Opzionalità strategiche, flessibilità finanziaria e ritorno alla remunerazione degli azionisti.
È la declinazione di Tim nel breve medio termine presentata dal numero uno di Pietro Labriola, durante la call con gli analisti e in conferenza stampa a seguito della diffusione dei conti e dell’aggiornamento del piano industriale.
Nel complesso, Tim archivia il 2024 raggiungendo o superando, per il terzo anno consecutivo, le guidance di gruppo fornite al mercato e ponendo le basi per l’accelerazione dello sviluppo dell’azienda. Ieri il cda di Tim ha approvato l’aggiornamento del piano strategico 2025-2027, con una generazione di cassa già dal 2025 e un possibile ritorno alla remunerazione a favore dei soci nel triennio 2026-2028.
Nella call di giovedì, Labriola ha affermato che il consolidamento è fondamentale per sistemare l’attuale mercato precisando che “non ho incontrato iliad o Poste”.
Intanto, l’operatore tlc punta a incassare l’offerta per Sparkle (presentata da Mef e Retelit e approvata ieri dal cda), accelerare l’incasso del canone, così come una quota parte degli earnout di FiberCop sulla rete fissa.
Tutti i dettagli.
I CONTI 2024 DI TIM
Tim ha chiuso l’esercizio 2024 con ricavi totali pari a 14,5 miliardi di euro, in crescita del 3,1% su base annua. In particolare, i ricavi domestici ammontano a 10,2 miliardi di euro, in aumento dell’1,5% sul 2023. Il margine operativo lordo (Ebitda) After lease di gruppo sale del 10,1% su base annua a 3,7 miliardi di euro.
Gli utili prima di interessi, imposte, deprezzamento e ammortamento dopo i costi di locazione (EBITDA-AL) sono aumentati del 10% nel 2024 a 3,7 miliardi di euro, in linea con il consenso degli analisti fornito dalla società e al di sopra dell’intervallo di crescita target di Tim dell’8%-9%.
La società prevede che i suoi utili core aumenteranno del 5%-6% quest’anno a livello nazionale, escludendo Sparkle.
SCENDE IL DEBITO
Al 31 dicembre 2024 l’indebitamento finanziario netto rettificato After lease scende sotto 7,3 miliardi di euro, in calo di 0,8 miliardi di euro rispetto al valore immediatamente successivo al perfezionamento della cessione di Netco, grazie alla generazione organica di cassa del secondo semestre e alla cessione della partecipazione residua in Inwit, perfezionata a novembre. Il gruppo raggiunge dunque l’obiettivo di deleverage indicato, con un rapporto fra l’indebitamento finanziario netto rettificato After Lease e l’Ebitda organico After lease inferiore a 2x.
GLI OBIETTIVI DI TIM
“Per il terzo anno consecutivo abbiamo centrato tutti gli obiettivi fissati, trasformando l’azienda in un gruppo più solido e focalizzato. Proprio oggi abbiamo portato a compimento l’ultimo tassello del piano presentato nel 2022, approvando la vendita di Sparkle al Mef e Retelit. Anche grazie all’incasso relativo a questa offerta, puntiamo a ripristinare la remunerazione per gli azionisti dal 2026 e prevediamo, per il biennio successivo, un payout pari al 70% della cassa generata” ha commentato il ceo di Tim.
“Sul fronte degli obiettivi, il piano prevede una crescita media annua del 3% dei ricavi e tra il 6 e il 7% per i margini, sostenuta dal miglioramento delle attività domestiche e dall’espansione in Brasile. Siamo pronti a consolidare la nostra leadership, investendo sei miliardi di euro in tecnologia e innovazione per continuare a creare valore per tutti i nostri stakeholder”, ha aggiunto labriola.
LE PAROLE DEL CEO LABRIOLA
“Dobbiamo ricordare che noi vogliamo creare il massimo valore per i nostri azionisti e abbiamo iniziato tre anni fa a cercare di ripristinare la normalità per l’azienda, adesso siamo nei tempi e andremo a valutare eventuali opzionalità strategiche potrebbero creare un valore aggiunto per tutti gli azionisti rispetto ad altre opzioni in ballo – ha spiegato il ceo Labriola – Chiaramente il consolidamento del mercato italiano è fondamentale per sistemare l’attuale mercato”.
CONSOLIDAMENTO DEL MERCATO: POSTE O ILIAD?
“Lo abbiamo sempre detto che dal punto di vista industriale gli unici due possibili obiettivi per un’attività di M&A erano Iliad o Poste. Quando abbiamo iniziato a dirlo era il 2022. Ci sono voluti tre anni e adesso tutti stanno discutendo di questa cosa. Io non ho una preferenza specifica” ha replicato Pietro Labriola, sollecitato dagli analisti sugli scenari di consolidamento che, secondo le indiscrezioni giornalistiche di questi giorni, vedono anche le mosse del fondo britannico Cvc, non menzionato da Labriola.
