Imperniata su Roma ma con lo sguardo a oriente, la santa sede è stretta dall’attuale. Alla geopolitica vaticana non è concesso libero arbitrio, in quanto vincolata dallo spazio-tempo. E anche dalla demografia.
Nemmeno al pontefice è concesso margine di manovra, per quanto si possa equivocare il contrario. Anche l’agire dell’uomo investito dal potere divino è posto al bivio: soccombere oppure seguire il flusso intercettando il fisiologico mutare delle cose, volgendo lo sguardo alle periferie.
Secondo l’Annuario Pontificio, nel 2022 la popolazione cattolica mondiale ha raggiunto 1,36 miliardi, con incrementi particolarmente marcati in Africa (+7,3 milioni) e in Asia (+889.000), mentre l’Europa ha registrato un calo di 474.000 fedeli.
La partita della Chiesa contro la secolarizzazione in Occidente è ormai perduta; di conseguenza lo sguardo verso Oriente è scelta obbligata. A plasmare l’operato della Santa Romana chiesa vi è innanzitutto il suo passato, senza di esso non potremmo interpretarne l’agire.
Genesi
L’adozione di un’ideologia o di una religione da parte di una potenza non è mai un atto casuale né dettato esclusivamente dal fascino intrinseco delle idee. Le ideologie – qui intese non con connotazioni positive o negative, ma come idee che si fanno strumenti di una comunità o di uno Stato – vengono adottate quando rispondono a esigenze strategiche in un determinato contesto storico.
Ne è esempio l’adozione del cristianesimo da parte di Roma. Dopo secoli di persecuzioni, culminate con l’Editto di Milano del 313 d.C., il cristianesimo passò a religione di Stato, trasformandosi in pilastro spirituale e ideologico dell’ecumene romana. Questa transizione, tuttavia, non fu dettata solo da ragioni etico/spirituali, ma rispondeva a precise necessità geopolitiche.
Nel IV e V secolo, l’Impero Romano si trovava a fronteggiare criticità crescenti, in primis la sua eterogeneità etnica, culturale e religiosa. I confini estesi e la pluralità di popoli che componevano l’Impero rendevano sempre più difficile garantire l’unità.
La religione politeistica greco-romana aveva perso la capacità di coagulare le diverse componenti sociali ed etniche sotto una narrazione condivisa
Il cristianesimo, al contrario, offriva un messaggio universalistico, capace di irradiarsi trasversalmente tra i popoli dell’Impero. Messaggio in linea con l’universalismo dell’Impero, che necessita(va) dello strumento ideologico per mantenere il controllo su un territorio tanto eterogeneo.
Mentre il politeismo greco-romano rimaneva radicato in tradizioni locali e in narrazioni mitologiche frammentate, il cristianesimo proponeva una visione globale della comunità umana. Questo universalismo si allineava perfettamente con la pretesa imperiale di dominare un’ecumene unificata.
Il concetto di un’unica verità divina e la promessa di redenzione per tutti gli uomini trovavano una corrispondenza naturale nell’idea di un Impero che si proponeva come l’unico garante della civiltà e dell’ordine mondiale. In altre parole, la portata del messaggio di Cristo rilanciava e rafforzava l’universalismo di Roma.
Nel 313 d.C. Costantino concesse ai cristiani legittimazione politica, inserendoli nell’intelaiatura imperiale consolidando il potere dell’imperatore come figura non solo politica, ma anche spirituale e gettò le basi per trasformare il cristianesimo in religione di Stato, processo compiuto con l’editto di Teodosio nel 380 d.C.
Il crollo dei valori
Così come le credenze pagane persero gradualmente la loro forza attrattiva con l’avvento dei valori cristiani, anche i principi fondanti della Chiesa ne hanno subito l’erosione, progressivamente soppiantati dai valori della modernità.
Francesco Battelli nel testo “Società, Stato e Chiesa in Italia” si interroga sul declino morale e spirituale della società italiana e individua il principio del decadimento morale della Chiesa con il dispiegarsi della stagione rivoluzionaria e l’affossamento dell’antico regime “sul quale si era retta per secoli l’impalcatura istituzionale prevalente in Europa e la stessa concezione della legitima potestas.”
