Contractors a Gaza – Analisi Difesa

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Richiedi prestito online

Procedura celere

 


 

A fine gennaio tre compagnie di sicurezza privata – due americane e una egiziana – hanno preso in consegna dalle truppe israeliane la gestione del check-point tra il Netzarim Corridor e la strada Salah al-Din nella Striscia di Gaza.

Nell’ambito del cessate il fuoco tra Hamas e Israele, il compito assegnato ai contractor è quello di controllare che i veicoli in transito verso la parte settentrionale dell’enclave non trasportino armi. Voci di un dispiegamento di Private Military & Security Companies (PMSC) a Gaza si rincorrevano, praticamente, dall’inizio delle operazioni militari israeliane; variando di volta in volta il Paese committente, le compagnie coinvolte e/o gli incarichi ipoteticamente loro assegnati.

Mutuo 100% per acquisto in asta

assistenza e consulenza per acquisto immobili in asta

 

Tutto ciò ha riportato alla mente gli anni di Iraqi e Enduring Freedom che hanno rappresentato il periodo di maggior splendore per le PMSC, ma che allo stesso tempo ne hanno rivelato i lati peggiori. L’auspicio è che, nonostante le molte criticità ancora esistenti, siano l’elevata professionalità ed un fondamentale contributo alla tenuta del cessate il fuoco ad emergere, stavolta.

 

A presidio del Netzarim Corridor

Il 27 gennaio 2025, sulla scorta dell’accordo di cessate il fuoco con Hamas, l’Esercito israeliano ha aperto il corridoio Netzarim, consentendo a migliaia di sfollati palestinesi di tornare nella parte settentrionale della Striscia di Gaza.

Contestualmente gli israeliani hanno avviato un progressivo ritiro dal corridoio – conclusosi il 9 febbraio, lasciando il presidio del checkpoint lungo la strada Salah al-Din agli operatori di tre compagnie di sicurezza privata: due americane e una egiziana.

Società che opereranno nell’ambito di un consorzio multinazionale – il Comitato egiziano-qatariota – per un periodo di tempo variabile da due a sei settimane; sostanzialmente, la durata della prima fase dell’accordo di cessate il fuoco, anche se si prevede un rinnovo quasi sicuro dei loro contratti.

Non è ancora chiaro chi si sobbarcherà il costo dei loro servigi e come le varie società si siano aggiudicate l’appalto.

Finanziamenti personali e aziendali

Prestiti immediati

 

Secondo alcune fonti tale consorzio sarebbe finanziato da Israele e “Paesi arabi” non meglio precisati che hanno lavorato al cessate il fuoco, Qatar in testa. Gli Stati Uniti, invece, non avrebbero avuto alcun coinvolgimento diretto nella decisione di contrattualizzare società di sicurezza privata o nell’aggiudicazione dei loro contratti.

E così, ai contractor è stato affidato il compito di controllare i veicoli – carretti trainati da asini, inclusi! – diretti nel nord della Striscia di Gaza, impedendo il trasferimento di armi pesanti e non. Sono stati autorizzati, infatti, a confiscare qualsiasi arma, materiale militare e/o pericoloso rinvenuto, lasciando comunque proseguire veicoli e passeggeri. Sono esentati da controlli e perquisizioni, invece, i palestinesi che si spostano a piedi.

La supervisione del checkpoint è stata affidata a Safe Reach Solutions, società del Wyoming fondata dell’ex agente della CIA, Phil Reily e specializzata in logistica e pianificazione.

Il controllo dei veicoli spetta all’americana UG Solutions e ad una società di sicurezza privata egiziana, richiesta da Israele e, successivamente, selezionata dall’intelligence del Cairo.

UG Solutions, fondata nel 2023 in Carolina del Nord, sta reclutando 96 cittadini statunitensi con un background da operatori delle Forze Speciali o da agenti d’intelligence, con conoscenza della lingua araba come requisito preferenziale.

La prima aliquota di personale contrattualizzato sarebbe stata radunata a Baltimora per partire poi verso il teatro operativo.

Finanziamenti personali e aziendali

Prestiti immediati

 

Data la delicatezza dell’incarico, ad ogni operatore viene corrisposta una retribuzione giornaliera che parte dai 1.100 dollari e arriva ai 1.250 per i medici militari, oltre ad un anticipo di 10.000 dollari. Ad ognuno di loro viene fornita anche un’assicurazione per morte accidentale e smembramento – Accidental Death and Dismemberment (AD&D) Insurance – del valore di 500.000 dollari.

