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Come potrebbe essere la patrimoniale di cui si torna a parlare? Al centro delle discussioni politiche torna la tanto temuta patrimoniale, che, come da sempre proposta, ritornerebbe solo per i cosiddetti ricchi e benestanti, anche se non si sa ancora come, quando e se effettivamente si farà.
Del resto, per anni si è parlato dell’introduzione di una patrimoniale su liquidità, beni di proprietà e investimenti che, però, non è mai diventata realtà. Vediamo quali sono ora le ipotesi possibili.
- Si torna a parlare di patrimoniale per i più ricchi, le discussioni e gli scontri
- Come potrebbe essere
Si torna a parlare di patrimoniale per i più ricchi, le discussioni e gli scontri
Piuttosto controverse le discussioni che sono riprese sulla introduzione di una patrimoniale per chi ‘possiede di più’ in Italia.
La misura, secondo chi la propone da sempre, sarebbe volta a redistribuire la ricchezza e a garantire equità fiscale tra i cittadini e non sarebbe un’imposta maggiore sui redditi da lavoro, ma si applicherebbe al capitale detenuto dal contribuente a titolo di beni mobili e immobili.
Ne sarebbero colpiti non tutti i contribuenti che hanno, per esempio, una casa di proprietà e qualche investimento ma i titolari di grandi capitali finanziari e di beni immobiliari di lusso e di grande valore.
Secondo il centrosinistra, sarebbe finalmente arrivato il momento di introdurre effettivamente una patrimoniale che colpisca i ricchissimi, e anche con urgenza, ma sono in diversi gli esponenti politici che sostengono che la misura si debba definire non solo a livello nazionale, ma anche a livello europeo.
Il presidente del M5S, Giuseppe Conte, ha, infatti, ben spiegato che la tassa dovrebbe essere fatta a livello globale o almeno europeo, sottolineando la necessità di una normativa comune in tal senso che sia anche equa e adeguata.
E, dunque, mentre Schlein e Conte rilanciano l’idea di una tassa globale sulle super ricchezze, per Nicola Fratoianni, segretario di Sinistra Italiana, si potrebbe fare subito, anche solo in Italia.
Solo lo scorso anno, si era iniziato a parlare di introdurre una tassa dell’1% sui patrimoni dei più ricchi del continente europeo, imposta che avrebbe rappresentato una nuova risorsa per l’Unione e il cui gettito avrebbe permesso di ampliare le politiche europee di transizione ambientale e sociale e di cooperazione allo sviluppo, in cofinanziamento con gli Stati membri.
La proposta era stata lanciata da un gruppo di esperti, guidati da Thomas Piketty, noto economista, e da Paul Magnette, politico belga, raccogliendo il consenso di diversi paesi comunitari, tra cui Spagna, Francia e Germania, ma decisamente meno propenso a tale idea si è dimostrato il nostro Paese.
Dal resta, tutt’ora, la maggioranza di centrodestra nega ogni discussione e impegno sulla definizione di una nuova patrimoniale per i più ricchi, specificando proprio che fino a quando ci sarà questo governo, non si farà mai nulla in tal senso.
Secondo il vicepremier Tajani, i grandi patrimoni non si dovrebbero toccare, perché sono importanti per gli investimenti e contribuiscono a favorire la crescita e lo sviluppo economico.
Eppure ci sarebbero già nuove ipotesi al vaglio per la sua definizione.
Come potrebbe essere la nuova patrimoniale
Al momento, infatti, Alleanza Verdi Sinistra ha proposto una tassa variabile per un minimo dell’1,7% sui patrimoni che superino i 5,4 milioni di euro in Italia.
Per la segretaria del Pd Schlein, l’idea potrebbe essere quella di potrebbe introdurre un’imposta minima al 2% sui patrimoni miionari, cercando, però, di evitare la fuga dei grandi patrimoni all’estero.
Per entrambi, come patrimoni si intendono sia la liquidità sui conti correnti che investimenti finanziari e immobiliari come case, terreni, capannoni. Ci potrebbero, essere, però, delle esclusioni come i soldi “destinati al bene comune e allo Stato” come quelli investiti in Bot, Btp e titoli di stato italiano, come già previsto quest’anno per l’Isee o per soldi investiti in aziende che creino occupazione.
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