Se l’è cavata il pluri-indagato Christian Borg, assolto dall’accusa di falsa testimonianza dopo che il tribunale ha stabilito che la Procura non ha fornito prove sufficienti a dimostrare il reato “oltre ogni ragionevole dubbio”.
Il caso riguardava una testimonianza resa dall’imprenditore in un processo datato 2021 e presieduto dal magistrato Gabriella Vella che, sollevando dubbi sulla veridicità delle dichiarazioni rilasciate dal soggetto alla polizia, chiese l’avvio di un procedimento penale.
Tuttavia, nel corso del processo, la Procura pare aver omesso di presentare la trascrizione della conversazione “incriminante”, elemento essenziale per dimostrare il reato di falsa testimonianza. Sebbene l’accusa, abbia prodotto documenti ufficiali e persino un decreto della Corte che richiedeva azioni legali contro Borg, l’assenza della trascrizione, riportano i media locali, ha reso impossibile stabilire con certezza la presunta falsità delle dichiarazioni.
Nel pronunciare il verdetto, il magistrato Astrid May Grima ha sottolineato che senza la registrazione ufficiale della testimonianza di Borg, la Procura non è riuscita a soddisfare l’onere della prova richiesto dalla legge, portando così all’assoluzione dell’imprenditore difeso dagli avvocati Stefano Filletti e Charles Mercieca.
Come accennato, Christian Borg non è nuovo ai guai con la giustizia. Il suo volto ha fatto la prima apparizione sulle pagine di cronaca locali all’inizio del 2022, quando fu accusato di essere coinvolto nel sequestro di una persona insieme ad altri quattro uomini, tutti impiegati nel comparto del noleggio auto.
Un settore attorno al quale, nel giro di pochi anni, il giovane imprenditore pare averci costruito un impero tramite le “sue” Princess Holdings Ltd, Zing Rental Ltd e No Deposit Cars Ltd, gestore anche del franchising Sicily by Car e attivo pure nel ramo delle costruzioni e immobiliare con la Princess Construction Ltd e Stronghold Construction Ltd, oltre ad altre attività.
Un castello societario finito nel mirino delle autorità fiscali che, lo scorso anno, hanno avviato procedimenti su reati di evasione fiscale per 4,7 milioni di euro, frode e riciclaggio, sostenendo che Borg avrebbe “gonfiato” alcune fatture mentre altre sarebbero state emesse da soggetti che in quel momento si trovavano dietro le sbarre.
Il 32enne è stato al centro delle cronache anche per i suoi presunti “stretti legami” con il Primo Ministro. Nel 2018, quando rivestiva ancora la carica di parlamentare e operava come avvocato e consulente legale pure per la Planning Authority, Robert Abela concluse un affare con Borg (suo cliente), intascandosi 45mila euro per una transazione immobiliare.
Pare che nel 2020, Borg fosse solito celebrare a mezzo social la sua “vicinanza” all’allora neoeletto Premier, definendolo «uno dei miei migliori consulenti legali». Successivamente una delle sue società si guadagnò un lucroso appalto governativo per la fornitura di veicoli, poi annullato dall’autorità dei Trasporti. Nel 2022 il suo nome venne accostato ad un presunto racket milionario che gli avrebbe permesso di beneficiare dell’annullamento di innumerevoli multe stradali collezionate negli anni dai clienti delle sue concessionarie, grazie a questi suoi presunti “stretti legami” con alti funzionari.
Tagliente la reazione della Ong anticorruzione Repubblika che ha duramente criticato la sentenza, accusando il governo e le autorità di insabbiamento. In una nota, l’organizzazione ha dichiarato che «stiamo assistendo a un accordo collusivo tra l’accusa e la difesa affinché i criminali amici di Robert Abela rimangano impuniti. Questo è stato evidente nell’archiviazione del caso contro Christian Borg».
Repubblika ha denunciato l’assenza della trascrizione della testimonianza di Borg, considerata una prova essenziale per dimostrare la presunta falsa testimonianza, affermando che quanto accaduto non è altro che un «vile atto di auto-sabotaggio da parte della polizia, che ha deliberatamente condotto un’accusa inefficace per proteggerlo». «Tutto quello che dovevano fare – aggiunge l’organizzazione – era convocare il cancelliere del tribunale per confermare l’accaduto davanti a un altro tribunale, e la polizia non ha presentato questa prova semplice e basilare».
Repubblika ha sottolineato come, «se si fosse trattato di un errore, avremmo sentito delle scuse dall’Avvocato Generale e dal Commissario di Polizia, oltre a misure disciplinari contro i responsabili», ma «questo non è stato un errore e il loro silenzio conferma la corruzione manifesta della Procura».
La Ong ha infine puntato il dito contro il sistema giudiziario, accusandolo di essere “manipolato” per favorire personaggi vicini al Primo Ministro, dichiarando che «la più grande ingiustizia che il nostro Paese sta subendo è che i criminali amici di Robert Abela sono intoccabili, tanto che i vertici della polizia sono disposti a fare male il loro lavoro pur di proteggerli».
(photo credits: Facebook)
Il Corriere di Malta è anche su WhatsApp. Basta cliccare qui per iscriverti al canale e rimanere sempre aggiornato
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link