Avola è il feudo elettorale di Luca Cannata. Ma è riduttivo. Perché l’aggettivo è superfluo: la città della mandorla è il suo feudo. Punto. E, come tutti i feudatari che si rispettino, il deputato nazionale di Fratelli d’Italia – oltre a governare per due mandati da sindaco dal 2012, passando lo scettro dopo un decennio alla sorella Rossana – è riuscito a costruire, secondo alcuni ex sodali “pentiti” (ma non soltanto), una piramide di vassalli, valvassori e valvassini, gestita da Cannata all’epoca della militanza in Forza Italia e tutt’ora in funzione da uomo forte dei meloniani a Siracusa. Un sistema in cui chi riveste una carica locale deve contribuire alla causa, devolvendo una parte della propria indennità. Ognuno con una tariffa diversa. Così c’è chi versa 200 euro, altri 350, qualcuno fino a 550 euro. Ogni mese, rigorosamente in contanti. Per tutta la durata dell’incarico. E chi non paga è fuori dal “gruppo”. Oltre che dalla carica.
«Funzionava così», assicurano alcuni dei diretti interessati. «Io ho appreso solo dopo di essere stato quello che pagava di più», confessa Fabio Iacono, ex presidente del consiglio comunale di Avola, passato di recente dalla schiera dei Cannata-boys a Forza Italia. «Quando sono stato eletto presidente, il sindaco mi ha chiesto di contribuire con il versamento di una somma di 550 euro. Dopo un paio d’anni che versavo questa cifra, li ho ridotti a 500 euro fino a quasi la fine del mandato», racconta Iacono, di professione avvocato, che afferma di avere pagato dal 2017 a fine 2022. «Corrispondeva circa alla metà dell’indennità. Lui mi ha sempre detto che servivano al pagamento della sede». Cioè del locale in piazza Umberto I, nel pieno centro del paese, laddove si trova anche la segreteria politica di Cannata. «Ho scoperto dopo che era una cosa che veniva chiesta anche ad altri. Per me era una questione riservata, mi dicevano che serviva per l’affitto, per l’affitto… Voglio dire, siamo ad Avola», commenta l’ex presidente del consiglio comunale. Che, finché è stato nel gruppo, non si è mai opposto. «Era un contributo esagerato, ma io lo davo perché pensavo che crescessimo, ma non cresceva nessuno…». Chi riceveva il denaro, secondo il suo racconto, era Cannata. personalmente.
Una versione che combacia esattamente con quella di Antonio Orlando, imprenditore agrumicolo, ex assessore allo Sviluppo rurale. A lui, però, veniva chiesto un contributo di 200 euro al mese. Dalla fine del primo mandato di Cannata, tra il 2015 e il 2016; e poi dal 2017 al 2022, quando è stato confermato nella giunta dell’attuale deputato nazionale. «La quota minima di accordo era di 300 euro, ma io non potevo permettermelo e quindi contribuivo meno». Non c’era una ricevuta né un’attestazione di pagamento. «Niente, niente. Si doveva fare. Era un obbligo, sennò non c’era pace per chi non pagava», afferma ancora Orlando.Con lo stesso metodo pagava anche l’ex assessore Luciano Bellomo, insegnante precario fino a poco tempo fa, già titolare del Turismo nel Cannata-bis e poi della Pubblica istruzione nella giunta della sorella. «Davo 350 euro, ma non sapevo realmente per cosa venissero usati. Mi sembrava di toglierli ai miei figli. Però se ti ribellavi lui ti levava da assessore», afferma Bellomo.
