Lunedì si sono dimessi quattro vicesindaci di New York: sono i principali collaboratori del sindaco Eric Adams, Democratico, e hanno comunicato di non poter più lavorare per l’attuale amministrazione «restando fedeli ai giuramenti fatti ai cittadini di New York».
Da ormai alcune settimane la quasi totalità degli esponenti del Partito Democratico, che a New York ha un’ampia maggioranza, chiede ad Adams di dimettersi. Lui rifiuta, e anzi assicura di volersi candidare per un secondo mandato (a giugno sono previste le primarie). Adams è accusato di essersi molto avvicinato all’amministrazione di Donald Trump, e di averlo fatto per risolvere i suoi problemi legali. Le dimissioni dei vicesindaci, formalmente una loro scelta personale, sono state decise per mettergli pressione: se non funzionerà, ci potrebbero essere tentativi di rimuoverlo forzatamente.
Eric Adams ha 64 anni ed è sindaco dal 2022: è un ex poliziotto con un lungo trascorso nella politica locale.
I suoi guai cominciarono nel settembre del 2024, quando fu incriminato per diversi reati federali: associazione a delinquere finalizzata alla corruzione, frode e finanziamenti elettorali illeciti da parte di cittadini stranieri. Un’indagine federale durata mesi si concentrò su legami di Adams con funzionari e uomini d’affari turchi e alcune donazioni ricevute per le sue campagne elettorali: regali e sconti del valore di oltre 100mila dollari, principalmente sotto forma di viaggi, vitto e alloggi in Turchia. Gli atti illeciti sarebbero iniziati già nel 2014, quando Adams diventò presidente del distretto di Brooklyn (uno dei cinque che compongono la città di New York).
Già dopo l’incriminazione, la prima di un sindaco in carica nella storia di New York, si dimisero sei dei suoi collaboratori più stretti, compresi due vicesindaci e due capi della polizia. Adams promise di dimostrare la sua innocenza in aula e li sostituì.
La scorsa settimana però il dipartimento di Giustizia della nuova amministrazione di Donald Trump ha chiesto ai giudici che si occupano del caso che le accuse contro il sindaco siano archiviate “senza pregiudizio”: significa chiudere l’inchiesta e il processo, che potrebbero però essere riaperti in seguito. La motivazione ufficiale della richiesta è stato garantire ad Adams la possibilità di svolgere «a pieno regime» le sue funzioni, soprattutto riguardo al «contrasto dell’immigrazione illegale». Negli ultimi tempi infatti Adams era sembrato avvicinarsi alle posizioni di Trump sul tema, promettendo di favorire le espulsioni, e aveva anche incontrato il responsabile delle politiche di frontiera Thomas Homan, anche definito “The Border Czar” (lo zar delle frontiere).
L’incontro con Thomas Homan a dicembre (Mayoral Photography Office/Michael Appleton via AP)
La richiesta di archiviazione arrivata da Emil Bove, viceprocuratore generale, ha portato a una serie di dimissioni fra le procuratrici e i procuratori che avrebbero dovuto eseguirla, a partire da quella di Danielle Sassoon, che stava portando avanti l’inchiesta. Nella lettera che annunciava le dimissioni, Sassoon ha definito la richiesta il risultato di «uno scambio di favori». Ora la decisione finale tocca al giudice Dale Ho, alla prima decisione importante dopo essere stato nominato da Joe Biden: sulla carta non ci sono molti margini per rifiutare la richiesta e se dovesse farlo la sua decisione sarebbe quasi sicuramente soggetta a un ricorso.
Ma la questione, da legale è diventata soprattutto politica: il presunto accordo di Adams con Trump, o anche solo la maggiore vicinanza, sono state molto contestate dalla maggioranza Democratica. Il deputato Ritchie Torres, che rappresenta un distretto del Bronx, ha detto alla CNN: «Un Democratico collaborazionista sta permettendo a una delle città più Democratiche d’America di essere occupata da un’amministrazione di estrema destra», e ha accusato Adams di essere diventato così innocuo da essere un «sindaco zombie».
Eric Adams dopo un’udienza alla corte federale a settembre (AP Photo/Yuki Iwamura)
I quattro vicesindaci che si sono dimessi sono stati meno radicali e netti. Sono tutti politici con una certa esperienza nella politica locale: Maria Torres-Springer era considerata la vera amministratrice della città, mentre Chauncey Parker aveva la delega alla Pubblica Sicurezza ed era quindi coinvolto nel processo di espulsione dei migranti entrati illegalmente nel paese. Adams ha ringraziato i dimissionari per il lavoro svolto ma ha detto che la cosa non cambierà la sua determinazione a restare: «Analizzate quello che ho fatto da quando sono stato incriminato, i risultati che ho raggiunto: vedrete la mia capacità di governare nonostante la “tempesta”. Continuerò a farlo».
Il Partito Democratico si è quindi rivolto alla governatrice dello stato di New York, Kathy Hochul, considerata fino a qualche settimana fa un’alleata di Adams: Hochul avrebbe il potere di avviare una complessa procedura che potrebbe portare alla rimozione forzata di Adams. Come lei stessa ha sottolineato, è però un potere che non è mai stato utilizzato nei «235 anni della storia dello stato di New York» e implicherebbe la rimozione di un sindaco eletto e quindi di «ribaltare la volontà popolare».
Hochul ha detto di voler incontrare i principali leader della politica newyorkese per decidere «i prossimi passi».
Una protesta contro le politiche contro l’immigrazione di Adams (AP Photo/Seth Wenig)
Un’altra via percorribile per rimuovere Adams sarebbe istituire una “Inability Committee”, una “commissione per l’incapacità”, una sorta di versione locale di impeachment, che prevederebbe un accordo fra tutte le principali cariche della città per definire Adams “inadatto” a proseguire il suo mandato. Non è mai stata usata nella storia ed è soggetta a ricorsi legali: era stata pensata in caso di incapacità fisica del sindaco.
Se Adams dovesse essere rimosso, i poteri passerebbero a Jumaane Williams, Public Advocate di New York, una carica elettiva di collegamento fra cittadini e pubblica amministrazione, assimilabile a grandi linee a un difensore civico. Poi dovrebbero essere convocate elezioni per coprire quel che resta del mandato di Adams, che scade a fine anno.
Le elezioni per il prossimo mandato (2026-2030) si terranno comunque in autunno, mentre le primarie del Partito Democratico (che sono le “vere” elezioni, visto il sostegno diffuso al partito) saranno fra meno di quattro mesi. Anche se Adams dovesse davvero ricandidarsi, una sua rielezione sarebbe improbabile: otto altri Democratici hanno già annunciato di voler partecipare alle primarie. A questi potrebbe aggiungersi Andrew Cuomo, ex governatore dello stato di New York dimessosi nel 2021 per accuse di molestie sessuali: l’inchiesta nata da quelle accuse è stata archiviata nel gennaio del 2022.
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