“I am Mahsa”, inaugurata la scultura in onore della donna simbolo della protesta iraniana

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La scultura che rappresenta il volto di Mahsa Jina Amini sarà collocata in Palazzo Strozzi Sacrati. Stamani è stato lanciato anche l’appello per la liberazione e la salvezza di Pakhshan Azizi, attivista curda condannata a morte nel luglio 2024

E’ stata inaugurata oggi in Sala Pegaso la scultura “I am Mahsa”, opera che rappresenta  il volto di Mahsa Jina Amini, donna simbolo di una protesta sociale e culturale della popolazione iraniana contro il regime che ha causato la sua morte per non aver indossato in modo “corretto” l’hijab. 

La scultura in bronzo del volto della martire  – grazie all’organizzazione di Florence Biennale, Mostra internazionale di arte contemporanea e di design, e con il patrocinio e il contributo della Regione Toscana – troverà la definitiva collocazione a Palazzo Strozzi Sacrati.

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A inaugurare l’opera, il presidente Eugenio Giani e la capo di gabinetto della presidenza e ideatrice de La Toscana delle Donne, Cristina Manetti e l’assessora alle pari opportunità Alessandra Nardini. Con loro, Jacopo Celona, direttore della Florence Biennale e presidente dell’Associazione Artimino Contemporanea, Sarah e Giacomo Del Giudice, della Fonderia del Giudice, Claudia Chianucci, Elena Quirini e Rocco Spina, docenti della classe di scultura del Liceo Artistico di Porta Romana, a Firenze e Sabri Najafi, attivista del movimento donne iraniane). 

Non potendosi allontanare dalla Norvegia per motivi inerenti la richiesta di asilo politico, l’artista iraniano Partin Bastan e sua moglie Marjan Najafi – autori del primo bozzetto in creta dell’opera oggi trasformata in scultura bronzea – che si sono collegati in videoconferenza da remoto. 

Durante l’evento è stato anche annunciato che all’associazione “Movimento donna vita libertà Firenze”, insignita lo scorso anno del Pegaso d’oro, la Regione Toscana ha concesso l’autorizzazione per l’uso di una stanza in uno stabile in via Capodimondo a Firenze, per svolgere la propria attività. 

“Tutti voi ricorderete quando nel 2022 Mahsa Amini si rifiutò di portare il burka e per questo fu condannata a morte da un regime che nega la libertà – ha detto il presidente Eugenio Giani –  Le donne iraniane che anche qua a Firenze operano, hanno voluto che il simbolo di Masha Amini fosse nella nostra Sala Pegaso, all’interno della Regione, cuore della rappresentatività del popolo toscano. Oggi abbiamo inaugurato questa scultura che sarà sempre con noi a ricordare Masha e le donne dell’antica Persia che lottano per la loro libertà, e che hanno la solidarietà, il sostegno e l’appoggio di ciascuno di noi”.

“Con questa opera – ha detto Alessandra Nardini –  l’autore lancia un grido contro quello che sta accadendo ed è accaduto in Iran ma voglio ricordare anche in Afghanistan e in tutti quei Paesi del mondo in cui quotidianamente i diritti vengono calpestati, a partire da quelli di noi donne. Siamo al fianco del movimento Donna Vita e Libertà, e al fianco di tutte le associazioni e le donne, le persone, che lottano per affermare diritti, libertà e dignità. In Iran vengono negati diritti fondamentali che oggi noi in Italia diamo per acquisti e per scontati. Questa di Jina Mahsa Amini è la storia di una ragazza che è stata uccisa per aver indossato in modo ritenuto sbagliato il velo ma non è stata la prima né l’ultima vittima di quel regime. Quindi dobbiamo davvero far sentire la nostra voce affinché in Iran e in ogni altra parte del mondo le donne siano libere. Siamo qua per questo. La Toscana è terra di diritti, siamo stati apripista per i diritti delle donne, ma ancora oggi ci sono zone del mondo in cui le donne i diritti e le libertà di noi vengono negate e  persino la nostra vita e la sicurezza è a repentaglio, e questo non è accettabile né per loro né per le bambine che domani saranno donne. La Toscana con quest’ opera e con le tante azioni – ricordo l’impegni contro le mutilazioni genitali femminili ad esempio – è attiva e in prima linea su questo fronte, una scelta di cui siamo orgogliosi e che conferma la nostra storia e il nostro DNA”.

“Dopo che al movimento di Donna Vita Libertà il presidente Giani ha conferito il Pegaso d’oro – ha detto Cristina Manetti – adesso siamo riusciti a dare anche una sede, un luogo fisico, un supporto concreto per portare avanti le loro battaglie. Siamo felici di accogliere questa statua che rafforza l’impegno della Regione Toscana al fianco delle donne iraniane e curde. Masha Amini è solo uno dei simboli di questa battaglia e vogliamo che da quello che è avvenuto scaturisca la forza per  continuare a combattere per tante altre ragazze che sono oggi in carcere, ricordo per tutte  Pakhshan Azizi, attivista della minoranza curda che rischia la vita perché la pena di morte non è stata ritirata. Da qua, dalla Toscana parte un grido di libertà e di sostegno per tutte le donne e per i loro diritti, perché i loro diritti sono i nostri diritti”. 

 
Un progetto lungo 17 mesi

Tutto ebbe inizio nell’ottobre 2023, in occasione della XIV Florence Biennale, quando alla Fortezza da basso di Firenze fu allestito lo spazio “I Am Mahsa” dedicato alle artiste iraniane e soprattutto in ricordo degli avvenimenti che avevano portato alla morte di Mahsa Amini nel settembre 2022 e alla nascita del movimento “Women, Life, Freedom”.

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In questo contesto, l’artista iraniano Partin Bastan e sua moglie Marjan Najafi parteciparono alla XIV Florence Biennale grazie all’ospitalità della Fondazione Robert F. Kennedy International House of Human Rights e, davanti agli occhi di migliaia di visitatori, ora dopo ora plasmarono dal vivo il modello in creta raffigurante il volto di Mahsa Amini, vero e proprio omaggio a un simbolo di trasformazione e di lotta per la libertà. 

Una volta conclusa la Biennale, il modello rimase a Firenze, diventando il “seme” di un’iniziativa di più ampio respiro che stava pian piano prendendo forma. 
A gennaio 2024 il modello fu consegnato al Liceo Artistico di Porta Romana dove i docenti della classe di scultura, Claudia Chianucci, Elena Quirini e Rocco Spina, si attivarono per ricavarne un calco in gesso, utile per la successiva fusione in bronzo.

Quindi lo scorso settembre il modello in gesso e il calco in lattice sono stati traslati alla Fonderia Del Giudice, storica azienda Toscana di Strada in Chianti che quest’anno compie 50 anni di attività, che si è resa disponibile a effettuare la fusione in bronzo.
Adesso finalmente l’ultimo atto di un percorso virtuoso iniziato 17 mesi fa: in accordo con la Regione, la scultura così realizzata trova collocazione negli spazi di Palazzo Strozzi Sacrati, in Piazza Duomo a Firenze, dove rimarrà come ricordo e omaggio all’azione di una donna coraggiosa, nonché monito per l’azione delle future generazioni.



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