Secondo la mappa del quarto trimestre di Assogestioni, l’anno si è chiuso con una raccolta netta di 33 miliardi di euro, di cui ben 25 miliardi raccolti solo tra ottobre e dicembre. Il mercato dimostra una forte capacità di attrazione per gli investitori, spinto da performance positive e da un contesto che, nonostante le incertezze economiche globali, continua a favorire la crescita del settore.
Fondi obbligazionari in forte espansione
Uno dei trend più significativi del 2024 è stato l’exploit dei fondi obbligazionari, che hanno attirato oltre 50 miliardi di euro di nuovi capitali nel corso dell’anno. Il primo trimestre ha registrato un picco di afflussi superiori ai 15 miliardi di euro, mentre solo negli ultimi tre mesi dell’anno la raccolta netta ha raggiunto i 12 miliardi di euro.
Secondo Alessandro Rota, direttore dell’Ufficio Studi di Assogestioni, “l’andamento del patrimonio, arrivato a sfiorare i 1.280 miliardi di euro a fine anno, è stato determinato da due spinte positive: una raccolta netta di 9,5 miliardi di euro e un effetto mercato pari a +1,2%, equivalente a circa 15 miliardi di euro”.
Il successo degli obbligazionari evidenzia il ritorno degli investitori verso strumenti considerati più sicuri rispetto ad asset più volatili, specialmente in un contesto di incertezza geopolitica e di possibili rialzi dei tassi da parte delle banche centrali.
Un’industria in salute, ma con risorse ancora bloccate
Carlo Trabattoni (foto), presidente di Assogestioni, ha commentato con ottimismo i dati del settore: “Continuo a guardare alla nostra industria come un’industria sana, che riflette un Paese che risparmia e che ha un approccio molto positivo verso il risparmio. Il settore è cresciuto anche in Europa, e l’Italia sta facendo un’ottima figura”.
Tuttavia, lo stesso Trabattoni ha sottolineato un problema strutturale che continua a pesare sul sistema economico italiano: “Molti risparmi rimangono ancora fermi sui conti correnti e questo per il Paese è un detrattore significativo. Se potessimo dare sbocco a questa liquidità sugli investimenti produttivi, certamente ne beneficerebbero sia gli individui che l’intero sistema economico”.
Secondo i dati più recenti, gli italiani detengono oltre 1.800 miliardi di euro in liquidità non investita, una cifra che rappresenta un’opportunità mancata sia per i risparmiatori, che vedono i loro capitali erosi dall’inflazione, sia per il Paese, che potrebbe beneficiare di un maggiore afflusso di risorse verso investimenti strategici.
Le sfide per il futuro: diversificazione e digitalizzazione
Nonostante il successo del 2024, l’industria del risparmio gestito deve affrontare sfide cruciali per il futuro. La prima riguarda la necessità di diversificare le scelte di investimento dei risparmiatori italiani, che tendono ancora a preferire soluzioni conservative e a mantenere elevate somme in liquidità.
Un altro tema chiave è la digitalizzazione: le nuove tecnologie, dai robo-advisor all’intelligenza artificiale applicata alla gestione patrimoniale, stanno trasformando il settore. Gli operatori italiani sono chiamati a investire in strumenti digitali per migliorare l’accesso agli investimenti e offrire soluzioni più personalizzate ai clienti.
Infine, l’educazione finanziaria gioca un ruolo fondamentale. La scarsa alfabetizzazione finanziaria in Italia continua a rappresentare un freno allo sviluppo del mercato. Una maggiore consapevolezza sui benefici degli investimenti potrebbe contribuire a ridurre l’eccesso di liquidità nei conti correnti e incentivare una partecipazione più attiva dei risparmiatori.
Un mercato in crescita, ma serve un cambio di mentalità
L’industria del risparmio gestito in Italia si trova in una posizione di forza, con una crescita solida e una raccolta netta in espansione. Tuttavia, per garantire un futuro ancora più brillante, sarà necessario incentivare una gestione più attiva e produttiva dei risparmi delle famiglie italiane.
Il potenziale è enorme: se anche solo una parte della liquidità ferma sui conti correnti venisse reindirizzata verso investimenti produttivi, il beneficio sarebbe tangibile per l’intera economia. Il 2025 sarà un anno chiave per capire se il settore saprà cogliere questa sfida e trasformare il risparmio in un vero motore di crescita per l’Italia.
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