Iacono, Orlando e Bellomo sono ex “cannatiani” che potrebbero serbare rancore. E magari i loro racconti faranno felice chi li ha accolti in una nuova casa. Quella forzista, che nel Siracusano ha un altro padrone: il deputato regionale Riccardo Gennuso, acerrimo nemico di Cannata. La Sicilia, dopo avere ricevuto numerose segnalazioni (non usate nella nostra inchiesta) ha deciso di sentire la viva voce dei tre “pentiti”. Che, pur essendo oppositori, ci hanno messo la faccia.Ma si dà il caso che il meccanismo della restituzione viene confermato anche da chi ad Avola continua a stare nella giunta di Rossana Cannata. Come Deborah Rossitto, che di mestiere si occupa di marketing nella ristorazione e che è tutt’ora assessora allo Spettacolo. Lei ammette di versare circa 200 euro ogni mese. «È un contributo libero, non c’è una quota fissa». Per fare cosa? «Abbiamo comprato i defibrillatori da mettere qui ad Avola, oppure sappiamo che sono un fondo cassa se, per esempio, ci andiamo a mangiare una pizza tutti insieme». Rossitto avrebbe ricevuto, un anno fa, una sorta di rendicontazione delle spese pagate anche coi suoi soldi. Glieli ha mai chiesti nessuno? «Sapevo che funzionava così già da prima, ma di questo con gli altri colleghi della giunta non parlo. Non mi tiro indietro, essendo una consuetudine…».
Il venticello delle maldicenze siracusane racconta che pagasse la sua quota anche il deputato Ars Carlo Auteri, a cui è scattato il seggio a Palazzo dei Normanni dopo l’opzione di Cannata per il seggio a Roma. «Io non gli ho mai dato niente», smentisce seccamente il deputato regionale ex meloniano, finito nella bufera per lo scandalo dei fondi agli spettacoli. Ma Auteri ha avuto, per quasi due anni, come assistente parlamentare all’Ars una persona dello strettissimo entourage di Cannata. E cioè Francesca Rametta, moglie di Giuseppe Costanzo. Quest’ultimo è ex assessore al Turismo di Avola, attualmente definito «segretario fiduciario» di Fratelli d’Italia a Siracusa e tesoriere provinciale del partito. Il suo nome, come destinatario dei contributi in contanti, ricorre nei racconti dei tre ex sodali ora oppositori. Ma anche nella versione dell’attuale assessora Rossitto. «Io non consegno nessuna somma all’onorevole Cannata né alla sindaca. Li do invece a Giuseppe Costanzo, il coordinatore del gruppo politico di Avola che comprende diverse liste». Il trasferimento vviene in modi diversi: «A volte tramite bonifico, a volte no. Ci servono per pagare le spese del gruppo o l’affitto della nostra sede». Il gruppo è, ancora una volta, genericamente, il movimento che sostiene Cannata sul territorio. Ma l’immobile a cui fa riferimento l’assessora è quella di corso Gelone 68, a Siracusa. Che invece è la sede provinciale di Fratelli d’Italia.
A proposito: cosa sa il partito della leader Giorgia Meloni circa la “piramide Cannata”? Ufficialmente niente. Anche se il chiacchiericcio è arrivato alle orecchie di alcuni pezzi grossi regionali e nazionali. «Luca, ma che stai combinando?», gli è stato chiesto. Risposta fornita a qualcuno: «Tutto regolare, sono soldi tracciabili per il partito». Al quale, però, non risulta alcunché. La federazione di Siracusa ha chiesto la cosiddetta «autonomia finanziaria» la scorsa estate e Via della Scrofa l’ha concessa a settembre. C’è un conto corrente, dove confluiscono le “retrocessioni” del due per mille a FdI e le quote dei tesseramenti locali. Ma, in cinque mesi, c’è zero euro alla voce dei finanziamenti volontari. In compenso, fra i patrioti siculi, circola una stima (condivisa con i vertici nazionali, che sarebbero stati informalmente messi al corrente) su quanto abbia fruttato a Cannata il sistema delle contribuzioni dei suoi adepti: «Circa 400mila euro negli ultimi dodici anni». Forse considerando anche altri “volontari”. In una strana forma di indipendenza economica.
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