Sinistra in cortocircuito a Chivasso: mensa negata ai bambini se i genitori non pagano, chiuso il dormitorio dei senza tetto

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Che cos’è la sinistra, se non la difesa dei più deboli, la tutela di chi rischia di restare ai margini, l’attenzione a chi una casa non ce l’ha o fatica ad arrivare a fine mese? Eppure, a Chivasso sembra accadere il contrario.

La Giunta guidata dal sindaco Claudio Castello, espressione del Partito Democratico, e affiancata da una componente di Sinistra Ecologista, ha scelto di tagliare i fondi al dormitorio — fino all’azzeramento — e di negare la mensa scolastica ai figli dei genitori “morosi”. Un paradosso politico che tradisce i valori storici della sinistra italiana e che suona tanto più clamoroso se confrontato con provvedimenti simili emanati in altri Comuni… ma di destra.

La beffa del dormitorio di via Gerbido

Partiamo dalla questione più emblematica. Nel Documento Unico di Programmazione (DUP) per i prossimi anni, compare un drastico taglio progressivo al dormitorio comunale: dai 56 mila euro del 2024 si passa ai 28 mila del 2025, per poi arrivare a zero euro nel 2026 e nel 2027. Di fatto, una decisione che lascia presagire la chiusura o il ridimensionamento drastico di un servizio essenziale per i senzatetto e le persone in forte difficoltà. Nel contempo, i capitoli di spesa per la Stagione teatrale e per l’iniziativa “Lampi d’estate” aumentano sensibilmente.

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A dirlo non sono i critici faziosi dell’opposizione, bensì i numeri del bilancio. Certo, i rappresentanti della Giunta hanno tentato di minimizzare. Stefano Mazzer (Pd) sostiene che “questa Giunta non chiude nulla”, mentre l’assessora alle Politiche Sociali Cristina Varetto parla di “progettualità diverse allo studio”. Ma, come ha fatto notare la consigliera di opposizione Claudia Buo (Liberamente Democratici), nel bilancio dei prossimi anni i fondi per una soluzione ‘alternativa’ semplicemente non ci sono.

Un’amministrazione di centrosinistra che decide di chiudere un dormitorio grida vendetta”, ha tuonato Buo in Consiglio comunale.

E come darle torto? Non sono parole di un’avversaria politica che punta al sensazionalismo: sono la constatazione di chi sfoglia il DUP e constata la riduzione a zero dei fondi destinati a dare un tetto — anche temporaneo — a chi non ce l’ha.

La motivazione ufficiale è il rincaro delle bollette, la diminuzione dei trasferimenti statali, l’aumento delle spese generali. Ma l’unica risposta dell’Amministrazione è tagliare laddove dovrebbe invece investire. Che idea di solidarietà emerge da questa scelta? Che prezzo diamo ai letti del dormitorio? Già lo scorso anno si era addirittura ipotizzata una tariffa di 10-18 euro a notte per i senzatetto, un’ipotesi poi ritirata grazie alla forte opposizione consiliare. Oggi, la storia si ripete con l’azzeramento dei fondi: cambiano i numeri, ma il risultato rischia di essere lo stesso.

La mensa negata ai figli dei “morosi”

Un altro capitolo piuttosto amaro è la decisione, presa dalla stessa Giunta Castello, di negare l’accesso alla mensa scolastica ai bambini appartenenti a famiglie che non hanno saldato i debiti con il Comune per i servizi di ristorazione, trasporto, pre e post scuola, nido e centri estivi.

Si colpiscono i bambini al posto di perseguire i morosi ‘furbetti’. È una misura che colpisce indiscriminatamente anche chi è in oggettiva difficoltà, trasformando la scuola in un luogo di disuguaglianza”, ha denunciato ancora una volta la consigliera Buo.

Dall’altro lato, il sindaco Castello replica che non si sta parlando di poveri, bensì di “insospettabili debitori seriali”. L’assessore all’Istruzione, Gianluca Vitale, invita a non creare “allarmismi sociali” e promette soluzioni concordate con i dirigenti scolastici.

