«Ci sono un sacco di negozi»

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Carta di credito con fido

Procedura celere

 


REGGIO CALABRIA «Ci sono un sacco di negozi non è che gli… mille euro … Pasqua, Natale … eh, e noi non li abbiamo mai chiamati». Rivendicavano il “diritto” di avere la propria parte delle somme ricavate dalle estorsioni ai commercianti di Reggio Calabria, vittime delle richieste dei clan di ‘ndrangheta, costretti a corrispondere somme di denaro che creavano però «malumori» e contrasti tra le varie consorterie mafiose. Contrasti che vengono raccontati nelle pagine delle motivazioni della sentenza emessa in secondo grado del maxi processo “Epicentro”, terminato con 44 condanne. Alla sbarra gli esponenti delle più potenti famiglie di ‘ndrangheta di Reggio Calabria. Il processo, che nasce dalle tre inchieste “Malefix”, “Metameria” e “Nuovo corso”, ha messo in luce l’egemonia della cosca “De Stefano”, attorno a cui ruotavano le ‘ndrine Tegano, Molinetti, Libri, Condello, Barreca, Rugolino, Ficara, Latella, Zito e Bertuca.

Le rivendicazioni di Antonio Libri

I malumori – come emerge – erano scaturiti a seguito delle pretese di Carmine De Stefano sulla distribuzione del provento delle estorsioni. Pretese, tuttavia, alle quali non volevano piegarsi i vertici delle altre famiglie di ‘ndrangheta, a partire dai Libri, la famiglia operante all’interno del territorio urbano di Reggio Calabria e in particolare nel quartieri di Cannavò, Vinco, Pavigliana, Modena, San Cristoforo, Spirito Santo, Gallina, e nelle aree limitrofe. Secondo i giudici, a tal proposito, il ruolo di Antonio Libri – («successore di Filippo Chirico quale reggente della famiglia Libri») all’interno della cosca, si coglie in particolare dalla ricostruzione di un’estorsione, per la quale i De Stefano erano venuti meno all’accordo di spartire le somme ricevute. Libri «è intervenuto personalmente per rivendicare quanto di spettanza della sua famiglia» e ha «richiamato il contenuto degli accordi per rivendicare le sue buone ragioni», scrivono i giudici nelle motivazioni. E i ricavati avevano una funzione ben precisa: Libri «“tirava” per i detenuti nel senso che intendeva ricavare dall’attività estorsiva della famiglia il massimo possibile allo scopo di sostenere le famiglie dei reclusi».

Un incontro per risolvere i contrasti

Per risolvere i contrasti la proposta era di sedersi a un tavolo comune. Emerge da una conversazione captata nel 2018 tra Antonio Libri, Edoardo Mangiola e Carmine Polimeni. «II contenuto della conversazione viene valorizzato come un vero e proprio manifesto dell’attività criminale dei predetti, i quali, secondo la sentenza impugnata, discutono delle estorsioni da effettuare nel territorio di Reggio Calabria, individuando gli esercizi commerciali da attenzionare». «Ci sono un sacco di negozi non è che gli… mille euro … Pasqua, Natale … eh, e noi non li abbiamo mai chiamati», rivelano nell’intercettazione. I tre si confrontano dalle somme che avrebbero potuto incassare («Se sai quanto sta incassando, trecento euro al giorno… solo di impegno»), alla programmazione di un incontro con le altre famiglie per discutere della questione («Ma lo facciamo questo incontro per decidere tutto? Te la vedi, organizzi tuo te l’organizzo?»). 
«Che in questo contesto Libri parlasse in rappresentanza della sua “famiglia” – scrivono i giudici – trova conferma, ove fosse necessario, in un passaggio in cui egli afferma esplicitamente di avere discusso della cosa con “Mico”, identificato in Domenico Tegano, e che questi aveva fatto riferimento agli interessi della propria famiglia». E i giudici a tal proposito ricordano come il collaboratore di giustizia Daniele Filocamo abbia riferito di avere appreso direttamente da Antonio Libri delle problematiche insorte tra le famiglie reggine per la spartizione dei proventi delle estorsioni e dell’incontro che c’era stato per comporre il contrasto. Incontro che aveva visto la partecipazione di Antonio Libri in rappresentanza dell’omonimo clan: «Totò Libri mi disse che si erano incontrati Carmine De Stefano e Giandomenico Condello, Totò Libri Carmine De Stefano e Giandomenico Condello». (m.ripolo@corrierecal.it)

Carta di credito con fido

Procedura celere

 

Il Corriere della Calabria è anche su WhatsApp. Basta cliccare qui per iscriverti al canale ed essere sempre aggiornato



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link