Mafia e politica a Bari, Bellomo: «Decaro si confronti con me in pubblico. Perché non querela il pentito che lo accusa?»

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Ancora scontri per l’inchiesta codice interno e le rivelazioni dell’ex consigliere regionale Giacomo Olivieri. Tutti i dubbi sulle elezioni comunali del 2019

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Antonio Decaro, ex sindaco di Bari (europarlamentare del Pd) risponde a modo suo alle accuse che vengono mosse al centrosinistra barese per una campagna elettorale, quella del 2019, che lo vide ritornare a Palazzo di Città – insieme a tutto il suo staff (di cui molti attualmente promossi a incarichi più prestigiosi e maggiormente remunerati) – con una maggioranza schiacciante del 66%. «Progetto politico favorito da Giacomo Olivieri? Tutte le volte che mi sono candidato – ha replicato dopo giorni di silenzio l’ingegnere dell’Anas in aspettativa – ho chiesto il consenso ai baresi per il lavoro che ho fatto e il consenso mi è arrivato in base alle cose che hanno migliorato la vita di questa città». Al di là del passaggio restano tanti punti oscuri nella vicenda. Infatti, l’ex consigliere regionale del Pd (ovvero Giacomo Olivieri) ha riferito in un interrogatorio, nell’ambito del processo scaturito dall’inchiesta su presunti intrecci tra mafia e politica “Codice Interno”, che proprio con l’attuale governatore Michele Emiliano (già segretario regionale del Pd) aveva studiato il progetto per limitare le possibilità di una vittoria del centrodestra che sarebbe consistito nel portare più voti possibili a Pasquale Di Rella, candidato poi vincente alle primarie del centrodestra, in modo da rendere più semplice la vittoria alle amministrative per il sindaco uscente Decaro.

«Più passano i giorni – attacca Davide Bellomo, deputato della Lega componente della Commissione Giustizia della Camera – più emergono dettagli dell’interrogatorio dell’ex consigliere regionale Olivieri e più ci rendiamo conto che quella di Antonio Decaro è stata davvero una vita spericolata. Forse sarà per questo che, partecipando a una festa di un gruppo del tifo organizzato, legato secondo gli inquirenti a un clan della criminalità organizzata, si mise a cantare una canzone di Vasco Rossi. A quanto pare, i mafiosi non li ha incontrati solo in Tribunale, come melodrammaticamente sostiene. Invece di affidare repliche che non affrontano mai il merito delle questioni a illustri parlamentari del Pd, trattati alla stregua di suoi “ragazzi di bottega”, si confronti con me in un pubblico dibattito».




















































Durante la gestione Decaro le aziende controllate, in particolare l’Amtab (società di trasporto urbano), è finita nel mirino degli inquirenti per le infiltrazioni della criminalità organizzata. Fattore che ha portato alla nomina di un commissario giudiziario. A lui spettava il controllo della gestione della società (aveva trattenuto le deleghe sulle controllare) insieme allo staff di dirigenti da lui nominato che attualmente ha avuto promozioni e aumento di stipendio. «Sarebbe interessante sapere – prosegue Bellomo – quanto e come si sia distratto nel momento in cui quasi tutte le municipalizzate del suo Comune venivano infiltrate dalla mafia. Non meno istruttivo conoscere il motivo per cui non va a querelare il pentito, ritenuto attendibile su tutto il resto, che lo accusa di avere incontrato il congiunto di un noto boss. Per non parlare poi della curiosa narrazione favolistica secondo la quale, in presenza di un patto per indebolire il centrodestra e favorire il candidato sindaco del centrosinistra, proprio quest’ultimo, l’utilizzatore finale Antonio Decaro, non ne fosse a conoscenza. È vero, l’ingegnere santificato gode di un largo consenso, ma questo è un motivo in più per rispondere nel dettaglio e non in modo generico di pericolose ombre che potrebbero offuscare tanta fede apparentemente incrollabile. Senza dimenticare che la storia è piena di plebisciti costruiti sull’errore o sull’orrore. E che in democrazia non esistono intoccabili. Specie se fanno una vita spericolata».

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16 febbraio 2025 ( modifica il 16 febbraio 2025 | 17:23)

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