Nonostante lo scisma protestante del Cinquecento, l’Ancien Régime si basava su una stretta relazione tra autorità religiosa e civile, che si sostenevano reciprocamente per mantenere l’ordine sociale.
Con l’avvento degli ideali illuministici il piglio universalistico della chiesa venne meno. Sempre secondo Battelli, le cause del declino dell’universalismo cristiano in Occidente sono da rintracciare a partire dalla Rivoluzione Francese e dalla diffusione degli ideali illuministici.
L’illuminismo, ancora prima del 1789, aveva già preparato il terreno alla metamorfosi. l’idea di libertà individuali e dell’imposizione del singolo individuo sulla collettività. – ciò che l’attuale pontefice continua a rimproverare all’Occidente – contraddicevano i principi fondanti della Chiesa delegittimandone il monopolio culturale e morale.
Tra il 1815 e il 1830, la Chiesa mise in atto i tentativi di restaurare il precedente status quo. Il ritorno dei sovrani legittimi sancito dal Congresso di Vienna e il ripristino dello Stato pontificio illudevano un completo ritorno all’ordine prerivoluzionario.
Un esempio illuminante è il giudizio dell’abate Félicité de Lamennais, che nel 1821 scriveva a Joseph de Maistre esprimendo il suo scetticismo sulla possibilità di un ritorno completo al passato, definendo il cambiamento “una malattia mortale”.
La morte di Dio
Qualche anno dopo fu definitivamente dichiarato il decesso della Divinità. L’annuncio della dipartita fu affidato da Nietzsche al folle, che, cercando Dio come Diogene cercava l’Uomo, si rivolgeva non solum ai credenti, sed etiam tutti, anche agli atei. Dimostrazione che Dio non era solo questione di fede, ma un intero sistema di valori introiettato all’interno della psicologia collettiva.
E quando l’impalcatura dei valori su cui gli uomini avevano per secoli basato il proprio sistema di pensiero è crollata, la conseguenza inevitabile di questa perdita è stata il nichilistico vuoto di significato che si crea quando le fondamenta morali e valoriali tradizionali vengono abbandonate.
Il filosofo non si limita soltanto a diagnosticare la malattia, ne propone la cura. Chi riesce a farsi Oltreuomo dopo aver attraversato il crollo delle certezze del passato fonda la propria esistenza sulle solide fondamenta che si incarnano nella consapevolezza di sé. Zarathustra invitava ad assumersi la responsabilità del proprio destino, trovando soddisfazione e realizzazione nella costruzione autonoma del senso della propria esistenza. Impresa già di ardua attuazione per il singolo, figurarsi per un’intera collettività.
La “morte di Dio” e il crollo dell’Antico Regime sono state entrambe manifestazioni di una crisi profonda. Entrambe hanno segnato la fine di un ordine universale che aveva regolato il mondo per secoli e hanno aperto una nuova fase in cui l’uomo deve confrontarsi con il vuoto lasciato da questa perdita, cercando nuovi significati. Ma gli uomini non sono mai trascesi a sé stessi. I dogmi e i valori della tradizione cristiana non sono scomparsi, ma sono stati semplicemente sostituiti dai dogmi della scienza positivista e da nuovi modelli di comportamento.
Analisi
Da qui il vertiginoso calo di fedeli nel continente europeo. Stando ai dati Nel 1910, l’Europa ospitava il 66,3% dei cristiani di tutto il mondo, rappresentando il centro nevralgico del cristianesimo globale. Un secolo dopo, nel 2010, questa percentuale era crollata al 25,5%, segno di un progressivo spostamento del baricentro del cristianesimo verso altre regioni del pianeta. Secondo le proiezioni del Pew Research Center, entro il 2050 questa quota scenderà ulteriormente al 15,6%, confermando il declino dell’Europa come fulcro della fede cristiana e il suo crescente ruolo periferico rispetto alle nuove aree di espansione demografica e religiosa, come l’Africa, l’Asia e l’America Latina.
