Nuovo Giornale Nazionale – L’INEVITABILE RITORNO DEL MACCARTHYSMO

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di Marco Della Luna

Il nucleo al vertice del potere occidentale, col suo modello economico incentrato sulla speculazione finanziaria e sulla rendita in pratica senza limite, che nei fatti concentra la ricchezza e diffonde la povertà, è oggi discreditato e battuto sul piano sia economico che militare da un modello di sviluppo alternativo, russo, cinese (ma non solo), basato sul finanziare l’economia reale e gli investimenti utili. Perciò, al fine di distrarre l’attenzione dell’opinione pubblica dal proprio fallimento, essa si difende lanciando una nuova caccia alle streghe e una istigazione al riarmo e al confronto militare contro la supposta minaccia russa e cinese.

Fino forse alla metà degli anni ‘80, fino ai disastri di Chernobyl e dell’Afghanistan, l’Unione Sovietica comunista era presente come possibile modello alternativo di società ed economia rispetto a quello capitalistico occidentale. Almeno sul piano politico, ideale, aspirazionale, psicologico, il comunismo costituiva una concorrenza per il capitalismo a trazione egemonica statunitense. Una concorrenza e un’alternativa concrete e temibili soprattutto negli anni ‘50, nel periodo di grande sviluppo economico, tecnologico, scientifico e militare, che coincideva con una importante fase di decolonizzazione e di contestazione dell’imperialismo occidentale. Logico quindi che si sviluppasse, come difesa anche in forma di inibizione e repressione culturali, il fenomeno del maccarthysmo, della caccia alle streghe contro il comunismo e dei suoi simpatizzanti veri e supposti. Ma a quei tempi anche il modello capitalista andava forte e assicurava occupazione, benessere, stabilità in Occidente. Prometteva un buon futuro. Cosa che non è più.

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Oggi dalla Russia e dalla Cina, sebbene divenute capitalistiche, ritorna una minaccia all’egemonia e al pensiero unico socio-economico neoliberale che domina il declinante Occidente. Ritorna in forma di modello alternativo e palesemente più efficace, più sostenibile, e anche più amico della società civile, anziché al puro servizio dell’oligarchia bancaria. Meno predatorio.

L’intero Occidente infatti da quasi tre anni è impegnato contro la Russia in una lotta economica (con le sanzioni) e altresì militare (con imponenti forniture belliche), nel contesto della proxy war dell’Ucraina. L’UE ha speso ad oggi 145 miliardi – con che risultato? L’Europa si è svenata, gli USA si prendono le risorse minerarie ucraine, l’Ucraina perde i territori più ricchi, non entra nella NATO e la “pace” viene negoziata sopra la sua testa (come è naturale, in una proxy war).

 Il Pil dei paesi Nato è 20 volte quello della Russia, e così pure il suo budget militare, e la sua popolazione è ottupla. I suoi governanti e i suoi media non proprio oggettivi avevano preannunciato il tracollo economico e militare della Russia entro poche settimane o mesi, per effetto delle sanzioni, e (mentendo) affermavano che i soldati russi stessero già combattendo con le vanghe, avendo esaurito le munizioni.

Al contrario, la Russia non solo tiene testa in termini di produzione e di spiegamento di armi, e fa continui progressi sul terreno, ma sta godendo di una notevole crescita economica, la borsa sale, il rublo è ai massimi dalla scorsa estate, e Mosca è leader di una nascente e crescente coalizione detta dei BRICS, che si sta dotando di un suo sistema bancario alternativo all’angloamericano SWIFT e di un sistema monetario alternativo al Dollaro, che ne minaccia il ruolo di moneta di riserva. L’industria russa produce armi e munizioni a un ritmo adeguato e a costi sostenibili, che sono (pare) circa un decimo, o meno, di quelli occidentali. La Cina, dal canto suo, negli ultimi 40 anni, mentre l’Occidente, e soprattutto l’Europa, e ancora di più l’area comunitaria, hanno percorso un cammino di stagnazione, indebitamento,  demolizione dell’industria primaria (l’automotive), perdita di posizioni nella dimensione mondiale – la Cina, dicevo, è balzata da paese sotto sviluppato a potenza leader dello sviluppo mondiale, con gigantesche realizzazioni infrastrutturali e militari, e diventando la manifattura del mondo occidentale. 

E’ riuscita a far ciò perché ha stampato soldi e li ha investiti nell’economia reale, aumentando la produzione e la produttività e la domanda interna, mentre la FED, la BCE etc. stampano moneta e la mettono nei mercati speculativi e improduttivi togliendola dagli investimenti e dai redditi per prevenire un’esplosione inflativa.

