L’aviazione a idrogeno in crisi: un sogno rinviato?

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Negli ultimi anni, l’industria aeronautica ha cercato soluzioni innovative per ridurre le emissioni di carbonio e raggiungere l’obiettivo delle emissioni nette zero entro il 2050. Tra le alternative più promettenti, l’idrogeno è stato a lungo considerato una soluzione chiave per la decarbonizzazione del settore. Tuttavia, un recente aggiornamento della roadmap per il raggiungimento delle emissioni nette zero ha ridimensionato in modo significativo le aspettative riguardo agli aerei alimentati a idrogeno. L’aumento dei costi e le difficoltà infrastrutturali hanno portato a una drastica revisione delle previsioni per il loro ruolo futuro nel settore dell’aviazione.

 

Un cambio di direzione per l’aviazione a idrogeno

L’industria dell’aviazione europea ha drasticamente ridotto le sue ambizioni per gli aerei alimentati a idrogeno come strumento per raggiungere la neutralità carbonica entro il 2050. Secondo un nuovo rapporto pubblicato recentemente, i costi della decarbonizzazione sono aumentati vertiginosamente, rendendo più complesso e costoso l’utilizzo dell’idrogeno su larga scala.

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Compagnie aeree, aeroporti e altri settori dell’aviazione si sono impegnati a raggiungere emissioni nette zero entro il 2050 attraverso una combinazione di nuove tecnologie, in particolare puntando sui carburanti sostenibili per l’aviazione (SAF, Sustainable Aviation Fuels). Tuttavia, secondo l’ultimo aggiornamento della roadmap per le emissioni nette zero, pubblicato martedì da un gruppo di associazioni industriali, si prevede ora che gli aerei alimentati a idrogeno contribuiranno solo al 6% della riduzione delle emissioni entro il 2050, rispetto al 20% stimato nel 2021.

Secondo il rapporto, “il contributo degli aerei a idrogeno e la transizione verso l’idrogeno come carburante sono stati notevolmente ridotti”. Questo ridimensionamento è dovuto in parte alla limitata quota di mercato prevista per gli aerei a idrogeno e al loro ritardato ingresso in servizio, in particolare per i modelli a fusoliera stretta, che rappresentano una larga fetta del traffico aereo globale.

Le associazioni di categoria hanno ribadito il loro impegno a raggiungere l’obiettivo di emissioni nette zero entro il 2050, ma hanno anche affermato che il rapporto fornisce un “reality check” per la Commissione Europea, sottolineando l’urgente necessità di azioni più concrete per supportare gli sforzi di decarbonizzazione.

 

Costi e sfide tecnologiche

Uno degli ostacoli principali alla diffusione degli aerei a idrogeno è il costo elevato delle infrastrutture necessarie. Secondo le previsioni dell’industria, il settore aeronautico europeo dovrà affrontare costi aggiuntivi di circa 820 miliardi di euro per raggiungere le emissioni nette zero, un aumento significativo rispetto alle stime precedenti.

“Ottenere emissioni nette zero è diventato molto più costoso di quanto si pensasse”, ha affermato Olivier Jankovec, direttore generale dell’associazione aeroportuale ACI Europe. “L’industria aeronautica non può affrontare questa sfida da sola”.

Gran parte di questi costi derivano dalla transizione ai carburanti sostenibili per l’aviazione (SAF), che pur essendo una soluzione immediatamente disponibile per la riduzione delle emissioni, rimangono significativamente più costosi rispetto al cherosene tradizionale. I SAF possono essere prodotti non solo da fonti fossili ma anche da materie prime alternative come rifiuti di cucina, oli vegetali usati e biomasse. Questi carburanti possono ridurre le emissioni di CO₂ fino al 70%, ma il loro costo e la loro disponibilità limitata rappresentano un problema per un’adozione su larga scala.

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Al contrario, l’idrogeno richiede un’infrastruttura completamente nuova, comprese reti di distribuzione, stazioni di rifornimento negli aeroporti e un ripensamento radicale della progettazione degli aerei. Airbus è tra le poche aziende a credere ancora nel potenziale dell’idrogeno per l’aviazione, ma anche il colosso aeronautico europeo ha riconosciuto che i progressi nello sviluppo delle infrastrutture sono stati più lenti del previsto.

