Aldo Di Giacomo ‘La rivolta a Pescara farà da “apripista” a nuova stagione di rivolte nelle carceri

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Licheri, “Stop alle stragi silenziose nelle carceri abruzzesi” – D’Incecco e Mannetti: situazione insostenibile, si mettano in atto i provvedimenti della Lega

Disordini carcere, D’Incecco e Mannetti: situazione insostenibile, si mettano in atto i provvedimenti della Lega

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“La situazione nelle carceri abruzzesi sta diventando ormai insostenibile. L’ultimo eclatante episodio, stamattina, nella casa circondariale di San Donato a Pescara dove un detenuto è morto suicida e subito dopo si è scatenata una rivolta. E non è la prima volta che succede. Considerata la gravità dei fatti, stiamo seguendo con attenzione l’attuazione dei provvedimenti di recente approvati dal governo. Misure volute proprio dalla Lega e contenute in un disegno di legge di conversione del decreto-legge 4 luglio 2024, n. 92, approvato dalla Camera in via definitiva il 7 agosto 2024”. Così i consiglieri regionali della Lega, Vincenzo D’Incecco e Carla Mannetti. “Il provvedimento – spiegano Mannetti e D’Incecco – prevede fra le altre cose l’assunzione di personale di polizia penitenziaria e di dirigenti e medici penitenziari; la semplificazione del procedimento per la concessione della liberazione anticipata; l’istituzione del Commissario straordinario per l’edilizia penitenziaria; l’aumento del numero di colloqui telefonici consentiti ai detenuti. La Lega – fanno presente – è stata sempre molto sensibile al tema tanto che nel suo programma è prevista proprio “una riforma dell’ordinamento penitenziario che garantisca piena dignità al detenuto e sicurezza nelle carceri” e , quindi, assunzioni tra le fila della Polizia penitenziaria e la costruzione di nuovi istituti penitenziari, moderni e vivibili”.

Di Giacomo (S.PP.) – La rivolta a Pescara farà da “apripista” a nuova stagione di rivolte nelle carceri

“La violenta rivolta scoppiata nel carcere di Pescara a seguito del suicidio del giovanissimo detenuto egiziano è un segnale inequivocabile della ripresa della stagione delle rivolte che, dall’emergenza Covid, si ripete ogni anno, sia pure con modalità differenti che per questo vanno interpretate per cogliere le novità. A pagarne le conseguenze, come sempre, è il personale penitenziario che, come è avvenuto per la decina di agenti di Pescara intossicati, rischiano la vita nell’assolvimento al dovere e per mettere fine alla violenza”.

Lo afferma il segretario generale del S.PP. Aldo Di Giacomo sottolineando che “ci sono da tempo chiari segnali qui come in tante carceri italiane di una situazione di crescente tensione. È sufficiente una “miccia” per far esplodere le carceri. E certamente lo stillicidio di suicidi, con i numeri che conosciamo tutti dall’inizio del nuovo anno e dopo l’anno orribile appena trascorso, quello del record di morti in cella, non può ulteriormente essere sottovalutato. Le cause dei diffusi focolai di tensione sono sempre gli stessi, dal sovraffollamento, alla carenza di organici (nonostante le sbandierate nuove assunzioni), all’assenza di figure professionali mediche (specie psicologi) e mediatori culturali. Non c’è bisogno della “palla di cristallo” per prevedere che la situazione, già di grande emergenza e del tutto inedita per gravità rispetto a sempre, è destinata a diventare ancora più pesante, al punto che la rivolta di Pescara sommata alle aggressioni quotidiane in tanti istituiti fa da “apri pista” ad una nuova pesante stagione per i nostri penitenziari. Noi – aggiunge – più semplicemente continuiamo a cogliere ed interpretare, già da settimane, gli inquietanti segnali che l’Amministrazione Penitenziaria invece preferisce ignorare, tra i quali, tentativi di evasione e la diffusione di telefonini sempre più tecnologicamente avanzati. Non siamo pronti a fronteggiare nuove rivolte e soprattutto siamo stanchi – continua – di pagare il pezzo più alto con il rischio di incolumità personale per responsabilità politiche e di Governo. Tutto questo mentre la condanna di dieci agenti a processo a Reggio Emilia per fatti che risalgono al 2023, pur essendo caduto il reato di tortura riqualificato in un’ipotesi meno grave – abuso di autorità contro detenuto in concorso – ha l’effetto di scoraggiare il personale chiamato a fermare rivolte e violenze ma sempre sotto la “spada di Damocle” del reato di tortura e di provvedimenti disciplinari. È ora di fare chiarezza: lo Stato dica da che parte sta, se da quella dei detenuti o dei suoi “servitori”

Licheri, “Stop alle stragi silenziose nelle carceri abruzzesi”

Stop alle stragi silenziose nelle carceri abruzzesi. Stop ai suicidi rimasti nel silenzio di celle sovraffollate.

Così Daniele Licheri, Segretario Regionale di Sinistra Italiana Abruzzo, tuona dopo che ieri un egiziano di 24 anni si è tolto la vita nel carcere di San Donato, a cui è seguito lo scatenarsi di una rivolta, con gli altri detenuti che hanno appiccato le fiamme nella casa circondariale rendendo necessario l’intervento dei vigili del fuoco. Una tragedia che si aggiunge a quello che ha l’aspetto di una strage, ignorata. “Dopo i 69 suicidi avvenuti nel 2023 e gli 86 nel 2022, il 2024 si è chiuso con una orribile cifra record: sono 90 i morti suicidi nelle carceri italiane; dieci anni fa erano 43, la metà, con lo stesso numero di detenuti – spiega Daniele Licheri -. Di questi, tre sono stati trovati impiccati nelle loro celle nel carcere di Teramo. Non è iniziato meglio il 2025: con quello di ieri sono ben 12 i detenuti che si sono tolti la vita dall’inizio dell’anno in Italia, cui bisogna aggiungere un operatore, mentre non si contano le tensioni come quelle di ieri”.

Nelle carceri italiane è ormai un inferno quotidiano. “E l’Abruzzo in questo tragico quadro purtroppo non è da meno. L’anno scorso feci una visita ispettiva a sorpresa nel carcere di Castrogno a Teramo insieme alla nostra Senatrice Ilaria Cucchi – continua duro Licheri -: la situazione era drammatica da ogni punto di vista, sia quello dei detenuti che quello del personale penitenziario”. Governo sotto attacco. “Di fronte a questa strage, il governo Meloni resta con le mani in mano, nel silenzio assordante del Ministro della Giustizia Nordio e del nuovo Garante nazionale dei detenuti. La destra è sempre in prima linea solo quando si tratta di fare populismo penale, ma è incapace di affrontare il dramma del sovraffollamento e delle condizioni inumane nei penitenziari italiani – incalza Licheri -. I suicidi non sono tragedie inevitabili, sono il risultato di omissioni e responsabilità istituzionali. Il disprezzo di questo esecutivo per i diritti dei detenuti è evidenziato da tutte le norme sulle carceri contenute nel ddl Sicurezza, simbolo di una politica securitaria e repressiva che inquadra come nemici chi dissente, chi manifesta e usa le carceri come discarica sociale. È ora di dire basta, il governo cambi le politiche sulle carceri, non accettiamo ulteriori morti ignorate nel silenzio”. Ma non solo.

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“Il Presidente della Regione Marsilio deve farsi carico di questa situazione disastrosa in cui versano le carceri abruzzesi invece di assistere in silenzio a questa strage silenziosa”, conclude Licheri.



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