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Foggia, rapinavano gioiellerie, uffici postali e sale giochi: processo immediato per 8 accusati

Il 15 febbraio 2025, il giudice per le indagini preliminari, Francesca Mannini, ha accolto la richiesta del pubblico ministero Enrico Infante, avviando il processo immediato per otto individui arrestati lo scorso 20 dicembre dalla squadra mobile di Foggia.

Questi sono accusati di possesso illegale di armi, evasione, e soprattutto di aver compiuto tre rapine a mano armata. Le rapine in questione sono state commesse in una gioielleria, un ufficio postale situato nel rione Candelaro e una sala giochi, causando gravi danni economici alle vittime.

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Il processo si terrà il 25 marzo 2025 presso il Tribunale di Foggia, presieduto dal giudice Mario Talani, salvo che non venga avanzata richiesta di giudizio abbreviato. Gli accusati sono Giovanni Mastrullo (27 anni), Enea Bramante (26 anni), Santuccio Bevilacqua (35 anni), Carlo Federico Rotunno (35 anni), Luigi Mondelli (35 anni), Aldo D’Angelo (52 anni), Claudio Pesante (20 anni) e la madre Danila Ariostini (43 anni). I primi cinque sono detenuti in carcere, mentre gli altri tre si trovano agli arresti domiciliari. Tutti si dichiarano innocenti e, durante gli interrogatori di garanzia, hanno scelto di non rispondere, avvalendosi del diritto al silenzio.

Gli accusati sono difesi da un team di avvocati, tra cui Paolo Ferragonio, Rosario Marino, Manuela La Cava, Luigi Marinelli, Massimiliano Mari, Antonella Basanisi, Maria Giuseppina Palmieri e Michele Antonio Villani. La base delle accuse contro gli otto individui risiede principalmente in filmati e intercettazioni telefoniche, che hanno fornito prove cruciali per collegarli ai crimini.

La rapina alla gioielleria “Piccole Gioie”
Il 30 novembre 2023, Mastrullo, Bramante, Bevilacqua e D’Angelo sono accusati di aver rapinato la gioielleria “Piccole Gioie” situata in via Arpi a Foggia. In quell’occasione, tre rapinatori armati di pistole e con il volto coperto hanno minacciato la proprietaria e altre persone presenti nel negozio. I banditi si sono appropriati di anelli, collane e bracciali in oro e argento, fuggendo rapidamente a bordo di un’auto. L’accusa sostiene che la rapina è stata aggravata dal notevole danno patrimoniale subito dalla vittima, anche se non è stato reso noto l’ammontare esatto del bottino. Secondo le indagini, Mastrullo, Bramante e Bevilacqua hanno occupato con due veicoli le aree di parcheggio vicino al negozio, mentre D’Angelo ha parcheggiato la sua auto, una Volvo, per consentire agli altri di compiere il colpo.

La rapina all’ufficio postale di Candelaro
Il 31 gennaio 2024, Bevilacqua, Rotunno, Mondelli e Ariostini sono accusati di essere coinvolti in una rapina presso l’ufficio postale al rione Candelaro. Prima del colpo, Ariostini avrebbe effettuato una ricognizione del luogo. Poco dopo, i rapinatori, con il volto coperto e armati di pistole, sono entrati nell’ufficio postale, hanno minacciato impiegati e clienti, e si sono fatti aprire le casse. Il bottino si è rivelato essere modesto: 924 euro in contante e un assegno del valore di 13.000 euro. La rapina è stata aggravata dal fatto che Rotunno fosse agli arresti domiciliari al momento del crimine, per cui è accusato anche di evasione.

La rapina alla sala giochi “Big Billionaire”
Il 13 febbraio 2024, Bevilacqua, Rotunno e Pesante sono accusati di aver rapinato la sala giochi “Big Billionaire” di via Crispi, sempre a Foggia. I tre banditi, armati di una pistola giocattolo, hanno minacciato un dipendente, lo hanno picchiato con calci e pugni, e si sono fuggiti con un bottino di circa 7.000 euro. Inoltre, i rapinatori hanno preso il portafoglio della vittima. Pesante, in particolare, è considerato uno degli esecutori materiali, mentre Bevilacqua e Rotunno avrebbero pianificato l’irruzione.

Prove decisive: filmati e intercettazioni
Le indagini si sono avvalse di numerosi filmati di sorveglianza e di intercettazioni telefoniche. In particolare, Bramante, dopo la rapina alla gioielleria, avrebbe confidato a un amico dettagli sulla modalità dell’azione criminosa. Ha raccontato che il gruppo era composto da sette persone: tre dentro il negozio, tre all’esterno come “pali” (guardie), e uno in macchina. Inoltre, ha descrito come alcuni dei rapinatori fossero inesperti e non avessero svolto un ruolo attivo, limitandosi a stare fermi.

Per quanto riguarda la rapina alle Poste, una conversazione registrata poco prima dell’irruzione ha mostrato che i rapinatori erano consapevoli di non poter aprire la cassaforte, in quanto temporizzata, e quindi hanno dovuto accontentarsi dei soldi presenti nelle casse. In un altro momento, Bevilacqua si sarebbe allontanato per procurarsi una pistola-scacciacani.

Infine, i rapinatori, mentre passavano davanti alla sala giochi, hanno discusso se il locale fosse di proprietà dei fratelli Ciro e Giuseppe Francavilla, conosciuti per essere collaboratori di giustizia, ed hanno manifestato indifferenza riguardo alle possibili ripercussioni.

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Le indagini sono state condotte con grande attenzione, sfruttando le tecnologie disponibili per raccogliere prove che hanno consentito di individuare i responsabili. L’uso di filmati delle telecamere di sicurezza, le testimonianze e le intercettazioni telefoniche si sono rivelati fondamentali per fare luce su queste rapine e collegare gli arrestati ai crimini. Ora, con il processo in fase di avvio, si attende il giudizio finale, che potrebbe fare luce su ulteriori dettagli di questa serie di crimini che ha scosso Foggia negli ultimi mesi.

Lo riporta la Gazzetta del Mezzogiorno.it.



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