Dunque Poste o iliad “sono gli unici due possibili obiettivi” secondo il ceo di Tim.
“Sotto un profilo industriale, come spiegato in passato, un accordo con iliad è un accordo con tante sinergie industriali legate alle esistenza di due reti, visto che una sparisce, mentre con Poste [che offre servizi telefonici tramite la sua unità Poste Mobile] potrebbe essere un deal che ha meno sinergie industriali, ma con un approccio commerciale molto differente perché potrebbe comportare l’accelerazione della nostra strategia di customer platform” ha chiarito in conferenza stampa Pietro Labriola, ceo di Tim.
NECESSARIA ANALISI ANTITRUST
Difficile dire di più per il numero uno di Tim dal momento che la società non ha svolto nessuna analisi dal punto di vista antitrust.
Quanto a un’eventuale operazione che coinvolgesse entrambi “dal punto di vista antitrust non abbiamo fatto nessun tipo di analisi per poter valutare se tre operatori, Poste, Tim e iliad, tutti insieme avrebbero l’ok. Quindi non mi metto a fare elaborazioni mie perché sono cose che vanno analizzate a tavolino con un certo livello di maggior dettaglio”.
“Non vogliamo commentare indiscrezioni ma rimanere concentrati sul portare risultati e eseguire il nostro piano”, ha aggiunto.
SULLA RESTITUZIONE DEL CANONE
Per quanto riguarda il miliardo dal canone concessorio del 1998 “sarà incassato nel 2025” ha detto Labriola, nel corso della conference call di presentazione dei risultati preliminari di gruppo 2024 e dell’aggiornamento del piano strategico 2025-2027. La sentenza della Corte di cassazione è prevista “non prima del 2026”, ha aggiunto
“Ad oggi c’è la sentenza della Corte di Appello per la quale l’azienda deve procedere all’incasso. La controparte potrebbe chiedere di pagare a rate, laddove il pagamento avvenga a rate, Tim può rivolgersi a un istituto di credito” ha spiegato Labriola, precisando che l’iscrizione nel conto economico avviene solo e soltanto quando c’è la transazione”.
“Quando ci sarà la sentenza della Corte di Cassazione quell’importo (di un miliardo derivante dalla restituzione del canone concessorio non dovuto, ndr) andrà sull’utile netto di Tim spa e farà partire il pagamento delle azioni di risparmio” ha aggiunto Labriola, ceo di Tim.
Alla domanda sulla possibilità di trovare un’altra soluzione con il governo, i vertici di Tim hanno chiarito che “per il canone concessorio dobbiamo rispettare la volontà degli azionisti e rivendicare i loro diritti. Vedremo cosa succederà nei prossimi giorni. Oggi l’unica possibilità è incassare sulla base della Corte di Cassazione”.
I RAPPORTI CON VIVENDI…
Passando ai rapporti con Vivendi, primo socio di Tim, è “un’azionista estremamente razionale. Se provo a vedere l’andamento delle discussioni vedo atteggiamenti seri e professionali, sia nel massimo rispetto del loro ruolo di azionista finanziario di Tim sia corretti nell’esigenza di tutela dei loro azionisti” ha detto Labriola, sollecitato in conferenza stampa sui rapporti con la media company, anche in vista di un possibile riassetto dell’azienda.
Le “attuali relazioni sono positive e professionali, e auspico maggior dialogo con gli azionisti”.
Nei prossimi giorni, ha aggiunto il ceo, “riprenderemo i contatti” nell’ottica di dar loro “ulteriori informazioni” sul nuovo piano: “è un doveroso confronto con loro”.
… E CON STARLINK
Infine, il dossier Starlink, il servizio di internet satellitare di SpaceX, la società aerospaziale di Elon Musk. Il governo sta valutando infatti di coinvolgere Starlink nei piani per aumentare la copertura Internet ad alta velocità nelle aree remote del Paese.
“Oggi tu puoi installare i servizi Starlink, quindi è già un nostro concorrente”, ha spiegato in conferenza stampa l’ad di Tim. “Cosa differente è se a un certo punto decide di non commercializzare direttamente, ma di vendere wholesale. A quel punto Tim farebbe le valutazioni opportune, decidendo di rivendere al dettaglio” ha precisato Labriola. Dopo aver venduto la rete, in determinate circostanze, Tim “questo potrebbe farlo in modo più semplice rispetto al passato”.
Interrogato riguardo la controversia con la società di Musk l’anno scorso, il numero uno di Tim ha spiegato che all’epoca Starlink aveva richiesto delle informazioni importanti “dal punto di vista strategico per il paese essendo noi soggetti a Golden Power rilasciate dopodiché è stato fatto un gruppo di lavoro al Mimit, noi abbiamo dato al Mimit le informazioni, Starlink ha passato le sue e il Mimit ha fatto da camera di compensazione per non rilasciare le informazioni sugli asset sensibili per il sistema paese”, un passaggio normalissimo ha concluso il ceo di Tim.
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