Secondo l’analisi di Unioncamere-InfoCamere diffuso il 17 febbraio 2025, il numero di imprese guidate da giovani sotto i 35 anni ha registrato una flessione di circa 153.000 attività in meno negli ultimi 10 anni. Si tratta di un diminuzione che in termini percentuali registra un calo del 24% e che porta il totale delle imprese giovanili a 486.000 unità, rispetto alle quasi 640.000 del 2014.
Un dato che, oltre a riflettere le difficoltà economiche del Paese, evidenzia anche la crisi demografica in corso, con una progressiva riduzione della popolazione giovanile attivamente coinvolta nel mondo del lavoro. Di fatto, il panorama imprenditoriale italiano sta attraversando una fase di trasformazione profonda.
Diminuiscono le imprese di under 35 in Italia soprattuto nei settori tradizionali
L’aspetto più significativo di questa evoluzione è la trasformazione settoriale che sta caratterizzando l’imprenditoria giovanile. In particolare, nei settori tradizionali, il calo delle imprese giovanili è stato particolarmente marcato.
Il comparto delle costruzioni ha visto una perdita di quasi 40.000 attività, con una contrazione del 38,7%. Anche il commercio ha sofferto notevolmente, con oltre 66.000 imprese giovanili che sono scomparse, registrando un calo del 36,2%. Le attività manifatturiere hanno visto una riduzione del 35,9%, con oltre 14.000 imprese in meno, ma anche l’artigianato, che tradizionalmente ha visto una forte presenza di giovani, ha perso oltre 47.000 imprese, segnando una contrazione del 28,1%.
Infine, c’è stata una diminuzione delle iniziativa di imprenditoria femminile under 35, che hanno registrato una contrazione significativa, con oltre 43.000 attività in meno, pari a un -24,5%, insieme alle imprese giovanili guidate da stranieri, che hanno subito una riduzione di circa 35.000 unità (-27,4%).
Il settore tecnologico e delle innovazioni regge
Tuttavia, c’è un settore che sembra trainare le nuove iniziate imprenditoriali tra i giovani e, mentre un lato diminuiscono le attività nei settori tradizionali, dall’altro emergono nuovi comparti, più dinamici e legati all’innovazione tecnologica. Il settore dei servizi alle imprese, ad esempio, in questo senso ha visto una crescita del 3,5%, con quasi 2.000 imprese giovanili in più, mentre l’agricoltura si è mantenuta stabile. Questi dati suggeriscono che i giovani imprenditori si stanno orientando verso ambiti in cui competenze specializzate e l’uso di tecnologie avanzate possano generare valore aggiunto.
Per questo motivo, se si vuol trarre vantaggio da questa evoluzione, come ha sottolineato Andrea Prete, presidente di Unioncamere, bisogna investire nelle politiche di supporto mirate. L’accento, n particolare, va posto non solo sulla semplificazione dell’accesso al credito, ma anche sull’acquisizione delle competenze necessarie per operare in settori ad alta intensità di conoscenza e innovazione. Si tratta di un cambiamento che potrebbe generare nuove opportunità per le generazioni future, se sostenuto da un adeguato ecosistema imprenditoriale.
Mezzogiorno in difficoltà
Uno degli aspetti più critici emersi dallo studio riguarda i numeri in calo soprattutto nel Mezzogiorno, che confermano ancora disparità territoriali tra nord e sud. Il calo delle imprese giovanili è stato più marcato infatti nelle regioni centrali e meridionali. In particolare, nelle Marche, Umbria e Toscana si sono registrate perdite superiori al 30%, con la regione marchigiana che ha visto il peggior dato: una riduzione del 36,7%. Anche nel Mezzogiorno il fenomeno è preoccupante, con Molise, Abruzzo e Calabria tra le regioni con le perdite più consistenti, rispettivamente del 35,6%, 35,2% e 34,4%.
Al contrario, alcune regioni del Sud, come la Sicilia e la Puglia, sebbene abbiano registrato una contrazione significativa (oltre il 32% per la Sicilia e il 28,6% per la Puglia), mantengono una solida presenza di imprenditoria giovanile, con rispettivamente quasi 43.000 e 34.000 imprese under 35. Queste aree, pur soffrendo le difficoltà strutturali proprie del Sud, sembrano mantenere una spinta imprenditoriale più marcata rispetto ad altre regioni italiane.
Il calo delle imprese giovanili, pone un interrogativo cruciale sulla sostenibilità del modello economico italiano. È evidente che l’imprenditoria giovanile sta subendo una forte contrazione, ma è altrettanto chiaro che, parallelamente, i giovani imprenditori si stanno orientando verso settori più innovativi e tecnologici. La vera sfida ora è garantire che queste trasformazioni vengano supportate da politiche concrete, con interventi pubblici volti anche a ridurre il gap territoriale e nel creare un ambiente fertile per l’imprenditorialità giovanile, soprattutto nel Mezzogiorno.
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