di Erika Noschese
La realizzazione di un nuovo albergo nell’area dell’ex cementificio potrebbe subire una importante battuta d’arresto. Nella giornata di ieri, i consiglieri comunali di opposizione Elisabetta Barone, Roberto Celano, Ciro Giordano, Catello Lambiase, Corrado Naddeo, Claudia Pecoraro, Donato Pessolano, Dante Santoro e Domenico Ventura, hanno presentato un esposto-denuncia alla Procura di Salerno, alla Corte dei Conti e al Prefetto per chiedere chiarimenti circa l’azione messa in campo dalla maggioranza Napoli. Il Comune di Salerno, infatti, ha venduto due lotti di terreno acquisiti nel 1995 come area di risulta di pre-esistente stabilimento Italcementi, nel vigente Puc area Prog 1/b – lotti 1 e 2 – via Torrione. I consiglieri di opposizione hanno denunciato la possibile condizione di inalienabilità degli stessi a causa di un “vincolo di destinazione pubblica a Standard verde e parcheggi” disposto dalla Legge e puntualmente richiamato nel contratto di compravendita. Nonostante ciò, il Comune di Salerno ha dato inizio a una gara pubblica per la cessione di ulteriore area urbana in massima parte riveniente dall’immobile ex-Italcementi, nel vigente Puc area Prog 3 – via Vinciprova. L’opposizione denuncia dunque presunte irregolarità tecniche e amministrative ed eventuali comportamenti illeciti per tutte le fattispecie di reato, anche di natura erariale. «A tutela degli interessi dell’intera Comunità, obiettivo prioritario rispetto a ogni e qualsiasi altra utilità pubblica o privata eventualmente perseguita attraverso le azioni poste in essere», i consiglieri chiedono che «siano verificate la regolarità delle procedure; adottato ogni provvedimento che, all’esito delle indagini istruttorie, possa ritenersi opportuno; perseguite le eventuali responsabilità a norma di Legge». Nell’esposto-denuncia, i consiglieri hanno ricordato che l’Italcementi decise di offrire al Comune di Salerno il terreno di risulta dello stabilimento produttivo a seguito della delocalizzazione in area di Fuorni della stessa Città. L’Ente, in vista dell’acquisto, diede inizio alla procedura di modifica del Piano Regolatore individuando una “Zona A”, per la parte edificata, e una “Zona a recupero Standard, verde e parcheggi”, per quella residua, anche con l’obiettivo di adeguarne la dotazione ai parametri di Legge. A questa finalità pubblica fu vincolata l’area nell’atto di acquisto, con il riconoscimento della sua funzione di “elemento essenziale” ai fini delle reciproche volontà negoziali. Il Comune di Salerno dispose un contributo di 10 miliardi per le attività post-terremoto ma, privo di risorse proprie, utilizzò certamente i fondi statali anche per la transazione con Italcementi, dopo aver definito, di comune accordo con la controparte, il prezzo di 577,5 milioni quantificato dall’Ufficio Tecnico in funzione delle nuove destinazioni. L’Italcementi, per tutelarsi da eventuali rettifiche al rialzo da parte del Ministero e dal conseguente rischio di un minore incasso complessivo, essendo non modificabile il valore in atto ai fini del contributo totale, chiese ed ottenne dal Comune il rilascio di una fidejussione bancaria dell’importo di 3,8 miliardi che, di fatto, avrebbe dovuto essere il costo effettivo dei suoli. Per le caratteristiche della transazione, furono chieste in atto e, apparentemente applicate, le massime agevolazioni possibili in materia fiscale tra cui, in particolare, l’esenzione dall’Imposta di Registro. «Il Comune di Salerno, dopo aver inserito l’esercizio di attività alberghiere nella “Zona A”, concesse nell’anno 2002 alla società Immobiliare Panoramica Srl il diritto di superficie su detta porzione di terreno, con durata 60 anni, per la realizzazione del “Grande Hotel Salerno”. In tal modo, furono certamente rispettati: il vincolo di Legge per l’insediamento di attività produttive, sociali e pubbliche; la qualità di bene indisponibile; la previsione contro utilizzi speculativi; l’interesse pubblico con riferimento all’obbligo di restituzione alla Città dell’immobile al termine della concessione», hanno ricordato dall’opposizione evidenziando che «la scelta dell’Amministrazione di vendere i suoli Prog 1/b, già alienati nel corso del 2024, e di mettere a gara l’area Prog 3, con procedura in corso, sembra contravvenire a tali specifiche prescrizioni in quanto assunta, salvo errore, dopo aver mutato la destinazione degli stessi con semplici atti amministrativi. Di più, nei rogiti notarili non c’è menzione del vincolo ed è riportata la seguente dichiarazione del rappresentante dell’Ente: “…garantisce che quanto oggetto del trasferimento è di sua esclusiva proprietà e titolarità, pervenuto, tra maggior consistenza, dalla società Italcementi s.p.a. Fabbriche Riunite Cemento, con sede in Bergamo, c.f. 00637110164, giusto atto a rogito del Notaio Moroni Alberto del 3/8/1995, rep. 42200, regolarmente registrato a Salerno ed ivi trascritto in data 9/8/1995, ai nn. 21838/17320”». Gli acquirenti dei suoli Prog 1/b sembrano essere parte dello stesso nucleo familiare già interessato alla gestione del Grand Hotel Salerno. Per questo immobile, il Comune ha avanzato nel 2023 la richiesta della decadenza della concessione per mancato pagamento dei canoni e ha contestato, nel 2024, l’accensione di un’ipoteca sui suoli senza il suo preliminare consenso. «L’anomalia di questa situazione ha alimentato sospetti sulle reali volontà sottostanti. Al riguardo, un personaggio politico di primo piano in ambito regionale ha pubblicamente dichiarato che l’area: “è stata venduta dal Comune per realizzare alberghi…Quindi…se qualcuno cercasse di vendere sulla carta appartamenti privati è un delinquente, un truffatore”. Tuttavia, negli atti di cessione dei suoli del 2024 è previsto che “le destinazioni funzionali, (direzionale/terziario-commerciale/turistico-ricettive) come già individuate nella scheda urbanistica allegata all’asta pubblica, potranno essere oggetto di cambio di destinazione d’uso nell’ambito delle categorie compatibili individuate nella scheda urbanistica allegata all’asta pubblica”. Cioè, una successiva destinazione residenziale non sembra sia del tutto esclusa», hanno aggiunto. «Da quanto esposto, sembra evidente che per il Pua da autorizzare a breve per l’area Prog 1/b, potranno essere applicate regole più elastiche che, quanto alle dimensioni del Solaio Lordo, potranno favorire certamente più ampi vantaggi economici in termini di proporzionali minori costi, per il calcolo degli oneri di urbanizzazione e di quelli di costruzione, e in termini di ricavi a seguito della cedibilità del costruito dopo la modifica come “residenziale” della destinazione d’uso. Tutto questo, considerata l’azione avviata per il rilascio della struttura Grande Albergo, può sottendere inconfessabili volontà a danno della Città e per esclusive finalità speculative». Tra le altre richieste avanzate, quella di procedere all’acquisizione di ogni e qualsiasi documento tecnico, amministrativo e legale, concernente quanto innanzi argomentato e avente rilevanza probatoria in ordine alla sussistenza di ipotizzate fattispecie di reato; di sospendere preliminarmente, a titolo precauzionale, la procedura di cessione dell’area di via Vinciprova che sottrae alla Città l’unica area di sosta disponibile in centro per le linee di trasporto autobus.
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