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Come ogni anno, il 16 febbraio si spengono le luci, ma i riflettori restano puntati sulla sostenibilità. L’edizione 2025 di “M’illumino di Meno”, la storica campagna di sensibilizzazione promossa da Caterpillar di Rai Radio2, si concentra quest’anno su un tema cruciale: l’enorme impatto ambientale del fast fashion. Perché? L’industria della moda veloce è una delle più energivore e inquinanti al mondo, con un elevato consumo di risorse idriche, materie prime e un’enorme produzione di rifiuti.

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Un solo giorno non basta più. M’illumino di meno 2025 si allunga: un’intera settimana – dal 16 al 21 febbraio – per dare ancora più spazio e risonanza alle iniziative dedicate al risparmio energetico e agli stili di vita sostenibili. E il respiro è sempre più europeo, poiché coinvolge attivamente istituzioni comunitarie e cittadini dei paesi membri. L’obiettivo? sensibilizzare la popolazione, le istituzioni e le aziende sull’importanza di ridurre gli sprechi energetici e adottare nuove pratiche di produzione e consumo nella vita di tutti i giorni.

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Come partecipare e fare la differenza

Tra le iniziative in programma, spicca una nuova impresa ciclistica che unirà Valencia, in Spagna, alla Romagna, passando anche per il palco del Festival di Sanremo. Un viaggio simbolico all’insegna della sostenibilità e dell’energia pulita, che vedrà la partecipazione di ciclisti appassionati provenienti da diversi paesi europei.

Una curiosità dell’edizione di quest’anno: oltre al viaggio, di simbolico ci sarà anche un gesto. A tutte le persone in ascolto viene proposto di indossare un cappotto con una storia familiare e affettiva da condividere in diretta.

Il messaggio è chiaro: ognuno di noi può fare la differenza nell’adottare comportamenti virtuosi. Anche nel settore della moda. Lo sappiamo, sono molteplici numerosi i consigli per ridurre il nostro impatto ambientale in questo settore:

  • Preferire capi di abbigliamento durevoli, realizzati con materiali sostenibili e prodotti in modo etico.
  • Promuovere il riuso e la valorizzazione degli abiti, riparandoli o trasformandoli.
  • Scegliere marchi che si impegnano per la sostenibilità ambientale e sociale.
  • Informarsi sull’impatto ambientale dei nostri acquisti e fare scelte consapevoli.

Un impegno collettivo

Retorica? Speriamo di no. La Giornata del Risparmio Energetico vuole contribuire a far passare un messaggio che spesso passa in sordina: il futuro del pianeta dipende dalle nostre azioni. Anche un piccolo gesto, come spegnere la luce quando usciamo da una stanza o scegliere i mezzi di trasporto pubblici, è un pezzo del puzzle verso la costruzione di buone pratiche condivise.

A questo scopo, il 16 dicembre scorso, i conduttori del programma di Rai Radio2, in diretta dal Parlamento Europeo di Strasburgo, avevano inaugurato la XXI edizione di “M’illumino di meno”, con una puntata speciale, che ha avuto, tra gli ospiti, anche alcuni eurodeputati. Nella puntata promozionale del 16 gennaio, invece, ospite del programma è stato un ricercatore italiano del MIT di Boston, la cui ricerca lascia ben sperare.

“Ormai sono 21 anni che va avanti questa campagna, ma anche dal MIT di Boston, una delle università più importanti al mondo, c’è chi ha empiricamente dimostrato che se si danno le giuste indicazioni alle famiglie su come gestire l’energia, si può anche a ridurre la povertà energetica”, aveva annunciato Sara Zambotti, conduttrice di Caterpillar, intervistando il ricercatore italiano.

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Umberto Fugiglando, research manager al Massachusetts Institute of Technology, ha spiegato in diretta i risultati della ricerca: “Abbiamo fatto un esperimento scientifico con alcune famiglie ad Amsterdam (…). Uno dei nostri ricercatori è andato a trovare queste famiglie e a capire come usano l’energia. Siamo partiti da un dato: dal fatto che una quantità enorme di famiglie spende più dell’8% del proprio reddito sull’energia di casa. Allora abbiamo provato a capire come possiamo aiutare queste famiglie a ottimizzare l’energia che usano”.

Image By Tom From Pixabay 1Image By Tom From Pixabay 1
Image by Tom from Pixabay

Come di prassi, la ricerca ha diviso il campione in due gruppi: “A entrambi abbiamo fornito quello che si chiama coaching. Insegnare piccoli accorgimenti come spegnere la tv quando non si usa, abbassare il riscaldamento quando si è fuori casa, spegnere i termosifoni nelle stanze che non si usano. Ma a uno dei due gruppi abbiamo fatto una cosa in più: abbiamo installato un dispositivo che in tempo reale fa vedere loro i consumi di gas e di energia elettrica, quindi mostra immediatamente l’effetto sulla bolletta. E abbiamo visto che questo secondo gruppo – le persone che avevano accesso al consumo in tempo reale – riusciva a capire molto meglio quanto questi metodi fossero effettivi, a interiorizzarli e a farli passare ad abitudine”, continua Fugiglando.

Consigli abbastanza basilari, che rientrano anche nel decalogo della campagna M’illumino di Meno. Quel che è stato rilevante, però, sono stati i risultati della ricerca: fare diventare abitudini questi accorgimenti, anche tramite l’utilizzo di dispositivi smart, ha portato ad abbattere la bolletta fino al 50%. Considerando i prezzi energetici di Amsterdam, il dato equivarrebbe a circa 100 € al mese.

In caso di famiglie a basso reddito o in povertà energetica, si capisce bene come un tale approccio possa offrire un aiuto significativo. Ma i dispositivi smart, da soli non bastano. “Servono o non servono questi dispositivi? Da una parte possiamo dire che fanno tutto loro, e quindi ci fanno diventare più stupidi perché deleghiamo a loro le decisioni. Ma abbiamo scoperto che da soli non bastano. Serve un approccio più umanocentrico: spiegare alle persone come funzionano, interpretare i dati e capire come modificare le proprie abitudini. In quest’ottica, i dispositivi servono. Ci siamo resi conto che la gente all’inizio li guardava. Ma la cosa interessante è che dopo un po’ di settimane, le persone capivano le dinamiche e guardavano sempre meno i dispositivi. La tecnologia mi aiuta a capire meglio come funziona il mondo e le mie abitudini, ma poi imparo e sono autonomo”, conclude il ricercatore del MIT.

Leggi anche: OIPE, cresce la povertà energetica in Italia

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