E l’India? L’India, dal 2008 al 2024, ha avuto un incremento medio del PIL del 6,4.

Ma, se tutto questo è vero, allora la dottrina economica che ci viene propinata in Occidente come giustificazione e legittimazione di tutte le scelte recessive di fondo, con la sua virtuosità di bilancio e i suoi vincoli, è tutta una balla, è distruttiva, i nostri statisti e governanti, i nostri banchieri centrali, sono un branco di inadeguati, che alla fine danneggiano il proprio ambito interno, al servizio di soggetti che non si assumono le responsabilità. Per di più a tutto questo si aggiunge la loro narrazione in materia di tutela ecologica, con ciò che ne consegue come ulteriori danni che si vanno a creare.

Di fronte a tale conclusione, l’attuale maccarthysmo russofobo è pertanto una inevitabile reazione difensiva della cricca di potere che governa l’Occidente imponendogli un modello economico finanziario costruito esclusivamente a tutela delle rendite e del mantenimento del controllo di questa medesima èlite, con il sacrificio dell’economia reale, dello sviluppo, degli investimenti, dei servizi, dell’occupazione, sostanzialmente della popolazione generale, di tutti coloro che non beneficiano direttamente della macchina stampa soldi, e che vedono il loro redditi e patrimoni taglieggiati da inflazione e da una crescente tassazione che rincorre, e a cui si prescrive di prepararsi a un mutamento profondo del tenor di vita per salvare l’ecosistema. Mutamento che si annuncia con la recessione e le chiusure aziendali (Green Transition, Net Zero, C40 etc.).

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Le nazioni occidentali sono sottoposte a stati, ad apparati pubblici, tanto indebitati, da obbedire ciecamente ai loro finanziatori e da non lasciare alcuno spazio alla tutela degli interessi della popolazione né alla rappresentanza della medesima negli organi istituzionali, né a uno spazio di autonomia decisionale rispetto ai Diktat del rating, dei mercati, dei banchieri centrali. Praticamente, è la fine del settore pubblico, dello spazio per una politica pubblica. I mass media interamente controllati e strategicamente sovvenzionati dalla cricca non propongono alcuna critica a questo sistema, al massimo ne contestano isolate applicazioni e alcune conseguenze, di cui però non individuano le radici eziologiche profonde. Plutocrazia totale, democrazia zero. Non si tratta di essere filorussi o filocinesi o filoindiani – Russia, Cina e India curano i loro interessi, non i nostri – ma di individuare il nostro nemico interno e i suoi kapò.

La trasformazione socio economica che la “cricca” porta avanti è chiaramente verso un sistema di proletarizzazione generale e livellamento al basso del corpo sociale, e sua sottoposizione a un controllo totale e univoco, senza possibilità di resistenza, da parte di essa, grazie anche ai mezzi tecnologici di cui dispone. Sul piano della realtà tangibile, l’Europa occidentale è in recessione Se togliamo l’1,5% circa di PIL dovuto ai soldi a debito del PNRR, è una recessione grave.

La narrazione ideologica e moralistica di amicizia e unità atlantica, fondamentale pilastro dello storytelling occidentale, è messa in  discussione dal sabotaggio del gasdotto Nordstream eseguito per volontà della NATO, dall’approfittamento energetico di Washington ai danni dell’economia europea, e, adesso, dai dazi punitivi contro gli alleati subalterni e dal fatto che Washington si prende i tesori minerari dell’Ucraina lasciando all’Europa il costo della sua difesa. Peraltro anche gli USA sono in grave crisi economica e sociale, con una povertà dilagante.

Logico quindi, anzi inevitabile, che il potere occidentale reagisca in modo rabbioso, attraverso i suoi “sottoposti” ai vertici dell’Unione Europea, della NATO, dei singoli paesi, chiamando a una corsa agli armamenti contro la Russia, scatenando una campagna russofoba, bandendo persino compositori, poeti e novellisti del passato, colpevoli di appartenere a quella nazione. Il concorrente che ha successo sul piano pratico e che quindi minaccia di smascherare gli scellerati e antisociali intenti della cricca occidentale, deve essere demonizzato sul piano morale e oscurato su quello culturale. La questione va spostata dal piano della realtà socio-economica, in cui la cricca rimane inevitabilmente sputtanata, al piano ideologico e moralistico, sul quale la cricca si difende bene perché controlla completamente il clero mediatico e intellettuale, clero che dipende interamente dai soldi che essa elargisce.

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