, nella sua biografia, c’è ben poco. Oltre che nell’“arte di parare”, titolo scelto per il suo libro, Stefano Tacconi è sempre stato un campione nell’arte di non passare inosservato, anche se questo sembra, piuttosto, un titolo da Schopenhauer postumo.

Pochi hanno avuto il coraggio di imporre un aut aut alla Juventus, non bastasse alla Juventus di Giampiero Boniperti. Non bastasse ancora, un aut aut che riguardasse un mostro sacro della storia calcistica bianconera e nazionale: “O me o Zoff”. Così disse nel 1983 Tacconi Stefano, classe 1957, da Perugia, neoacquisto. “Non penso di essere stato arrogante – ha dichiarato ricordando l’episodio –. Dentro di me sentivo di essere pronto”. Parafrasando proprio Schopenhauer sentiva che la storia di ognuno oscilla come un pendolo e che il grande Zoff era nella fase calante della carriera, a differenza sua. Tacconi avrebbe difeso la porta della Juve fino al 1992 restando ancora oggi l’unico portiere ad aver vinto tutte le coppe europee per club: “Se non ci fossi stato io, il museo della Juve non lo avrebbero mai fatto”.

Il bando dell’Aler

Anni sempre vicini nel cuore dei tifosi: a lui è dedicata una delle 50 stelle che scandiscono la spianata che conduce alle tribune dello Stadium. Anni inevitabilmente lontani nel calendario e dall’attuale quotidianità del portiere-icona della Juve: dopo l’aneurisma e il ricovero all’ospedale di Alessandria, seguito da mesi di degenza fra Milano e San Giovanni Rotondo, ha ottenuto attraverso la moglie – firmataria della domanda – una casa popolare, una casa dell’Aler, l’Azienda lombarda di edilizia residenziale controllata dalla Regione. Anzi, due case popolari: avuto un primo alloggio nell’hinterland milanese e lo ha potuto cambiare con un secondo, stavolta a Milano, periferia sud. Tutto in tempi decisamente rapidi rispetto a quelli solitamente necessari per i cambi di alloggi nell’edilizia pubblica lombarda.

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Due case cambiate in sette mesi

Il bando al quale ha partecipato la moglie si è chiuso il 17 aprile 2023, la graduatoria è stata pubblicata il 5 maggio e il contratto è stato stipulato il 7 luglio dello stesso anno. Due mesi più tardi – il 7 settembre 2023 – i Tacconi chiedono il cambio e il 2 novembre firmano il contratto della nuova casa. Riuscendo ancora una volta a sfuggire a quell’ordinarietà che gli è sempre stata invisa, Tacconi ha ottenuto due case popolari in 7 mesi e un cambio alloggio in meno di 60 giorni, sebbene il regolamento Aler voglia che prima di poter solo avanzare la domanda per cambiar tetto debba passare un anno dalla prima assegnazione. “Tempistiche eccezionali, mai visto cambi alloggio così rapidi: sarebbe bello che Aler ci abituasse a tanta rapidità” rimarca Carmela Rozza, consigliera regionale del Pd che segue da decenni le case popolari.

La malattia e i requisiti per la casa popolare

Quanto ai requisiti, la famiglia Tacconi ha diritto alla casa popolare. Come detto, il campione bianconero ad aprile 2022 ha pure affrontato un aneurisma cerebrale, una sfida della quale avrebbe volentieri fatto a meno anche uno come lui, uno che: “La vita piatta non farebbe al caso mio, che sono abituato ad essere protagonista”. Una sfida che ha pregiudicato per mesi le sue condizioni di salute, costringendolo sulla sedia a rotelle, ora abbandonata. Ma chi abbia necessità di cambiare alloggio, anche in presenza di invalidità o disabilità, a Milano, di solito, deve rassegnarsi ad aspettare “dai 2 ai 4 anni”: questa la tempistica indicata dall’Unità operativa gestionale di Aler Milano di via Saponaro.

L’Aler: “Come funziona la deroga”

Aler ha poi replicato quanto segue: “È possibile rappresentare unicamente il perimetro generale delle best practices in argomento: di norma il cambio alloggio può avvenire dopo 12 mesi dalla contrattualizzazione, ma in caso di comprovati e sopraggiunti aggravamenti medici o in caso di altro tipo di circostanze documentate è possibile procedere in deroga”. Non si capisce, però, che utilità abbia, per chi ha problemi di salute, passare da un alloggio al quarto piano con ascensore (quello avuto nell’hinterland) a uno al 16esimo piano con ascensore, quello avuto a Milano Sud. Aler risponde di nuovo “in generale”: “Alcuni fabbricati, anche se dotati di ascensore, non hanno sempre un accesso diretto alla cabina per la presenza di alcuni gradini all’ingresso”. La moglie del portiere non ha voluto rilasciare dichiarazioni.



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