LAVORO & MISMATCH/ Qualcosa si muove per formare le giuste competenze

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Abbiamo giĆ  parlato di dispersione scolastica (Neet), di percorsi di formazione tecnica e professionale come gli Its e delle strategie messe in campo per arginare il problema. Quindi, non potevamo non riprendere il tema, visti i numeri sempre piĆ¹ chiari che ci dicono quanto sia difficile per le aziende trovare persone con le competenze giuste, il cosiddetto mismatch.



Il problema ĆØ sempre lo stesso: le imprese cercano lavoratori qualificati, ma chi esce da scuole, universitĆ  o percorsi di formazione non sempre ha le competenze richieste. Secondo il Sistema Informativo Excelsior, nel 2023 le imprese italiane hanno avuto difficoltĆ  a reperire personale per quasi 2,5 milioni di posizioni, con un vuoto di competenze che impatta direttamente sulla crescita delle aziende e, piĆ¹ in generale, sullā€™economia del Paese.

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Chi cerca lavoro sente spesso parlare di aziende che non assumono o che preferiscono lavoratori con esperienza, eppure la realtĆ  ĆØ un poā€™ diversa. Le imprese ā€“ di qualsiasi settore ā€“ hanno bisogno di personale, ma faticano a trovare persone formate sulle competenze specifiche che servono oggi.

Quali sono i settori piĆ¹ in difficoltĆ  nel reperire tecnici specializzati? Industria manifatturiera: meccanica, meccatronica, automazione industriale e chimica; ICT e digitale: programmatori, esperti di cybersecurity, data analyst, ingegneri informatici, tecnici di rete, specialisti cloud: Edilizia e impiantistica: operai qualificati, tecnici di cantiere, esperti in bioedilizia e costruzioni sostenibili; SanitĆ  e benessere: infermieri, operatori socio-sanitari, specialisti della riabilitazione.



Queste carenze stanno portando molte aziende a cercare soluzioni alternative, superando il classico modello di ricerca e selezione del personale.

Se da un lato il disallineamento tra offerta e domanda di lavoro ĆØ evidente, dallā€™altro ci sono percorsi che funzionano e che ci dicono che una soluzione esiste. Non tutto ĆØ fermo: qualcosa si sta muovendo, e lo sta facendo nel segno della collaborazione tra scuole, enti formativi e aziende.

1) Gli Its: un modello che funziona

Non ĆØ un caso che gli Istituti tecnici superiori (Its) vengano citati sempre piĆ¹ spesso come una delle strade piĆ¹ efficaci per rispondere alla domanda di competenze delle imprese. Lā€™87% dei diplomati Its trova lavoro entro un anno dal diploma. Il 93,8% lavora in un settore coerente con il percorso di studi. Alcuni settori, come la meccatronica e lā€™automazione industriale, raggiungono un tasso di occupabilitĆ  del 99%.

Un caso interessante ĆØ quello dellā€™Its Meccatronico del Lazio, che ha visto oltre il 95% dei suoi diplomati essere assunti dalle aziende partner del territorio, a testimonianza del fatto che un percorso ben costruito e in sinergia con le esigenze del mercato puĆ² dare risultati concreti.

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2) Academy aziendali: formazione interna per sopperire alla mancanza di competenze

Sempre piĆ¹ aziende stanno affrontando il problema con un approccio interno, creando vere e proprie academy aziendali per formare lavoratori in base alle proprie necessitĆ .

Tra gli esempi piĆ¹ interessanti: Comau Academy, un progetto di formazione che promuove lā€™apprendimento delle STEM attraverso tecnologie didattiche come il robot e.DO e collaborazioni con istituti superiori e universitĆ  in tutta Italia; Scuola di Alta Sartoria Brioni, unā€™accademia per preservare il know-how artigianale e formare nuove generazioni di sarti; OTB ā€œScuola dei Mestieriā€, Diesel, Marni e altre aziende del gruppo hanno avviato percorsi formativi per giovani talenti nel settore moda.

Ma non sono solo le grandi aziende a muoversi in questa direzione. Anche molte piccole e medie imprese stanno sviluppando partnership con Its, scuole professionali e universitĆ , spesso cofinanziate da fondi pubblici o europei, per creare percorsi di formazione su misura.

3) Il recupero dei Neet: una leva per rispondere alla carenza di personale

Abbiamo giĆ  parlato del fenomeno dei Neet, i giovani che non studiano e non lavorano, un problema che in Italia riguarda quasi il 20% dei ragazzi tra i 15 e i 29 anni. Ma ci sono percorsi che dimostrano che questi giovani possono essere recuperati e formati, diventando una risorsa preziosa per il mercato del lavoro.

Un esempio concreto ĆØ il modello proposto da Cometa, realtĆ  che ha sviluppato percorsi di formazione innovativi per inserire i Neet nel mondo del lavoro, puntando su laboratori pratici e sinergie con le aziende.

Se da un lato il divario tra domanda e offerta di lavoro resta una sfida, dallā€™altro i numeri dellā€™occupazione in Italia mostrano segnali incoraggianti.

Secondo lā€™Istat (gennaio 2024): il tasso di disoccupazione ĆØ sceso al 5,7%, il livello piĆ¹ basso dal 2004; il numero di occupati ĆØ aumentato di 328.000 unitĆ  rispetto allā€™anno precedente; alcune regioni, come la Provincia Autonoma di Bolzano, registrano tassi di disoccupazione inferiori al 3%, dimostrando che dove esistono percorsi ben strutturati la domanda di lavoro trova risposta.

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Quindi qualcosa si muove, valorizziamolo! Il divario tra domanda e offerta di lavoro ĆØ un problema serio, ma come abbiamo visto non siamo fermi. Le aziende, le scuole e le istituzioni stanno sperimentando soluzioni efficaci, dagli Its alle academy aziendali, fino ai percorsi di recupero dei Neet, ma anche le universitĆ  stanno spingendo sempre di piĆ¹ sia i percorsi di accompagnamento alla ricerca attiva del lavoro, sia le collaborazioni con le aziende.

Non basta dire che mancano le competenze: le iniziative per formarle ci sono, funzionano e vanno conosciute sostenute e ci dobbiamo coinvolgere. Valorizzare questi percorsi significa dare risposte concrete alle imprese e opportunitĆ  reali ai lavoratori di oggi e di domani.

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