PARRE – Chiara Colotti, da Ponte Selva alla Divisione Generale della Comunicazione della Commissione Europea. A Bruxelles dopo anni di faticosa ‘gavetta’

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(dal numero del 3 febbraio 2023)

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Ci eravamo salutate alla fine del 2019, quando Chiara Colotti, 27 anni, dopo aver lavorato per tre mesi presso il Dicastero per la Comunicazione nello staff editoriale di Vatican News – il nuovo sistema di informazione voluto da Papa Bergoglio il quale, con un apposito Motu Proprio, nel 2015, ha voluto riunire tutte le realtà della comunicazione vaticana perché coinvolgessero le nuove generazioni e le varie culture del mondo-, coltivava il sogno di essere selezionata tra altri giovani di tutto il mondo per accedere alla Missione Permanente della Santa Sede presso l’ONU di Ginevra. Chiara, dopo il diploma al Liceo Socio-Psico-Pedagogico Rezzara, aveva conseguito la laurea magistrale in Interpretariato di Conferenza presso la IULM di Milano, specializzandosi in inglese e spagnolo: “Ero molto attratta dal mondo istituzionale e da tutto ciò che riguarda le relazioni internazionali. Le lingue certo sono uno strumento prezioso ed indispensabile, ma sentivo che mi mancava qualcosa ed ero indecisa sul proseguire il percorso nell’ambito linguistico o in quello del diritto internazionale”. Il suo sogno lo aveva realizzato e a Ginevra c’era approdata ma, non ancora del tutto soddisfatta, si era iscritta anche ad un altro concorso, vincendolo. E così dal primo di agosto dell’anno scorso, dopo un ennesimo stage presso l’Università Cattolica di Milano, è stata assunta con regolare contratto presso la Divisione Generale della Comunicazione della Commissione Europea a Bruxelles, il dipartimento che comunica ai cittadini le politiche europee e fornisce strumenti ed informazioni alla Commissione stessa, nell’Unità delegata a mantenere le relazioni tra le varie istituzioni nonché tra la sua Commissione e le altre che lavorano nel settore: “Un passaggio che francamente non mi aspettavo, avevo fatto il colloquio di prassi a febbraio ma poi non avevo avuto nessuna conferma, che invece è arrivata a fine luglio, quando mi sono trasferita qui e durante le vacanze d’agosto ho avuto il tempo di orientarmi in questa città e di cercare casa, un monolocale dove abito tuttora”. Un ulteriore passo in avanti di una carriera fatta di studio, di viaggi e di continui spostamenti: “Da Milano al Vaticano, poi a Bruxelles, poi a Ginevra e ancora a Roma, ed ora di nuovo a Bruxelles, stavolta con una certa tranquillità perché ho un contratto normale dopo anni di faticosa gavetta, sempre grata all’Università che mi ha aperto una nuova ‘porta’, sempre con la stessa passione per le lingue, sempre un po’ condizionata dalle difficoltà di integrazione, con poco tempo per coltivare regolarmente contatti ed amicizie e per tornare a salutare periodicamente i miei Cari”. Ma Chiara non ha tempo per i rimpianti: “Qui c’è molto lavoro da fare e sono tanti i fatti di cui ci occupiamo, dal Covid alla crisi economica alla guerra… Ma ho la fortuna di muovermi in un contesto internazionale molto gratificante, in un ambiente molto dinamico e, quanto alla nostalgia di casa, ho scoperto che a Bruxelles ci sono molti bergamaschi, alcuni riuniti nell’associazione dei ‘Bergamaschi nel mondo’, ho conosciuto gli assistenti dell’eurodeputato loverese Marco Zanni, tutti bergamaschi anche loro. Perciò sto cercando di abituarmi e di fare in modo di ‘sentirmi’ un po’ a casa nonostante la lontananza dai miei famigliari”. Chiara ha una sorella più piccola, Elena, che studia Scienze dell’Educazione alla Bicocca, la mamma che dà una mano nell’albergo di famiglia mentre il papà è morto tragicamente anni fa, quando lei era in Spagna per un’esperienza Erasmus: “Sono tornata a casa lo scorso Natale per una quindicina di giorni, forse ci tornerò per la prossima Pasqua, soprattutto per salutare i Nonni che cominciano ad avere qualche problema di salute. Quando torno però sento che la vita del paese e della Valle mi va un po’ stretta, anche perché avverto forte la necessità che le persone come me possano poi portare a casa, nei loro paesi d’origine, quanto hanno imparato lavorando duramente. Purtroppo invece non sembra che le istituzioni, a tutti i livelli, si rendano conto di questa necessità, anche perché in Italia è difficile spiccare il volo, come si usa dire. Eppure ci sarebbero tante eccellenze da valorizzare, tanti giovani che potrebbero dare moltissimo e le cui competenze acquisite – peraltro con investimenti notevoli sia delle loro famiglie che dello Stato – rimangono inutilizzate e devono prendere la strada dell’estero…”. Alla ricerca di orizzonti più ampi di lavoro e di vita, orizzonti che, come quello di Chiara, abbracciano il mondo intero, cercando di realizzare il sogno di un mondo migliore, più giusto e più bello per tutti.

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