Negli Stati Uniti, la percentuale di adulti che si identificano come cristiani è diminuita dal 78% nel 2007 al 65% nel 2019. Si prevede che, se le attuali dinamiche demografiche e culturali continueranno, il cristianesimo perderà il suo status di religione di maggioranza entro il 2070.
Lo sguardo della Santa Sede non a caso si è volto a oriente, in smacco a Washington, che vorrebbe la Santa Romana Chiesa più allineata. Recentemente è stato rinnovato l’Accordo Santa Sede-Cina sottoscritto la prima volta il 22 settembre 2018 e già prolungato due volte, nell’ottobre 2020 e nell’ottobre 2022. Nel 2010, si stimava che circa 33 milioni di cinesi fossero cristiani, su una popolazione di 1,3 miliardi. Questa cifra comprende sia cattolici che protestanti.
Il Pew Research Center indica che circa il 90% dei cristiani in Cina sono protestanti, con una crescita significativa negli ultimi decenni. Nel 2018, circa 18 milioni di adulti cinesi si identificavano come protestanti.
Altre fonti riportano che la popolazione cristiana in Cina ha smesso di crescere a causa delle restrizioni imposte dal governo cinese, con un numero significativo di cattolici che ha subito un calo.
Il professor Fenggang Yang della Purdue University ha proiettato che, mantenendo l’attuale tasso di crescita, la Cina potrebbe diventare il paese con il maggior numero di cristiani entro il 2030, superando gli Stati Uniti.
Contraddittorietà dei dati che non arresterà il tentativo di evangelizzare l’Asia, che rimane imperativo strategico da perseguire nel prossimo futuro.
Anche il continente nero assume valore strategico per l’operato pontificio. la proliferazione demografica ha contribuito a registrare una crescita esponenziale del cristianesimo. Secondo proiezioni, entro il 2050 il l’Africa ospiterà circa 1,2 miliardi di cristiani, pari alla somma dei cristiani di America Latina e Europa messe insieme. non a caso nel Giubileo straordinario della Misericordia indetto nel 2015 da Jorge Mario Bergoglio, le ante del portale della cattedrale di Notre-Dame si spalancarono a Bangui.
Di questa tendenza ne è dimostrazione plastica la composizione dei cardinali, di provenienza 13 dall’Africa e 18 dall’Asia.
Nei prossimi anni, assisteremo ad altri viaggi del pontefice nelle periferie del pianeta, evangelizzando nuovi cristiani attraverso un messaggio adattato in base ai relativi contesti. Redimendo l’umanità dai peccati commessi attraverso le guerre, su cui Francesco continuerà a premere affinché si giunga all’atteso congelamento dei fronti, irradiando il messaggio anche attraverso il Giubileo.
Prima spingendo l’Ucraina verso le trattative con Mosca, inviando lettere ai nunzi apostolici di entrambe le parti in causa, sottolineando l’urgenza di rinnovati sforzi diplomatici per fermare la progressione del conflitto, poi tentando la penetrazione dal sottosuolo di una Cina sigillata ermeticamente.
Ciò che annuncia Francesco attraverso la Santa Romana Chiesa risuona tra 1,39 miliardi di cattolici, pari a circa il 17,7% della popolazione globale. Sebbene il pontefice debba confrontarsi con sfide significative – come il declino dei fedeli in Europa e la crescente concorrenza delle chiese evangeliche e pentecostali, in particolare in America Latina, storico bastione cattolico – essa mantiene una presenza centrale in Urbe globali.
Al di là delle contraddizioni statistiche, anche se l’Impero del Papa tenta di sopravvivere, costretto a reinventarsi in nuovi scenari auspicando la propria resurrezione, ha ancora un peso nel mondo. Nonostante Nietzsche ne abbia annunciato la fine più di un secolo fa, stabilirne il decesso definitivo oggi è atto prematuro. La Chiesa non è morta: è in attesa della sua prossima resurrezione. In Occidente giace nel suo sepolcro, nel resto del mondo entità in attesa del Terzo Giorno.
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