Giorgia Meloni si sta posizionando come la leader europea più vicina al presidente Usa Donald Trump, diventando un potenziale “ponte” tra la nuova amministrazione statunitense e l’Unione europea. Lo sostiene un’analisi pubblicata da Foreign Policy dal titolo ‘L’Italia è il nuovo ponte di Trump in Europa’. Secondo il periodico, la premier italiana ha assunto un ruolo insolito per il Paese, che potrebbe però rivelarsi rischioso quando Trump si scontrerà con l’Ue a proposito dei dazi, già decisi su alluminio e acciaio e in vigore dal 12 marzo.
Meloni e Trump: una relazione privilegiata
Meloni è stata l’unica leader europea invitata all’insediamento del tycoon il 20 gennaio alla Casa Bianca e, pochi giorni prima, si era recata a Mar-a-Lago per un incontro privato. Trump, in quell’occasione, l’aveva definita “una donna fantastica” che ha “preso d’assalto l’Europa”.
Secondo Foreign Policy, il percorso di Meloni dimostra l’evoluzione della destra populista in una forza di governo pragmatica. Partita come leader di un partito con radici neofasciste, oggi la premier italiana si è trasformata in una conservatrice più “normale”, almeno in politica estera. “Lungo il cammino – continua l’analisi – è diventata un simbolo dei modi in cui la destra populista può diventare una forza di governo pragmatica una volta insediata”.
Pragmatismo e stabilità: il nuovo volto di Meloni
Meloni ha dimostrato un forte pragmatismo sul piano internazionale, riuscendo a mantenere stretti rapporti con l’amministrazione Biden e appoggiando con fermezza le sanzioni occidentali contro la Russia e gli aiuti militari all’Ucraina.
Anche in Medio Oriente, la prima ministra ha tenuto una linea equilibrata: pur difendendo il diritto di Israele a rispondere agli attacchi di Hamas del 7 ottobre 2023, ha sostenuto la soluzione dei due Stati come via d’uscita dal conflitto con i palestinesi.
L’Italia al centro della politica europea
Da quando Meloni ha assunto l’incarico nell’ottobre 2022, sottolinea l’analisi, l’Italia è diventata il governo più stabile tra le grandi potenze europee, soprattutto a fronte delle difficoltà politiche interne di Francia e Germania.
Un ruolo inedito per Roma, che si unisce a una forte affinità ideologica tra Meloni e Trump su temi come immigrazione, diritti LGBTQ+ e aborto. Inoltre, il buon rapporto con Elon Musk rafforza ulteriormente la sua immagine come possibile punto di riferimento per l’attuale amministrazione Usa.
Ma cosa succede se Trump si scontra con l’Ue?
Secondo Foreign Policy, tuttavia, questo approccio potrebbe rivelarsi un’arma a doppio taglio. Con l’imposizione dei dazi da parte di Trump, la posizione di Meloni potrebbe complicarsi.
L’Italia, da “ponte” tra Washington e Bruxelles, rischia infatti di trovarsi in una posizione scomoda: schierarsi con Trump significherebbe inimicarsi l’Ue, mentre opporsi all’ex presidente americano potrebbe minare i rapporti costruiti finora. Un rischio che la premier dovrà gestire con attenzione, cercando di mantenere bilanciamento e credibilità tra le due sponde dell’Atlantico.
Un esempio di tale attenzione sono le parole pronunciate il 3 febbraio ai giornalisti: “Uno scontro non è nell’interesse di nessuno. Ecco perché, comprendendo la questione sollevata [Trump], credo che il dialogo e, diciamo, una soluzione equilibrata e proporzionata siano il modo per affrontarla”.
Ai Paesi europei conviene agire insieme
Tuttavia molti analisti, riferisce Foreign Policy, ritengono che il principale motore dei suoi sforzi con Trump saranno gli interessi dell’Italia piuttosto che quelli dell’Europa, “anche se è improbabile che si allontani in modo significativo dalla posizione dell’Ue su questioni chiave come l’Ucraina”.
Ma c’è un ma: per gli esperti ai Paesi europei conviene agire come un blocco unico e non singolarmente e in maniera sparsa: “Meloni dovrebbe tenere a mente che se le relazioni con gli Stati Uniti si deteriorano, e abbiamo visto che possono volerci anche solo 24 ore, l’Italia non sarà in grado di gestire la situazione da sola“, ha spiegato Teresa Coratella, vice capo dell’ufficio di Roma del Consiglio europeo per le relazioni estere.
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