Resale e second hand, la moda circolare è il nuovo business

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Il mercato globale del resale vale oggi oltre 180 miliardi di euro, destinati a diventare 290 nel 2027. Di questi, 77 miliardi provengono dalla rivendita di capi e accessori di moda. Cifre analoghe definiscono la portata del second hand che toccherà i 350 miliardi entro il 2028 (dati Resale Report di ThredUp). Una crescita che si spiega con l’aspirazione sempre più diffusa a un consumo più sostenibile e con il desiderio di unicità. Tanto che secondo altri dati il canale del resale potrà arrivare a generare il 10% dei ricavi dei marchi entro i prossimi cinque anni. Non è poco e c’è chi, soprattutto tra gli imprenditori più giovani, ha compreso che il modello della moda circolare non è più solo un ideale, ma una realtà basata su numeri redditizi per le aziende e vantaggi per i clienti finali. La soluzione è metterli in contatto facendo da intermediari per facilitare i processi di rivendita, riparazione, noleggio, scambio. L’obiettivo è aiutare le aziende a navigare il mercato del vintage, evitando la proliferazione dei falsi, e ricompensando i clienti fedeli che vendono o affittano capi e accessori di un certo marchio in una “zona protetta”.

Maria Sofia Gazzotti (foto Pedro Jorge) 

Stephanie Crespin, fondatrice e ceo di Reflaunt, belga con base a Lisbona, è stata una pioniera. Nel 2018 ha cominciato a immaginare un futuro circolare per il lusso, che fosse remunerativo per i brand e al contempo valorizzasse il consumo positivo, allungando la vita della moda di alta gamma contro il fast fashion. Quella che sei anni fa era una start up, è oggi un’azienda solida che ha fatto da apripista a molte imprese analoghe. Ma come funziona il servizio offerto da Reflaunt, che conta tra i suoi clienti Balenciaga, il gruppo H&M e Yoox Net-à-porter? A spiegarlo è Maria Sofia Gazzotti, 30 anni, una laurea alla Bocconi e un Mba a Singapore. Chief commercial officer di Reflaunt, ha di recente aperto la sede milanese della compagnia: “Poniamo che abbia comprato una borsa di Balenciaga e ora voglia rivenderla. Fino a qualche anno fa, avrei dovuto fotografarla, recuperare etichetta e scontrino, per poi inviarla a una piattaforma terza. Oggi invece, grazie alla tecnologia Reflaunt utilizzata da Balenciaga, porto la borsa in boutique, dove viene inviata al nostro centro, che gestisce tutto il processo di logistica e vendita: autenticazione, spedizione, rimborso del venditore, che può scegliere se ricevere una gift card Balenciaga oppure l’importo finale della transazione”. La maison in questo modo allunga la vita degli accessori firmati favorendo lo scambio e fidelizza i clienti.

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“Il servizio di re-commerce che offriamo a Net-à-porter è ancora più ampio, perché è un multimarca che accetta più di 150 brand acquistati ovunque, non necessariamente sul sito”. Reflaunt gestisce tutta la complessa logistica delle transazioni attraverso i magazzini che possiede in Europa, Regno Unito, Stati Uniti, Dubai, Riyadh, Singapore, Hong Kong. “I capi vanno ispezionati, autenticati, in alcuni casi anche riparati. A Londra stiamo facendo dei test, mandando a casa degli aspiranti venditori uno stylist che li aiuti a selezionare i capi da proporre ai resellers”. Lo scopo è facilitare il compito anche a chi non ha tempo per vendere su siti e app come Vinted o Ebay, “e anche educare i consumatori a comprare in modo consapevole, mostrando loro quali sono gli oggetti di moda che ritengono valore e che quindi, una volta rivenduti, consentono di recuperare buona parte del costo”. Con clienti di caratura internazionale distribuiti In Europa, Medio Oriente (Level Shoes e il gruppo Chaloub) e Stati Uniti, Reflaunt è ormai una realtà consolidata. “Dopo un paio d’anni complicati, adesso siamo ottimisti anche grazie all’interesse da parte dei creativi e dei brand per gli archivi e il vintage”, conclude Maria Sofia Gazzotti. La sua esperienza accanto a Stephanie Crespin si rispecchia nella start up italiana Cloov, fondata da Chiara Airoldi e Olimpia Santella, 28 e 27 anni, che crea piattaforme brandizzate per la gestione dei servizi di resale, rental e repair. Dal controllo qualità al pagamento, dal servizio clienti al ricondizionamento, Cloov mette a punto soluzioni tecnologiche chiavi in mano per i marchi, tra cui Atelier Emé con la sua piattaforma di noleggio di abiti da cerimonia. Il software di Cloov, come hanno spiegato le due giovani fondatrici, permette loro di lavorare dietro le quinte e ai brand di esternalizzare tutte le operazioni complicate di rivendita e noleggio. Come Reflaunt, nel cui team in cui l’età media si aggira intorno ai 30 anni, anche Cloov è una start up al femminile. Di recente ha ricevuto un giro di finanziamenti di 400mila euro. A fare la differenza, e a destare l’interesse dei marchi di moda, è oggi la necessità di promuovere nuovi modelli di consumo, spinta anche dall’imminente entrate in vigore della regolamentazione europea per la gestione degli scarti tessili.

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