Agricoltura 4.0, focus sulla Ricerca – Agricoltura digitale

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Il 2024 segna un’inversione di tendenza per l’agricoltura 4.0 in Italia. Dopo anni di crescita costante, il mercato delle tecnologie digitali applicate all’agricoltura ha subìto una battuta d’arresto, registrando un calo dell’8% rispetto al 2023 e attestandosi a un valore complessivo di 2,3 miliardi di euro. È quanto emerge dall’ultima Ricerca dell’Osservatorio Smart AgriFood, School of Management del Politecnico di Milano e Laboratorio Rise, Research & Innovation for Smart Enterprises dell’Università degli Studi di Brescia, che evidenzia come il rallentamento sia dovuto a diversi fattori: la riduzione degli incentivi pubblici, la flessione dei redditi agricoli e il fatto che molte aziende abbiano già investito negli anni precedenti.

 

“In questo scenario sempre più complesso e sfidante è indispensabile conoscere quali sono le tecnologie disponibili sul mercato”, ha sottolineato dal palco Filippo Renga, cofondatore dell’Osservatorio. “Se non ti aggiorni non puoi prendere decisioni e quindi qualcuno deciderà per te”.

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Meno hardware, più software

Il report mette in evidenza un calo significativo degli investimenti in macchinari e attrezzature agricole, che insieme rappresentano ancora il 55,5% del mercato (29% macchine, 26,5% attrezzature). Tuttavia, cresce la domanda di soluzioni digitali, con un aumento degli investimenti in software gestionali per aziende agricole (FMIS, 13,5% del totale), Sistemi di Supporto alle Decisioni (Dss, 9,5%) e strumenti di monitoraggio e mappatura di colture e suoli (rispettivamente 9% ciascuno).

 

Un trend le cui cause, secondo Chiara Corbo, direttore dell’Osservatorio insieme ad Andrea Bacchetti, vanno ricercate anche in una contrazione dei sussidi pubblici all’acquisto. C’è invece un progressivo spostamento dell’attenzione verso soluzioni software, più flessibili e scalabili, nonché più economiche, capaci di ottimizzare la gestione aziendale e migliorare la sostenibilità delle produzioni.

 

Come è emerso dai dati presentati (vedi slide seguente) c’è una nuova consapevolezza da parte degli agricoltori nei confronti del paradigma digitale, visto che ai primi posti, tra i motivi di adozione, c’è il fatto di migliorare la capacità previsionale, nonché il controllo e la gestione dell’azienda. E solo al terzo posto la difesa del campo.

 

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C’è una maggiore consapevolezza rispetto al valore dei dati

(Fonte foto: Osservatorio Smart Agrifood)

 

Superfici gestite 4.0: crescita lenta ma costante

Nonostante il calo degli investimenti, la superficie coltivata con tecnologie digitali in Italia è cresciuta lievemente, passando dal 9% nel 2023 al 9,5% nel 2024. Questo incremento è dovuto principalmente a un utilizzo più intensivo delle soluzioni 4.0 da parte delle aziende già digitalizzate, mentre la quota di nuovi adottanti è aumentata solo marginalmente. Attualmente, il 41% delle aziende agricole utilizza almeno una tecnologia smart, con una concentrazione maggiore tra le imprese di dimensioni più grandi o appartenenti a cooperative e consorzi.

 

Luca Brondelli di Brondello, presidente di Enapra, ha offerto una chiave di lettura interessante della rivoluzione che sta investendo il settore. Secondo l’Istat, infatti, in Italia ci sono circa 1,2 milioni di aziende agricole, ma solo 700mila con partita Iva e di queste la stragrande maggioranza è gestita in maniera poco professionale, per non dire hobbistica, e non starebbe in piedi senza i sussidi Pac. Il tasso di adozione delle tecnologie 4.0 tra le aziende professionali e competitive, sempre secondo Brondelli di Brondello, sarebbe molto più alto, quasi totale. E d’altronde i dati parlano chiaro: dal 2010 al 2020 il 30% delle aziende ha chiuso i battenti.