Ma la domanda resta: può un’Amministrazione comunale di sinistra pensare che l’unico modo per combattere la morosità sia negare un pasto ai bambini? Non esistono davvero altri strumenti di riscossione o piani di sostegno che non ricadano sulle spalle di minori, esponendoli a un’ingiusta disparità davanti ai compagni di classe?

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Claudio Castello, sindaco di Chivasso

Sulla scelta dell’amministrazione comunale è intervenuto a muso duro anche il sindacato della CGIL territoriale, che con una nota stampa stigmatizza la scelta di Castello & co.

Ci dispiace constatare come una decisione del genere sia stata presa senza fare alcun distinguo tra la morosità incolpevole di chi si trova in grave difficoltà economica e chi invece, come viene riportato dallo stesso Sindaco, in modo consapevole non paga il servizio per i propri figli – denuncia il sindacato -.Peraltro riteniamo grave che l’amministrazione, prima di intervenire con il nuovo regolamento, non abbia minimamente condiviso la difficoltà con il sindacato attraverso la contrattazione sociale per andare incontro al disagio economico di molte famiglie in città che sempre più numerose si rivolgono alla Caritas.

Per queste ragioni chiederemo un incontro urgente all’amministrazione chivassese per evitare che un provvedimento tale contribuisca ad accrescere le diseguaglianze sociali fra cittadini”.

Sinistra, di nome e — purtroppo sempre meno — di fatto. Ci si aspetterebbe, da un’Amministrazione che si definisce “di centrosinistra”, la massima tutela di chi non ha voce. E, invece, si tagliano i fondi per il dormitorio (in nome della cultura e dello spettacolo) e si nega la mensa a chi non può permettersela, almeno fino a quando non verrà ripianata una morosità spesso legata a condizioni di disagio economico. Certo, tra i morosi ci saranno anche “furbetti” con redditi dignitosi e poca voglia di pagare. Ma è davvero giusto punire bambini e senzatetto per arginare i furti di solidarietà di pochi?

Non c’è dubbio che il Pd di Chivasso e la componente di Sinistra Ecologista stiano dando un segnale preoccupante. Misure simili sono state prese in passato da Giunte di destra (come a Cassano d’Adda), scatenando giuste critiche da parte di esponenti nazionali del Partito Democratico. Oggi, è lo stesso Pd a fare altrettanto, smentendo anni di battaglie per l’uguaglianza, la solidarietà e i diritti sociali.

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La politica non può essere pura contabilità: tagliare i servizi ai più fragili è la sconfitta dei valori stessi del centrosinistra. È un boomerang che rischia di alimentare sfiducia e allontanamento dei cittadini, soprattutto di quelli più bisognosi di tutele. Se veramente il sindaco Castello e la sua Giunta non intendono “chiudere nulla” e desiderano trovare soluzioni alternative al dormitorio, allora si impegnino a reintegrare fondi adeguati. Se davvero vogliono colpire solo i “furbetti” delle mense, lo facciano senza discriminare i bambini di famiglie in reale difficoltà economica.

Dov’è finita la vocazione sociale di un’amministrazione che dovrebbe essere dalla parte degli ultimi? È necessario un cambio di rotta: recuperare i valori fondanti della sinistra italiana, la cui priorità è difendere chi non può difendersi da solo. Senza questa sterzata, il rischio è di trasformare Chivasso in un caso emblematico di come il centrosinistra possa scordarsi dei poveri e dei minori, nel nome di equilibri di bilancio e logiche che di solidale hanno poco o nulla.

Essere di sinistra significa ridurre le disuguaglianze, non accrescerle; stare al fianco di chi è in difficoltà, non togliergli quel poco che ha. Se a Chivasso il PD e Sinistra Ecologista scelgono di voltare le spalle ai senzatetto e di non garantire un piatto caldo ai bambini con genitori morosi, allora la domanda è: con che diritto ci si potrà ancora definire “sinistra”?





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