I lavoratori di chioschi e bancarelle di Pompei scendono in piazza: «Vogliamo chiarezza»


POMPEI. Ieri e oggi hanno tenuto un presidio pacifico davanti a palazzo De Fusco per avere notizie sul loro futuro dall’amministrazione comunale. E venerdì mattina forse daranno vita ad una manifestazione più ampia per portare all’attenzione dell’opinione pubblica la situazione di tante famiglie pompeiane che da più di quattro mesi hanno perso il loro sostentamento.

Sono i lavoratori dei circa 50 chioschi e delle bancarelle che ad ottobre 2024 sono stati travolti dall’inchiesta della Procura di Torre Annunziata sulle proroghe delle concessioni dei venditori su suolo pubblico, su cui gli inquirenti avrebbero riscontrato anomalie.

Agli inizi di dicembre, inoltre, hanno visto andare giù le strutture in cui da decenni vendevano souvenir, bevande e street food a pellegrini e turisti. Così è tramontata una pagina fondamentale del commercio a Pompei che aveva caratterizzato le strade mariane tra via Roma, via Plinio, piazza Esedra e via Villa dei Misteri.

«Ma non chiamateci “abusivi” – dice Antonio – perché abbiamo lavorato sempre alla luce del sole. Abbiamo pagato sempre suolo pubblico, spazzatura e tasse». «E continuiamo a pagarle – gli fa eco un collega – con le nostre partite Iva che non sappiamo se sospendere o chiudere. Non siamo scesi in piazza a protestare finora, perché ancora non abbiamo capito qual è stato il problema». E ancora si chiedono: «Le concessioni a livello nazionale sono state prorogate dal Governo fino al 2027, perché le nostre no?».

Adesso però i circa 50 venditori su suolo pubblico hanno deciso di tornare “alla luce del sole” per portare all’attenzione della pubblica opinione la loro situazione di difficoltà. Ieri e oggi hanno tenuto un presidio pacifico davanti a palazzo De Fusco per avere notizie sul loro futuro. L’amministrazione comunale già a gennaio ha predisposto un atto di indirizzo per la progettazione, realizzazione e installazione di circa 50 chioschi e mercatini comunali da assegnare tramite bando pubblico.

«C’è stata disponibilità da parte dell’amministrazione, ma ancora nulla di concreto» ha detto Raffaele Scisciola, alla guida dell’associazione che rappresenta i lavoratori: «Non ci sono i progetti dei nuovi chioschi (40 destinati a piazza Esedra e 10 piazza Immacolata), non sappiamo le posizioni precise in cui verranno dislocati, non si conoscono i criteri con i quali verranno assegnati».

«Ci auguriamo che il bando, una volta pubblicato – ha aggiunto invece Antonio – benché sia aperto a tutti gli operatori, tuteli o promuova la diversità culturale o linguistica e che quindi garantisca la figura del venditore locale, che da sempre caratterizza l’offerta commerciale ai turisti e ai pellegrini di Pompei».

La procedura per arrivare ad un bando pubblico che rimetta ordine nella materia e possa far ripartire chioschi e mercatini per le strade di Pompei richiede però i suoi tempi, tecnici e burocratici. Ma è proprio il tempo a giocare contro i lavoratori delle bancarelle.

Da ottobre sono senza lavoro e ora la nuova stagione turistica, ormai alle porte, rischia di saltare completamente. «Per questo – ha aggiunto Scisciola – chiediamo di trovare un modo che ci dia la possibilità di tornare subito a lavorare», in attesa che l’iter procedurale sui nuovi chioschi comunali faccia il suo corso.

Il sindaco Carmine Lo Sapio ieri mattina li ha accolti in aula consiliare, spiegando che l’amministrazione sta già facendo il massimo delle proprie possibilità per dare una soluzione concreta alle famiglie rimaste senza lavoro. Anche stamattina il primo cittadino li ha incontrati per qualche minuto davanti il palazzo comunale.

Ha ribadito ai presenti di aver apprezzato la compostezza delle loro rimostranze nonostante i grandi problemi che stanno affrontando. Inoltre ha sottolineato anche questa mattina che l’amministrazione sta facendo di tutto per dare loro un’altra possibilità di lavorare.

«Non ci abbandonate» hanno detto al sindaco anche stamattina i lavoratori, che si sono detti amareggiati perché invece «Da altre istituzioni locali non è mai arrivata una parola di conforto verso tante famiglie che sono rimaste senza lavoro».





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