 

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L’importanza degli incentivi pubblici

Un altro aspetto cruciale emerso dalla ricerca è il ruolo degli incentivi statali nell’adozione delle tecnologie digitali. L’84% delle aziende agricole che ha implementato soluzioni 4.0 ha usufruito almeno una volta di agevolazioni pubbliche e l’81% dei fornitori di tecnologia riconosce che i finanziamenti statali hanno avuto un impatto determinante nella crescita del settore. La progressiva riduzione di questi incentivi sta però mettendo un freno agli investimenti, rendendo più difficile per le aziende agricole accedere alle nuove tecnologie.

 

L'adozione di soluzioni 4.0 cresce con il crescere delle dimensioni aziendali

L’adozione di soluzioni 4.0 cresce con il crescere delle dimensioni aziendali

(Fonte foto: Osservatorio Smart Agrifood)

 

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Durante il convegno dello scorso 13 febbraio, a cui hanno partecipato numerose aziende e associazioni di categoria che hanno portato le proprie storie, è emerso più volte come ad influire sull’adozione delle tecnologie 4.0 ci sia la dimensione aziendale. Più le imprese hanno dimensioni importanti, sia in termini di superfici che di fatturato, più sono in grado di investire in tecnologie e formazione.

 

Ma, come ricordato da Gianpiero Calzolari, presidente di Granarolo, anche il fatto di essere inseriti in un modello cooperativistico aiuta. Quando infatti c’è un soggetto che coordina le attività di più aziende conferitrici, identificare le innovazioni vincenti ed inserirle in azienda diventa più facile.

 

Il carbon farming: una potenzialità ancora inespressa

Già lo scorso anno l’Osservatorio Smart AgriFood aveva dedicato un focus sul carbon farming, che nel 2025 è stato ampliato. Questo approccio infatti sta emergendo come una pratica chiave per la sostenibilità nel settore agroalimentare. Un’analisi di 435 progetti internazionali ha rivelato che il 39% si concentra in Nord America, il 33% in Asia e il 18% in Europa, con il restante 10% distribuito tra Centro-Sud America, Africa e Oceania. La Cina guida il mercato per numero di crediti di carbonio erogati (43%), seguita dagli Stati Uniti (40%).

 

Le startup digitali giocano un ruolo fondamentale in questo settore, fornendo strumenti per il monitoraggio e la verifica del carbonio stoccato nei suoli, oltre a facilitare lo scambio dei crediti. Tra le soluzioni più adottate ci sono l’analisi dei big data (45%), i sistemi di mappatura basati su immagini satellitari (40%) e le tecnologie basate su intelligenza artificiale e machine learning (25%). Attualmente, le startup con un’offerta digitale focalizzata sul carbon farming rappresentano il 5% delle startup agroalimentari globali e attraggono il 5% degli investimenti totali nel settore.

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Il settore zootecnico guida i progetti di carbon farming

Il settore zootecnico guida i progetti di carbon farming

(Fonte foto: Osservatorio Smart Agrifood)

 

Come sottolineato dai relatori che si sono susseguiti sul palco, quello che manca oggi è un quadro regolatorio definitivo, visto che sia l’Unione Europea che il Governo italiano stanno lavorando a dei regolamenti per fare chiarezza e aumentare la fiducia nel settore. L’altro aspetto critico riguarda il prezzo dei carbon credit, che oggi è molto altalenante, andando da pochi euro fino ad un centinaio. E solo un mercato vivace, in grado di ripagare gli agricoltori per gli forzi fatti, può far crescere il settore.

