Chiude Giglio Bagnara a Sestri Ponente, le reazioni

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La notizia della possibile chiusura di Giglio Bagnara, attività di Sestri Ponente con 155 anni di storia, ha scatenato diverse reazioni in città. Sono partite le grandi manovre per cercare di tutelare i 29 dipendenti, ma anche per provare a salvare il negozio che ha annunciato l’avvio della liquidazione volontaria parlando di “anni condizionati da calamità esterne”, di “forte difficoltà finanziaria” e di un mondo sostanzialmente cambiato con i “negozi fisici che rischiano di scomparire”. I titolari hanno però anche lanciato un appello spiegando di essere pronti, nei prossimi mesi, “a esaminare proposte serie di terzi interessati a proseguire l’attività”. Grande tristezza anche da parte del Civ Sestri Ponente che ha parlato di “Quartieri e centri storici tradizionali abbandonati”.

Giglio Bagnara entra in liquidazione volontaria

Il piano del Comune per trovare nuovi investitori 

Nel frattempo l’assessore comunale al lavoro, Mario Mascia, ha convocato l’amministratore delegato dell’azienda, Enrico Montolivo, a un incontro, che si svolgerà lunedì 24 febbraio a Palazzo Tursi. L’assessore si è detto “particolarmente turbato dalla notizia” e ha spiegato di volere “approfondire la situazione per individuare la migliore soluzione possibile a salvaguardia del futuro dell’azienda, dei suoi 29 lavoratori e delle loro famiglie”. Inoltre ha annunciato l’attivazione della ‘Genoa Business Unit’: “Creata nel 2022 – ha spiegato – proprio per facilitare la ricerca di soggetti privati interessati a investire nella nostra città”. L’obiettivo è: “Trovare nel più breve tempo possibile investitori in grado di conservare e rilanciare un’attività che rappresenta, da sempre, un fiore all’occhiello dell’offerta commerciale di Sestri Ponente e di tutta la nostra città”.

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Filcams Cgil: “Ennesima chiusura, la politica deve trovare soluzioni”

A chiedere tutele per i lavoratori è il sindacato Filcams Cgil Genova. Il segretario Fabio Piccini chiarisce: “Senza un imprenditore che rilevi l’attività dello storico negozio genovese, entro la fine dell’anno 29 famiglie genovesi rischiano di restare senza reddito. Questa è solo una delle ultime chiusure in ordine di tempo, ma la desertificazione dei negozi storici è iniziata da tempo. La politica deve trovare soluzioni che impediscano l’impoverimento del tessuto commerciale, economico e sociale che queste realtà hanno contribuito a mantenere nel corso degli anni”.

Confcommercio: “Ferita simbolica e un rischio per tutto il quartiere”

Anche Confcommercio, per voce del presidente Alessandro Cavo, ha chiesto l’intervento delle istituzioni per salvaguardare un’attività storica di Sestri Ponente, da sempre un punto di riferimento in tema di abbigliamento per tutta la città: “La chiusura non è solo una ferita simbolica – ha detto -, ma rischia di compromettere ulteriormente la capacità di attrarre frequentatori e investimenti, con conseguenze dirette sulla vivibilità e sulla sicurezza del quartiere. È fondamentale che le istituzioni intervengano con prontezza e determinazione per riempire il vuoto lasciato da questa perdita e per garantire un sostegno concreto al rilancio del commercio locale, salvaguardando la vitalità di Sestri Ponente”.

Il Civ Sestri Ponente: “Manca attenzione verso i quartieri”

Grande tristezza anche nelle parole di Monia Modarelli, presidente del Civ di Sestri Ponente: “Quanto sta accadendo ma evidenzia un problema più ampio: una persistente mancanza di attenzione verso le necessità dei quartieri e dei centri storici commerciali. L’esperienza d’acquisto oggi non si basa solo sull’offerta dei negozi ma anche su un contesto urbano accogliente, accessibile e ben curato. Elementi come una migliore illuminazione, un’efficace rete di trasporti pubblici, parcheggi adeguati e un ambiente piacevole sono fondamentali per rendere un quartiere attrattivo e competitivo”. Aspetti che, secondo il consigliere del Civ e presidente di Federpreziosi Confcommercio Agostino Gazzo: “Sono da troppo tempo trascurati in alcune aree, tra cui la nostra. Abbiamo lavorato con impegno per portare all’attenzione delle istituzioni i problemi e le potenzialità del nostro quartiere ma con risultati spesso insufficienti. I temi prioritari per il territorio non sempre hanno ricevuto l’attenzione che meritavano”. Monia Modarelli poi conclude: “La sensibilità verso queste tematiche sta finalmente cambiando, ma i risultati delle politiche attuate negli anni scorsi cominciano a manifestarsi solo ora e le loro conseguenze potrebbero ancora protrarsi a lungo. È necessario un impegno più deciso per evitare che altri pezzi importanti del nostro tessuto commerciale vengano a mancare, causando un effetto domino che il quartiere non può permettersi”.

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