Turismo e affiti brevi in Calabria, Scoppa (Confedilizia): settore ancora frenato dalla burocrazia

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Affitti brevi e la situazione in Calabria, una regione che tra pochi mesi si appresta ad accogliere una nuova stagione estiva, momento cruciale per il settore turistico e per il mercato di settore. Per questo motivo abbiamo chiamato in causa l’avvocato Sandro Scoppa, presidente di Confedilizia Calabria ed esperto di mercato immobiliare.

Negli ultimi anni gli affitti brevi sono finiti al centro del dibattito. Alcune città come Milano, Venezia e Barcellona hanno imposto forti restrizioni, seguendo l’esempio di Parigi e delle grandi metropoli statunitensi, mentre alcune economie asiatiche e Argentina hanno scelto la strada opposta. La Malesia, invece, ha adottato un sistema misto con restrizioni in alcune aree urbane ma una maggiore flessibilità altrove. Qual è la sua opinione?

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Gli affitti brevi rappresentano una risorsa fondamentale per il turismo e l’economia locale, consentendo a proprietari e viaggiatori di beneficiare di maggiore flessibilità. Tuttavia, invece di rimuovere le barriere fiscali e urbanistiche che ostacolano il mercato, molte amministrazioni hanno scelto politiche proibizioniste, con effetti deleteri su prezzi e offerta. A Venezia si è imposto un tetto alle licenze, mentre Milano ha discusso di limitazioni nel centro storico, come già avvenuto in città come Parigi, dove gli affitti brevi sono stati bersaglio di misure restrittive per presunti effetti negativi sulla residenzialità. In Spagna, Barcellona ha optato per sanzioni e restrizioni sui permessi, aggravando la carenza di alloggi disponibili. Negli Stati Uniti, New York ha introdotto regole talmente stringenti da rendere quasi impossibile affittare per periodi brevi, compromettendo la libertà dei cittadini e riducendo l’attrattiva turistica.

Dall’altra parte, il Giappone ha dimostrato che è possibile bilanciare il mercato senza soffocarlo con eccessive restrizioni. Con normative che garantiscono trasparenza e sicurezza senza limitare la concorrenza, ha favorito un ecosistema in cui proprietari e viaggiatori possono interagire liberamente, senza l’ingerenza statale che caratterizza molti paesi occidentali. Questo modello, che incentiva il mercato piuttosto che soffocarlo, è un esempio di come la deregolamentazione possa portare a un equilibrio tra esigenze turistiche e residenziali.

In Argentina, il presidente Javier Milei ha compiuto un passo decisivo, rimuovendo vincoli e permettendo una piena libertà contrattuale tra locatori e inquilini, favorendo un modello di mercato aperto che incentiva investimenti e innovazione nel settore.

I fautori delle restrizioni sostengono che gli affitti brevi alimentano il caro-affitti. Questa correlazione esiste davvero?

No. Il problema del caro-affitti è legato a fattori strutturali come restrizioni edilizie, eccessiva burocrazia e politiche fiscali penalizzanti. Accusare gli affitti brevi di alimentare la crisi abitativa significa ignorare le reali cause dell’inefficienza del mercato immobiliare. In città come Parigi e New York, nonostante le restrizioni severe, i prezzi delle abitazioni continuano a salire. In alcune economie asiatiche, invece, la libertà di affitto ha favorito una migliore distribuzione delle risorse immobiliari, dimostrando che un mercato meno vincolato può garantire equilibrio tra domanda e offerta senza sacrificare la disponibilità abitativa.

Si parla spesso di overtourism come conseguenza degli affitti brevi. Esistono alternative ai divieti?

L’overtourism non si risolve soffocando il mercato con restrizioni. Servono strategie intelligenti per distribuire i flussi turistici e rendere più attraenti aree meno battute. Il alcune economie asiatiche ha promosso destinazioni alternative per alleggerire la pressione sulle grandi città, senza bisogno di vietare gli affitti brevi. Criminalizzare i proprietari è un errore: basterebbe investire in infrastrutture e trasporti per diluire la concentrazione turistica.

E in Calabria, qual è la situazione degli affitti brevi?

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La Calabria è un territorio con enormi potenzialità, ma ancora frenato dalla burocrazia. Il settore turistico ha registrato un incremento del 15% negli ultimi cinque anni, con una crescente domanda di alloggi brevi, specialmente nelle zone costiere (dati ISTAT e Osservatorio sul Turismo della Regione Calabria). Tuttavia, le rigidità normative e fiscali scoraggiano gli investimenti. Piuttosto che imporre limiti, bisognerebbe puntare sulla libertà d’impresa, lasciando che domanda e offerta si autoregolino. Il caso giapponese dimostra che meno vincoli significano più crescita, maggiore qualità e benefici diffusi per economia e occupazione.

Quale futuro immagina per il settore degli affitti brevi?

Se si continuerà con l’approccio dirigista visto in molte città europee, il mercato diventerà sempre più rigido e meno accessibile. Se invece si seguirà il modello giapponese o argentino, la libertà economica permetterà un miglior bilanciamento tra esigenze turistiche e residenziali. Le città che cercano di regolamentare ogni minimo aspetto della vita economica finiranno per danneggiare se stesse. La strada è chiara: meno intervento pubblico, più fiducia nel mercato. Il diritto di disporre della propria proprietà è un principio basilare di ogni società libera, e limitarlo significa minare le basi di un’economia dinamica e prospera.



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