Per quanto riguarda l’armamento, i contractor sono dotati di fucili M4, fucili di precisione SR-25 e pistole Glock: sulle regole d’ingaggio, invece, poco è emerso se non che, a detta di un portavoce di una delle compagnie di sicurezza privata, “abbiamo il diritto di difenderci”.

Il loro quartier generale è stato allestito presso un hotel nel sud di Israele e gli spostamenti avvengono con pick-up bianchi o blindati blu, simili a quelli del personale delle Nazioni Unite.

All’approssimarsi al corridoio di Netzarim i veicoli che voglio raggiungere la parte settentrionale della Striscia di Gaza devono attendere presso un posto di blocco gestito da Hamas, dove la polizia palestinese mantiene l’ordine pubblico e regola la viabilità.

A gruppi di 20 per volta, i mezzi procedono per circa 300 metri verso i checkpoint veri e propri, gestiti dai contractor. Quelli egiziani, quindi, fanno scendere i passeggeri per i controlli e i colloqui iniziali. I conducenti rimasti a bordo portano i propri veicoli verso un ulteriore punto di controllo, dove vengono passati attraverso un modernissimo scanner a raggi x della Leidos dai contractor americani.

Richiedi prestito online

Procedura celere

 

Sfruttando una tecnologia potenziata dall’Intelligenza Artificiale, lo scanner esamina i veicoli da più angolazioni contemporaneamente e ne archivia tutte le immagini. L’intera procedura di controllo può durare dai venti ai quaranta minuti a veicolo ed è stata appositamente concepita per ridurre al minimo il contatto tra americani e popolazione locale.

Contatti che, comunque, diversi palestinesi descrivono come “molto rispettosi”, anche se i controlli risultano effettivamente “lenti e faticosi”.

Singolare quanto accaduto il 30 gennaio: un veicolo camuffato da auto delle Nazioni Unite ha cercato di attraversare il checkpoint. I contractor americani si sono immediatamente accorti del maldestro tentativo e hanno condotto un’ispezione più approfondita sull’automobile. Inclusa la perquisizione manuale di tutti i bagagli al suo interno. Non sono però state trovate né armi né esplosivi.

 

 Nelle puntate precedenti…

Già prima dell’inizio delle operazioni israeliane l’impiego di contractor nella Striscia di Gaza era stato preso in considerazione da più parti e per varie tipologie di incarichi.

Oltre al fatto che, per un certo periodo di tempo, gli stessi palestinesi hanno avuto una propria compagnia di sicurezza privata a Gaza, in grado di catturare l’attenzione mediatica internazionale per la rilevanza dei contratti che si è aggiudicata: la Secure Land.

Prestito condominio

per lavori di ristrutturazione

 

Tornando ai più recenti e tragici fatti del 7 ottobre 2023, già dopo qualche ora dall’attacco di Hamas società di contractor si sono mosse nella Striscia di Gaza – e non solo – per evacuare civili e cittadini stranieri: in particolare dipendenti di multinazionali, operatori umanitari e giornalisti a rischio di bombardamenti aerei, attacchi missilistici, combattimenti urbani, chiusure di frontiere ecc.

International SOS, società di sicurezza e gestione dei rischi, ha evacuato almeno 200 persone tra Israele, Gaza e Libano; oltre ad averne supportato “centinaia di altre” con avvisi, informazioni e consigli sulla sicurezza.

Epilogo più drammatico, invece, quello del convoglio di World Central Kitchen, colpito da un drone israeliano nell’aprile 2024 a Deir al-Balah. Tra le sette vittime anche tre contractor della compagnia di sicurezza privata Solace Global. Gli ex militari britannici si occupavano della sicurezza degli operatori della ONG americana.

Di contractor si era parlato anche nel marzo dell’anno scorso, in merito a chi dovesse occuparsi della protezione dei mezzi e della distribuzione di aiuti umanitari, primo fra tutti il molo galleggiante allestito dall’Esercito e dalla Marina degli Stati Uniti lungo la costa di Gaza, per farvi giungere rifornimenti dal mare.

Stante la scarsa propensione di Paesi stranieri – arabi in primis – ad inviare propri contingenti, l’impossibilità di Israele in quanto parte coinvolta nelle ostilità, l’inadeguatezza dell’Autorità Palestinese e di Hamas, nonché la perdita di credibilità delle Nazioni Unite – in particolare, dell’UNRWA – agli occhi di Tel Aviv sono rimaste ben poche alternative a quella privata.