 

Airbus: tra ottimismo e realtà

Mentre molte compagnie aeree e associazioni di settore hanno ridimensionato le aspettative sugli aerei a idrogeno, Airbus continua a sostenere la possibilità di introdurre un aereo alimentato a idrogeno entro il 2035. L’azienda sta esplorando quattro diversi concetti basati sulla combustione di idrogeno o sulle celle a combustibile a idrogeno.

Tuttavia, l’azienda ha ammesso che i progressi nello sviluppo delle infrastrutture, in particolare nella disponibilità di idrogeno prodotto da fonti rinnovabili su larga scala, sono stati più lenti del previsto. Airbus ha dichiarato che l’idrogeno “giocherà un ruolo sempre più importante nella seconda metà di questo secolo”, ma ha riconosciuto che il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione per il 2050 richiederà il supporto di altre soluzioni.

L’amministratore delegato di Airbus, Guillaume Faury, ha recentemente ribadito che i piani dell’azienda non sono cambiati, ma ha anche sottolineato le difficoltà: “Abbiamo investito molto denaro, tempo e un grande numero di ingegneri nell’idrogeno perché crediamo in questa tecnologia, ma non sarà la soluzione per i prossimi 20 anni”.

Faury ha aggiunto che nel 2025 Airbus dedicherà ancora più risorse alla comprensione delle dinamiche di crescita dell’economia dell’idrogeno: “Non basta avere un aereo se non si hanno le infrastrutture necessarie, se l’idrogeno non è disponibile nel posto giusto, al momento giusto, nella giusta quantità e al giusto prezzo”.

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Oltre ad Airbus, anche altre aziende come easyJet e Rolls-Royce stanno testando il potenziale degli aerei a idrogeno, ma la transizione sembra essere più complicata del previsto.

 

L’idrogeno nel contesto di una transizione energetica più ampia

Nonostante le difficoltà, l’idrogeno non è stato completamente escluso dalla strategia di decarbonizzazione dell’aviazione. Secondo Airlines4Europe, l’idrogeno rimane parte delle “soluzioni multiple” per ridurre le emissioni.

Tuttavia, le proiezioni attuali indicano che il suo contributo sarà limitato a meno del 6% della riduzione totale delle emissioni entro il 2050. Nel frattempo, i carburanti sostenibili per l’aviazione e le tecnologie ibride-elettriche sono destinati a svolgere un ruolo più immediato e significativo nella riduzione delle emissioni.

L’industria aeronautica si trova quindi di fronte a una sfida complessa: bilanciare gli investimenti tra soluzioni immediate come i SAF e sviluppi tecnologici a lungo termine come l’idrogeno. Il futuro dell’aviazione sostenibile dipenderà da una combinazione di strategie, con un occhio di riguardo alla fattibilità economica e alle tempistiche di sviluppo delle nuove tecnologie.

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L’impatto sull’ecosistema delle startup dell’innovazione

Il rallentamento nello sviluppo dell’aviazione a idrogeno ha ripercussioni significative anche sul settore delle startup e dell’innovazione tecnologica. Molte giovani aziende europee e italiane stavano investendo in soluzioni legate all’idrogeno, dalle infrastrutture di produzione e distribuzione fino ai nuovi modelli di propulsione. Il ridimensionamento delle ambizioni dell’industria aeronautica potrebbe portare a una riduzione degli investimenti in questo settore e a un rallentamento della ricerca.

In Europa, alcune delle startup più attive includono ZeroAvia, una delle realtà più avanzate nello sviluppo di motori a idrogeno per aerei regionali, Universal Hydrogen, che sta lavorando su soluzioni modulari per il rifornimento di idrogeno negli aeroporti e H2FLY, che si concentra sulle celle a combustibile per l’aviazione.

Nonostante le difficoltà, queste startup continuano a lavorare su innovazioni che potrebbero diventare fondamentali nel lungo periodo. Il loro successo dipenderà dalla capacità di sviluppare tecnologie scalabili e dall’evoluzione del quadro normativo e degli investimenti pubblici e privati nel settore dell’idrogeno.

 

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