Al via “DEMOCRAZIA PARTECIPATA 2025”. Ma il nuovo regolamento presenta alcune insidie

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Riparte Democrazia partecipata per il 2025 – fino al 14 marzo cittadini e formazioni sociali e associative potranno inviare le proposte progettuali – con alcune novità rispetto al passato.

La prima riguarda la fase di co-progettazione che viene posposta alla presentazione dei progetti quando i proponenti verranno chiamati a confrontarsi in incontri tematici, aperti a chiunque sia interessato e alla presenza dei tecnici comunali dei diversi ambiti, per tentare un ‘assemblaggio’ delle singole proposte così da formulare un unico condiviso progetto. Obiettivo dell’Amministrazione “promuovere la conoscenza delle reciproche proposte, la collaborazione e la corresponsabilità tra cittadini e il dialogo con l’Amministrazione individuando le soluzioni possibili da trasformare in proposte progettuali definite e quantificabili

 Potrebbe funzionare? Portare ordine tra iniziative che spesso si sovrappongono e facilitare così anche il lavoro degli uffici? È un positivo tentativo di razionalizzazione?

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 Forse, speriamo – risponde la dottoressa Maria Assenza Parisi, vincitrice col progetto “Sportivamente” nell’edizione di Democrazia Partecipata 2023, e che ha collaborato ad ogni edizione con varie realtà riportando altri successi – Sin dalla prima edizione ho riconosciuto l’alto valore educativo di questa manifestazione, spendendomi non solo per la costruzione del progetto ma soprattutto nella comprensione della sua mission. Sono stati fatti vari tentativi di interlocuzione a più livelli istituzionali insieme ad altri raggruppamenti di cittadinanza attiva e quanto ci ritroviamo sul regolamento non corrisponde a quello che avevamo proposto. Sembra che ai vari livelli sfugga la logica, i principi fondamentali di questa manifestazione che è ormai consuetudine descrivere come “sana competizione” tra cittadini. Ma il fine è totalmente opposto: non l’essere gli uni contro gli altri, concentrati a fare vincere la propria idea innescando poi un processo di frenetica ricerca voti pari alle classiche elezioni politiche, bensì attivare confronti tra cittadini portatori di interessi specifici. Innescare un meccanismo rivolto più alla realizzazione di qualcosa di condiviso che l’esaltazione egocentrica del proprio volere. Durante la stesura del nuovo regolamento si è più volte detto quanto fosse importante questo passaggio”.

 E non è proprio questo l’obiettivo della co-progettazione?

Potrebbe esserlo. Di certo è importante l’aver ufficializzato il confronto con gli uffici, fino ad ora strappato in quanto dediti a cose più importanti, ma non può essere sottovalutato il ‘fattore umano’: la difficoltà, la resistenza, per chi ha sprecato tempo ed energie per mettere a punto il proprio progetto, se non di rinunciarvi, di vederlo stravolto, o anche modificato per alcune parti. Il rischio è che ciascuno enfatizzi ancora di più, appunto in competizione con l’altro, la propria idea cercando di imporla, pericolo che credo si riduca, o addirittura annulli, quando sin dal primo momento ci si siede a discutere insieme, si prova a far nascere insieme una proposta e ogni idea, suggerimento, è il tassello di un insieme.  Non solo. Credo che queste pericolose dinamiche, disinnescate nella logica del “fare insieme”, del confronto costruttivo, che avevamo suggerito, siano ancor più in agguato per l’altra novità presente nel nuovo regolamento.

 La possibilità che solo un progetto, quello più votato, assorba l’intero accantonamento, i 50mila euro previsti?

 Infatti. Sono state adeguatamente valutate le ricadute, i meccanismi psicologici di chi vorrebbe vedere realizzata l’intera sua proposta? Da un lato si può pensare che sia meglio portare a termine un progetto consistente piuttosto che diversi, più piccoli, parziali, ritenuti forse inutili. Lecito pensarlo, ma da tempo è sotto gli occhi di tutti il susseguirsi sul podio, in tutti questi anni, di realtà grandi, associative e non, già strutturate con ampi bacini di voti. La domanda è allora: quanto inciderà tutto questo sulla volontà del singolo cittadino, che non può contare su tale sostegno, di partecipare?

 In sostanza verrebbe meno l’interesse diffuso per questa iniziativa. Le persone penserebbero che non vale la pena neanche di provarci. In fondo, chi cerca di osservare queste realtà con un minimo di oggettività, fuor di retorica, potrebbe nutrire il sospetto che il processo partecipativo venga vissuto con un certo fastidio più che con entusiasmo.

 Proprio su questo ci siamo soffermati ampiamente nelle nostre varie interlocuzioni. Creare un momento precedente alla stesura dei progetti, in cui anche il semplice cittadino possa sentirsi coinvolto in esperienze condivise con realtà più grandi, dove quindi a vincere è l’idea comune più che chi la presenta, è per noi la strada giusta. Quando il sistema non ha la giusta partenza, finisce con ottenere l’effetto opposto. Quanto accade ogni giorno scava sempre più il divario con il corpo vivo della città. Mi piacerebbe invitare tutti a una riflessione in merito al fatto che Siracusa, nonostante le ultime posizioni in varie classifiche, vanta la presenza di un forte raggruppamento di cittadinanza attiva, strutturata o meno che anela da tempo ad essere ascoltata e a partecipare alle dinamiche della propria amata-odiata città, mettendo a disposizione tempo, competenza e soprattutto esperienza.

 

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(in foto: Maria Assenza Parisi)

 

 



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