Finanziamenti e agevolazioni

Agricoltura

 

La Global Delivery Company (GDC) dell’affarista israelo-americano Mordechai “Moti” Kahana, specializzata in logistica e operazioni di soccorso in situazioni di guerra e calamità naturali, ha presentato al Ministero della Difesa e al Governo israeliano un progetto per garantire la consegna di aiuti umanitari ai civili di Gaza, evitando appropriamenti indebiti o estorsioni da parte di Hamas o gruppi criminali.

Basti pensare, infatti, che dei 109 camion di aiuti umanitari entrati nella Striscia di Gaza dal valico di Kerem Shalom il 16 novembre 2024, ben 98 sono stati saccheggiati.

Il piano di Kahana, della durata iniziale di sei mesi ed un costo di 200 milioni di dollari, proponeva la creazione di un centro di raccolta di aiuti umanitari vicino al valico di Beit Hanoun (Erez), in un ex magazzino doganale di Hamas, dimostrando così un controllo simbolico del territorio.

Sul territorio sarebbero stati poi schierati circa 100 contractor, subappaltati da GDC da una PMSC britannica, per proteggere il sito e i convogli di camion che si sarebbero diretti verso ulteriori punti di distribuzione.

Più nello specifico, una forza di guardia permanente composta da 40 uomini per il centro di raccolta, con due squadre da sette uomini su veicoli blindati, con armamento leggero ed equipaggiamenti antisommossa per garantire la sicurezza dei convogli composti da un massimo di 20 camion.

A pochi chilometri di distanza, una forza di reazione rapida di 13 uomini pesantemente armati, pronta ad intervenire in caso di necessità.

Sconto crediti fiscali

Finanziamenti e contributi

 

Questo anche per scongiurare eventi tragici come il “massacro della farina” del 29 febbraio 2024 a Gaza City, quando le truppe israeliane hanno aperto il fuoco su una folla di palestinesi in attesa degli aiuti umanitari: 118 le vittime e 760 i feriti secondo il Ministero della Sanità di Hamas.

Da questo progetto pilota Kahana contava di espandersi in tutta Gaza, creando addirittura fino a 14 “comunità recintate” sicure, sotto sorveglianza armata e con sistemi di identificazione biometrica, in cui fosse consentito l’accesso solo a chi non avesse legami con Hamas, Jihad islamica o altri gruppi terroristici o criminali.

Tuttavia, tale proposta è tornata al ministero della Difesa, senza alcuna direttiva da parte della leadership politica.

A gennaio 2025, alla richiesta di partecipare con altri Paesi ad un’amministrazione temporanea di Gaza e alla sua ricostruzione dopo il ritiro dell’esercito israeliano, gli Emirati Arabi Uniti hanno suggerito l’impiego di contractor ​​come parte di una forza di mantenimento della pace.

Infine, i ripetuti tentativi del presidente Erdogan di ritagliarsi un ruolo nella ricostruzione di Gaza – se non addirittura nella sua governance – hanno fatto presagire un sicuro impiego dei contractor della PMC turca SADAT.

Fondata nel 2012 dall’ormai defunto Adnan Tanriverdi, SADAT ha sempre rappresentato un fondamentale strumento del neo-ottomanesimo di Erdogan, più che mera società di consulenza di difesa e sicurezza come si pubblicizza sul web.

Tanriverdi stesso, che non ha mai nascosto le sue inclinazioni islamiste e per le quali è stato anche cacciato dall’Esercito turco, ha addirittura invocato la creazione di un “esercito islamico per la Palestina”, minacciando gli israeliani di rappresaglie in caso di operazioni a Gaza.

 

Alcune considerazioni

Lo schieramento di contractor a Gaza ha rappresentato un nodo cruciale nel raggiungimento di un accordo di cessate il fuoco tra le parti.

Più volte, infatti, i colloqui si erano arenati per l’insistenza, da una parte di Israele nell’avere checkpoint presidiati dai propri uomini; dall’altra di Hamas e del consorzio multinazionale di farli gestire, invece, da “parti neutrali”.

Tutto sommato a Israele, già impegnata dal 2009 in un processo di privatizzazione totale o parziale dei checkpoint di Gerusalemme Est, West Bank e, appunto, Gaza, l’idea non poteva non piacere. Ovviamente con le debite garanzie.

Se non altro, considerando i contractor un’alternativa più affidabile delle Nazioni Unite e una potenziale testa di ponte di un’auspicata futura forza internazionale, sostenuta da Paesi del Golfo come l’Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti che attualmente non sono coinvolti.

