Asini come risorsa, allevamenti in crescita nell’Isola

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Dopo averli acclamati nelle corse in alcuni paesi, come succede a Ollolai con l’irresistibile palio, la Sardegna riscopre gli asini in ben altra chiave. Al di là di eventi di successo, questi animali si rivelano risorsa economica che soprattutto negli ultimi anni incoraggia una nuova filiera alimentare. I capi allevati nell’Isola sono in crescita tanto da metterla al terzo posto tra le regioni italiane. Migliora anche la produzione del latte: la Sardegna in questo caso è al secondo posto a livello nazionale, preceduta dalla Sicilia. Emerge dal primo report sull’allevamento curato nel 2024 dal Centro studi agricoli che traccia prospettive incoraggianti anche per il futuro. Tutto per effetto della Pac (Politica agricola comune), che consente agli allevatori di accedere a contributi in base alla superficie dei pascoli, come pure del premio a sostegno delle razze minacciate di estinzione, come quella dell’asino sardo. Una combinazione di fattori che negli ultimi cinque anni porta nuova luce su allevamenti prima marginali.

Palio degli asinelli a Ollolai
Palio degli asinelli a OllolaiPalio degli asinelli a Ollolai

Palio degli asinelli a Ollolai

L’Isola, in base al report, conta 9855 capi e 2672 allevamenti, più dei 2381 del 2022. La banca dati nazionale, al 30 giugno 2024, registra la produzione del latte con 109 asine distribuite in 22 allevamenti. Sono 2070 invece i capi allevati per la produzione di carne. «Vogliamo rilanciare l’allevamento in Sardegna creando la filiera del latte», dice Stefano Ruggiu, vicepresidente del Centro studi agricoli, che analizzando il nuovo corso in atto spiega: «Il fortissimo incremento del numero degli asini presenti in Sardegna negli ultimi cinque anni è dovuto anche al suo utilizzo per fissare titoli Pac, per ettaro di superficie a pascolo, necessari all’ottenimento regolare dei contributi. Nei fatti un asino di razza sarda può beneficiare di circa 200 euro a Uba (Unità di bestiame adulto che misura la consistenza di un allevamento ndr) e far introitare titoli Pac del valore di oltre 160 euro a ettaro in aggiunta al premio per le razze minacciate dall’estinzione, com’è appunto l’asino di razza sarda».

La Sardegna ha molte potenzialità, sia per i pascoli ricchi di macchia mediterranea sia per il clima e l’ambiente ideale. In tempi lontani, ogni azienda agropastorale confidava su un numero ridotto di questi animali, utilizzati come mezzo di trasporto. Ora si valorizzano tante altre risorse in passato ignorate.

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Un allevamento (archivio Unione Sarda)Un allevamento (archivio Unione Sarda)
Un allevamento (archivio Unione Sarda)Un allevamento (archivio Unione Sarda)

Un allevamento (archivio Unione Sarda)

L’asino sardo vive in cattività circa 40-50 anni, mentre allo stato brado tra 25 e 30. Il suo peso varia tra i 100-150 chili, l’altezza al garrese è compresa tra gli 80 e i 110 centimetri.

Un asino adulto di taglia media, ovvero di 160 chili, e in salute richiede 2-3 chili di cibo al giorno che consiste unicamente in paglia, fieno o pascolo ristretto della macchia mediterranea. Ha però necessità di disporre di acqua pulitissima, altrimenti rifiuta di bere.

Da un’asina si ottiene circa 0,7 – 1 litro di latte al giorno, cioè una bassissima quantità di questo alimento, considerato un vero e proprio concentrato di benessere e di proprietà utili per la salute dell’uomo. Il periodo di produzione del latte al giorno riguarda circa 6-7 mesi ed è legato a molti fattori, come la variabilità individuale, la razza, la gestione dell’alimentazione, della riproduzione e della mungitura quasi interamente manuale.

Il latte d’asina, che tra i vari in commercio è in assoluto più simile a quello umano, spunta un prezzo importante. Viene valutato, infatti, in circa 20 euro al litro. «Il prezzo del latte ad uso alimentare potrebbe aumentare sino a 35 euro al litro se si crea la filiera completa, che in Sardegna non esiste», auspica Stefano Ruggiu.

Negli ultimi anni non sono mancate alcune sperimentazioni con tentativi di caseificare il latte d’asina. Dalle prove è emerso che per produrre un chilo di formaggio sono necessari non meno di 30 litri di latte, portando a un valore molto elevato della sola materia prima. Oltre quello alimentare, l’uso ricorrente è legato alla cosmesi. Il latte d’asina come elisir di bellezza, consacrato sin dall’antichità, ha un richiamo crescente a sostegno di un settore che dopo tempi bui registra in Sardegna inediti sprazzi di luce.

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