Il 3 gennaio 1954 la televisione italiana faceva il suo debutto con la programmazione regolare della Rai. Ma mentre l’Italia si accendeva sugli schermi, un’ombra di dissenso si irradiava nell’etere: da Praga, un’emittente clandestina lanciava la sua sfida al monopolio democristiano dell’informazione. Il suo nome era “Oggi in Italia”. Quella radio era l’altoparlante di una controinformazione che infastidiva il potere. In redazione c’erano nomi destinati a lasciare un segno nel giornalismo e nella politica, come Sandro Curzi, Antonio Natoli e Carlo Ripa di Meana. L’emittente trasmetteva notizie e analisi non filtrate dalla censura governativa, smascherando quella che riteneva la propaganda di Stato.
La voce alternativa
Il Pci, ben consapevole della potenza dei media, ne fece un’arma per contrastare la narrazione democristiana. Già nel maggio del 1953, mesi prima del lancio ufficiale della Rai-Tv, l’Italia venne invasa da volantini intitolati “Alt alla menzogna”. Stampati in una tipografia di Frosinone, fornivano indicazioni precise su come sintonizzarsi sulle frequenze di “Oggi in Italia”, rivelando l’esistenza di questa voce alternativa. La vera forza di “Oggi in Italia” stava nella sua aura di mistero. Da dove trasmetteva realmente? Si sospettava la Svizzera, la rossa Emilia, la Repubblica di San Marino, governata da una coalizione comunista-socialista. Il governo democristiano, con il supporto dei Servizi segreti (Sifar) e della polizia politica, cercava di localizzarne la base operativa, ma senza successo. Fu proprio il famoso volantino a svelare l’arcano: il segnale proveniva da una villa nel cuore di Praga, in via Nad Nuslemi. Qui una dozzina di redattori, con il supporto del Pci e delle autorità cecoslovacche, costruiva una narrazione alternativa a quella ufficiale.
Nessun blocco
Nonostante l’attività sovversiva della radio, nessuno tentò mai di bloccarne il segnale. Qualche lamentela giunse all’ambasciata cecoslovacca, ma senza risultati. Carlo Ripa di Meana, riflettendo anni dopo su quegli eventi, parlò di una sorta di “pactum tacitum”: la Rai era la voce della Dc, “Oggi in Italia” quella del Pci. Un equilibrio politico accettato da entrambe le parti. Le trasmissioni si appoggiavano alle frequenze ufficiali della Cecoslovacchia per le comunicazioni internazionali, quindi non c’era alcuna violazione delle normative. Ma per gli italiani coinvolti restava il rischio di essere incriminati per “attività antinazionale all’estero”, un reato punibile con cinque anni di reclusione.
I collaboratori
I primi a lavorare per la radio erano giovani italiani esiliati a Praga, grazie a un accordo tra Palmiro Togliatti e il segretario cecoslovacco Antonín Novotný. Tra loro, ex partigiani e militanti comunisti sfuggiti a processi politici in Italia. Collaboravano nomi come Stella Amici, Paola Oliva Bertelli e Sandro Curzi, che sarebbe poi entrato in Rai per diventarne una figura storica. La radio si rivelò un’avanguardia dell’informazione, anticipando la Rai su eventi cruciali: nel 1956 diede notizia dell’invasione sovietica dell’Ungheria prima della tv di Stato, e nel 1962 fu tra le prime a parlare dell’accordo tra Kennedy e Krusciov per la fine della crisi missilistica di Cuba.
Ma il sogno si infranse il 20 agosto 1968. I carri armati sovietici entrarono a Praga per soffocare la Primavera di Dubček. Il trauma fu devastante per i redattori di “Oggi in Italia”, che videro i loro ideali sgretolarsi sotto i cingoli dell’Armata Rossa. Alcuni tornarono in Italia, altri passarono a emittenti come Radio Varsavia o Radio Kossuth di Budapest. La radio, ormai “normalizzata”, resistette ancora un paio d’anni prima di spegnersi definitivamente. La Rai, che nel frattempo aveva assorbito alcuni dei suoi ex “nemici”, non concesse l’onore delle armi alla radio ribelle. “Oggi in Italia” finì nel dimenticatoio, salvo rare eccezioni: nel 1993 Radio3 mandò in onda “Le voci della Guerra Fredda – Radio Roma contro Radio Praga”, un programma dello storico Giovanni De Luna. Nel 2008 la rubrica “EstOvest” della Tgr dedicò due servizi alla vicenda. Ma il documentario più esaustivo, “La guerra delle onde”, realizzato da Claudia Cipriani, non è mai stato trasmesso dalla tv italiana. La televisione ceca sì, la Rai no.
Per chi volesse approfondire, restano due testi fondamentali: “Praga, radio clandestina” di Paola Oliva Bertelli e “Radiocronache: storia delle emittenti italofone d’Oltrecortina” di Lorenzo Berardi. Testimonianze di un capitolo di storia che non merita di essere dimenticato. 70 anni dopo la nascita della tv italiana e 100 dopo quella della radio, “Oggi in Italia” resta un simbolo di resistenza mediatica. Una voce comunista zittita dai comunisti, e poi dimenticata dai comunisti italiani. La storia di una radio che osò sfidare il potere e, alla fine, pagò il prezzo del cambiamento politico.
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