Certo è che il tornare a sentir parlare di contractor (quelli del Gruppo Wagner sono sempre ed unicamente stati definiti mercenari!) dopo le esperienze di Iraq e Afghanistan, ha destato non poche perplessità e preoccupazioni.

Il ricorso a Compagnie Militari e di Sicurezza Private infatti è da tempo controverso per via di tutta una serie di criticità riguardanti in particolare i crimini e abusi commessi, nonché le zone grigie che hanno sempre caratterizzato il loro operato e responsabilità penale.

Tra le decine di episodi che li hanno visti come protagonisti nei primi anni 2000 non si possono certamente scordare gli abusi del carcere di Abu Ghraib, ad opera dei contractor di CACI International e il massacro di piazza Nisour a Baghdad nel 2007, quando uomini della Blackwater uccisero 17 civili inermi.

I quattro contractor della Blackwater condannati negli Stati Uniti sono stati graziati dal presidente Trump alla fine del suo primo mandato, mentre la CACI, dopo oltre 15 anni di battaglie legali e di dubbi sulla possibilità di citarla in giudizio, è stata condannata a fine novembre ad un risarcimento da 42 milioni di dollari a tre iracheni torturati dai suoi inquisitori.

Il dispiegamento di contractor americani a Gaza comporta anche tutta una serie di rischi per la loro incolumità, in grado di provocare escalation indesiderate.

Militanti di una delle fazioni armate, così come semplici cittadini esasperati per l’incessante sostegno di Washington ad Israele potrebbero attentare alla loro vita con IED, trascinarli in scontri a fuoco o prenderli in ostaggio proprio mentre l’amministrazione Trump cerca di impedire che il conflitto tra Hamas e Israele si riaccenda.

Questo implicherebbe una delicata decisione di Washington sull’attuazione di una rappresaglia col rischio di surriscaldare ulteriormente la situazione o incentivare altri attacchi infondendo un sentimento di impunità per una mancata risposta militare.

Guardando al passato, la brutale uccisione di 4 contractor della Blackwater in Iraq nel 2004 ha reso necessaria una risposta militare, culminata nella battaglia di Fallujah e con la morte di 27 soldati americani e più di 200 iracheni.

Secondo Ahmed Fouad Alkhatib del think tank Atlantic Council, però, i contractor americani non correrebbero alcun rischio per il significativo effetto propagandistico che Hamas attribuisce alla loro presenza e ruolo nel ritorno degli sfollati nel nord di Gaza: una sua vittoria su Israele.

Una sorta di quella stessa intoccabilità di cui gli americani godevano anche in passato, salvo poi, il 15 ottobre 2003 subire la perdita di tre contractor di DynCorp International nell’attacco a un convoglio diplomatico.

Come se non bastasse, nonostante il cessate il fuoco la Striscia di Gaza rimane estremamente pericolosa. Frequenti gli episodi di colpi di avvertimento sparati da truppe israeliane o dai droni per fermare veicoli o cittadini palestinesi che cercavano di avvicinarsi troppo ai confini o di sottrarsi ai checkpoint. Risale a fine gennaio, infatti, l’uccisione per fuoco amico di un contractor del Ministero della Difesa israeliano.

Oltre alle sopraccitate criticità, sicuramente le più serie e rilevanti, ne rimangono tradizionalmente altre come la corruzione o le sovrafatturazioni: tra Iraq e Afghanistan sono stati persi dai 31 ai 60 miliardi di dollari, l’aggiudicazione di contratti a torbide società o ad operatori con trascorsi discutibili, così come il rischio che questi rifiutino di eseguire gli ordini o rescindano semplicemente i contratti quando non più ritenuti convenienti o per disallineamenti tra i propri interessi e quelli dei committenti.

Vero è che dopo la strage di Piazza Nisour il Governo americano ha imposto un regime di controllo molto più stringente per le PMSC, con rigide regole di ingaggio, meccanismi di monitoraggio più accurati e sistemi di imputazione di responsabilità più.

Un giro di vite che parrebbe aver funzionato estremamente bene e che può rendere il contributo delle PMSC a Gaza davvero incalcolabile, anche ai fini della tenuta del cessate il fuoco.

Resta da vedere ora come Hamas reagirà alla minaccia di Donald Trump di “scatenare l’inferno” su Gaza se non riprenderà la liberazione degli ostaggi israeliani entro il 15 febbraio e quali ripercussioni tutto ciò avrà sui contractor, sulla loro presenza e loro compiti.

Foto: DDGeopolitics/X/Reuters, IDF, WAFA, AFP e YNET

Mappe: BBC e Institute for the Study of the War (ISW)

 



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link