 

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Sul palco sono saliti Gianluca Cavicchioli, direttore dell’Unione Provinciale Agricoltori di Siena, e Leonardo Bellaccini, enologo e direttore di produzione di San Felice Wine Estates, che hanno parlato di LIFE VitiCaSe, un progetto di cui Image Line® è capofila che ha come obiettivo quello di portare il carbon farming in viticoltura.

 

In diversi vigneti di aziende partner si stanno infatti implementando delle pratiche agricole e di gestione del suolo, definite dal Crea, volte ad aumentare la capacità dell’ecosistema vitivinicolo di catturare e trattenere il carbonio atmosferico. Il risultato finale? La certificazione di carbon credit da vendere sul mercato e lo sviluppo di una piattaforma digitale integrata al farm management system QdC® – Quaderno di Campagna® che renderà più semplice la gestione e il monitoraggio dei processi.

 

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Startup e intelligenza artificiale nell’AgriFood

Nonostante la contrazione degli investimenti in startup, dimezzati rispetto al 2022 e arrivati a 8,5 miliardi di dollari nel 2024, il numero di nuove realtà che sviluppano soluzioni digitali per l’agricoltura è aumentato del 7%. Tra le aree emergenti, l’Agri-Fintech si distingue per il suo impatto, rappresentando il 3% delle startup e degli investimenti totali nel settore agroalimentare. Queste realtà offrono strumenti digitali per facilitare l’accesso al mercato, modernizzare i pagamenti e migliorare la gestione del rischio e delle assicurazioni per gli agricoltori.

 

L’intelligenza artificiale è una delle tecnologie più promettenti per il settore, con una crescita del 22% nel numero di startup che propongono soluzioni basate su intelligenza artificiale e machine learning. Circa un terzo delle nuove soluzioni di agricoltura 4.0 in Italia si basa su queste tecnologie, applicate alla gestione delle attività in campo, alla protezione delle colture e all’ottimizzazione dell’uso di risorse come acqua e agrofarmaci.

 

Anche nella trasformazione alimentare, l’intelligenza artificiale sta giocando un ruolo chiave, soprattutto nel monitoraggio della sostenibilità e della qualità dei prodotti, con particolare attenzione alla protezione delle certificazioni di qualità come le Dop e le Igp, come raccontato da Pier Maria Saccani (Consorzio di Tutela Mozzarella di Bufala Campana Dop) e Camilla Lunelli (Ferrari Trento).

 

Il futuro dell’agricoltura 4.0 in Italia

Se da un lato il mercato dell’agricoltura 4.0 rallenta, dall’altro la consapevolezza dell’importanza del digitale cresce. Tuttavia, solo l’8% delle aziende può essere considerato realmente digitalmente maturo, mentre la maggioranza si trova ancora in una fase iniziale di adozione. Il cambiamento climatico, la volatilità dei prezzi e la necessità di ridurre l’impatto ambientale dell’agricoltura spingono il settore verso un’innovazione sempre più necessaria, in cui la tecnologia può giocare un ruolo chiave per garantire sostenibilità e competitività.

 

Secondo Chiara Corbo, “l’innovazione digitale rimane uno strumento essenziale per la resilienza del settore. Le applicazioni pratiche già in essere dimostrano benefici concreti: ad esempio, l’uso dei Dss su grano duro in Turchia ha ridotto del 35% l’uso di azoto e incrementato la resa del 6%, mentre in Italia, l’applicazione di Dss e stazioni agrometeorologiche sul pomodoro da industria ha generato un beneficio netto di 400 euro per ettaro”.

 

Il 2025 sarà un anno cruciale per comprendere se il mercato dell’agricoltura 4.0 riprenderà la sua crescita o se il rallentamento proseguirà, condizionato dalle politiche di sostegno pubblico e dalla capacità delle aziende di integrare efficacemente il digitale nei loro processi produttivi.


Image Line è partner dell'Osservatorio Smart AgriFood

 

QdC® – Quaderno di Campagna® è un marchio registrato da Image Line® Srl Unipersonale



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