L’azienda agricola Il Giardino delle Luppole a Ravenna

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Quante cose si possono fare con il luppolo? Per confermare quanto sia parziale la risposta “una, la birra” è utile raccontare la storia delle sorelle Nati. Tre tenaci agricoltrici romagnole che hanno scommesso sul suo impianto per diversificare un’attività sempre più delicata. E poi, con fantasia e soprattutto tanta ricerca, hanno trasformato l’azienda di stampo tradizionale nelle campagne di Ravenna in un vero Giardino delle Luppole, impiegando questa pianta rampicante per fare distillati, sottoli, cosmetici, cioccolato e anche la piadina. Il loro progetto, illustrato nel video reportage di seguito.

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Le sorelle Nati, contadine romagnole con la passione per il luppolo

Daniela è la più grande, poi viene Elisa e infine Michela. Le Nati sono cresciute in campagna in una famiglia contadina da ambo le parti, come molte altre in questo lato della Romagna dove l’agricoltura rimane un settore trainante. “I nonni sono partiti come mezzadri e poi piano piano hanno comprato”, racconta Michela, “lavorando le colture tipiche di qui, come pesche noci, cocomeri e alta frutta estiva”. Il signor Romano però è uno che ci vede lungo, e già negli Anni ’80 è tra i primi in zona a seminare pomodori da industria e investire sui macchinari per la loro trasformazione.

Si dedica inoltre anche alle orticole da seme e intuisce che per generare più valore deve puntare sulla vendita diretta — “che non fosse solo quella che facevamo a casa tra dondoli e cassette, con nonna a fare i conti. E nemmeno col conferimento” — aprendo un ortofrutta nella località balneare di Lido Adriano. Tra lavoretti estivi e impegni più corposi, le sorelle entrano anche loro in azienda, che passa totalmente nelle loro mani alla scomparsa del babbo, nel 2009.

La diversificazione, verso il luppolo, dell’azienda di Ravenna 

Serve qualche anno per rimettersi in sesto, e le sorelle fondano nel 2014 la Società Agricola Bellavista, comprando qualche altro appezzamento e pensando di diversificare l’attività, “perché avevamo imparato che soltanto così si riduce il rischio”. Valutano nuove colture, e tra melograni, noci e noccioli la spunta il luppolo: “In Italia non lo coltivava praticamente nessuno e il mercato era del tutto aperto. È una pianta che diventa produttiva dopo un solo anno, e si adattava alle nostre necessità”. Due ettari sul totale di 30 sono dunque destinati a luppoleto, con l’acquisto delle strumentazioni per l’essiccazione, lo stoccaggio e anche la pellettizzazione dei fiori. Nonché l’importante fondazione, nel 2018, della Cooperativa Luppoli Italiani, di cui sono capofila. Il loro lavoro è notato subito da birrifici artigianali di zona, interessati a una filiera 100% italiana fino ad allora inesistente, “ma poi il covid, purtroppo, ha bloccato tutto”.

Fiori di luppolo romagnolo

Le nuove filiere a base di luppolo de Il Giardino delle Luppole

Quella batosta ci ha chiuso tante porte ma dato anche nuove possibilità”, ricordano le Nati a proposito del momento critico che ha portato molti colleghi che avevano scommesso anch’essi sul luppolo a estirpare gli impianti. Loro invece vanno avanti, “e mi è venuto in mente quello che leggevo anche sulle etichette della birra, a proposito del contenuto di acidi primari e oli essenziali del luppolo. Ho capito che, come per altre piante, anche quelli potevano avere un valore”. In collaborazione con aziende terze cominciano per prime in Italia a distillare gli oli, e a usarli in prodotti cosmetici, erboristici e fitoterapici. Si prosegue ovviamente con la birra, ma anche con i germogli sottolio — promossi con botteghe e cuochi locali — il pesto, i liquori, i taralli, la piada aromatizzata e la farina di germogli.

Prodotti a base di luppolo de Il Giardino delle Luppole

Innovazione digitale, turismo e formazione a partire dal luppolo romagnolo

Le varie iniziative, raccolte sotto il cappello de Il Giardino delle Luppole, sono state possibili anche grazie a un bando che ha premiato ricerca e innovazione in ambito di cosmesi e nutraceutica nelle aziende agricole. Un modo, quindi, per potenziare l’attività rurale secondo vie alternative, che è uno dei valori alla base della PAC, Politica Agricola Comune: ecco di cosa si tratta e perché è importante in Italia. La formazione in ambito informatico di Michela è poi tornata utile nell’individuare strumenti digitali importanti.

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Lavori al luppoleto delle sorelle Nati

Tra tutti il sistema xFarm, una tecnologia basata su centraline in campo che permette la tracciabilità e la certificazione tramite blockchain di tutte le fasi della filiera, “una sorta di diario di campagna che dà molte garanzie sui prodotti”. Infine, lavorando in ottica di multifunzionalità, le Luppole si sono validate come fattoria didattica nel 2016, e aprono l’azienda a incontri, degustazioni, laboratori e anche centri estivi per ragazzi. Per mostrare, in modo diretto, in cosa consiste la vita di un’azienda agricola capace di immaginare nuovi percorsi.

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