Lettera della Senatrice Cattaneo a Scienza in rete

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Caro direttore,

nelle ultime settimane, in Parlamento, tra la comunità scientifica e, non da ultimo, su questa testata, sono successe alcune cose che vorrei riassumere qui di seguito per non perderne i frutti e per dare il giusto riconoscimento a chi vi ha contribuito.

Il 15 gennaio, gli uffici del Senato hanno comunicato che nelle sedute del 28, 29 e 30 gennaio i lavori dell’Aula sarebbero stati dedicati alla discussione di mozioni che i gruppi avessero voluto portare all’attenzione del governo. Grazie al sostegno del gruppo Per le Autonomie a cui sono iscritta, in poco più di 48 ore, con il mio staff del Senato, facendo tesoro di un lavoro di raccolta di dati e segnalazioni già in atto da mesi, abbiamo elaborato e condiviso il testo di una corposa mozione che, elencando nelle premesse le principali criticità dei finanziamenti pubblici competitivi alla ricerca in Italia, chiedeva al governo impegni chiari su pochi punti fondamentali. Nel mio discorso di illustrazione, li ho definiti il “minimo indispensabile in quanto a regole, procedure e risorse, che possano resistere ai cambi di governo e ai passaggi di legislatura, per dare una proiezione ai nostri studiosi e ai nostri giovani”.

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La mozione, che nel frattempo avevo condiviso per eventuale sostegno e sottoscrizione a tutti i colleghi del Senato (informandone anche i deputati), è arrivata in Aula mercoledì 12 febbraio. Nell’illustrarla ho sottolineato contemporaneamente l’orgoglio per le conquiste straordinarie che i ricercatori del nostro Paese sono in grado di raggiungere in tutti i campi, e l’imbarazzo per le condizioni in cui, da decenni, chiediamo ai nostri studiosi di portare avanti le loro ricerche. Ho parlato dei bandi Prin, spiegando perché sono il seme necessario a permettere alle idee di accendersi, ai giovani di muovere i primi passi, ai gruppi di ricerca di formarsi e mettersi insieme per collaborare. Ho sottolineato anche i rischi di negare ai ricercatori l’opportunità di competere per questi bandi. Quel che chiedevo al governo era un impegno, minimo, a garantire ogni anno almeno un bando Prin, a data certa e con risorse adeguate.

Ho anche parlato di quanto siano approssimative le valutazioni che i nostri ricercatori ricevono dalla sottomissione dei loro progetti ai bandi nazionali (quando ci sono). Ne ho avuto prova più volte in 30 anni di ricerca, e ho sempre reagito con contestazioni documentate volte a garantire il diritto di competere ed essere valutati in modo motivato. Mi è capitato più volte, da “semplice” ricercatrice, di denunciare ingiustizie o iniziative evidentemente scritte per favorire, con fondi pubblici, alcuni studiosi a svantaggio di altri. Non sempre è andata come avrei voluto, ma aver tenuto il punto una volta mi ha sempre dato la forza e le motivazioni per combattere in quella successiva.

Nell’intervento in Senato del 12 febbraio (ma anche in quello del 19), ho fatto riferimento in particolare alle valutazioni inadeguate del secondo bando del Fondo italiano della scienza, il FIS2 – una iniziativa avviata con il precedente governo, grazie all’azione di studiosi del gruppo EMBO, che, offrendo ai ricercatori grant individuali, vorrebbe emulare i bandi dello European Research Council, e non può essere considerata alternativa ai Prin, bensì complementare a quel percorso.

Quel giorno la seduta si è chiusa con la proposta del presidente del gruppo di Forza Italia, Maurizio Gasparri, di rinviare la discussione nell’auspicio che – vista la rilevanza del tema – si potesse giungere a una riformulazione della mozione, anche col contributo del Governo, affinché il parere inizialmente contrario dell’esecutivo “per ragioni economiche e non per ragioni scientifiche” potesse cambiare. La discussione della mozione è quindi ripresa mercoledì 19 febbraio. In questa seduta, con il mio intervento, ho informato l’Aula che già dal giorno successivo al 12 febbraio era iniziata “una serrata e franca interlocuzione con il Ministro Bernini”. L’esito di quella interlocuzione ha prodotto una riformulazione della mozione (qui il documento), poi suggellata dal sostegno unanime del Senato, che credo possa essere un primo passo per ricostruire e consolidare un sistema della ricerca pubblica italiana più competitivo e aderente alle pratiche internazionali.

Nel frattempo è successa, anche grazie a questo sito, un’altra cosa altrettanto fondamentale per il raggiungimento del risultato finale. Tre studiosi, Antonio Musarò della Sapienza di Roma, Elisabetta Cerbai dell’Università di Firenze e Michele Simonato dell’Università di Ferrara, hanno elaborato una lettera/appello a sostegno delle ragioni della mozione, pubblicata su Scienza in rete, che in poche ore ha raccolto 5631 firme di studiosi – tra le prime quelle di Giorgio Parisi e Silvio Garattini – ma anche di cittadini esterni al mondo della ricerca.

Proprio questo appello è stato citato nell’Aula del Senato sia dalla ministra Bernini sia da me. L’importanza delle sottoscrizioni qui raccolte, per me, va oltre il risultato raggiunto: ha dato al governo e al Paese l’immagine di una comunità scientifica reattiva, pronta a convergere su obiettivi condivisi, come l’importanza di avere bandi con tempistiche certe e il diritto a valutazioni serie e circostanziate sui progetti sottomessi.

Come ha raccontato sempre mercoledì 19 febbraio su questo sito Silvio Garattini, il Senato, dopo aver discusso di ricerca pubblica per diverse ore (non ricordo da quanto non accadeva), ha votato all’unanimità la mozione che, nel testo riformulato a seguito delle interlocuzioni con il Mur, impegna il governo – tra l’altro – a “individuare le fonti di finanziamento stabile dei fondi dedicati alla ricerca – a partire dal FIRST – affinché, nel rispetto dei vincoli della finanza pubblica, già a partire dalla legge di bilancio per il 2026 possano essere previsti fondi destinati a bandi PRIN con cadenza annuale a data fissa che possano garantire ai ricercatori una programmazione nel tempo delle proprie attività”. Il secondo impegno che ho mantenuto rispetto alla mia prima formulazione – ma che il Ministero ha voluto indicare come “opportunità di valutare”- riguarda il riferimento a una commissione da istituire presso il Mur, composta da “esperti-manager di alto profilo, con documentata esperienza e reputazione internazionale nella programmazione e organizzazione dei processi di valutazione della ricerca, che elabori le procedure – terze e indipendenti dall’accademia e dal decisore politico – di gestione e valutazione dei bandi pubblici di ricerca competitivi promossi dal Ministero”. Nel mio intervento ho evidenziato come questa “opportunità di valutare” sia, in realtà, una necessità urgente. L’intero sistema di valutazione dei progetti che partecipano ai bandi ministeriali – che si tratti di PRIN, FIS, FISA o altri del passato – è destrutturato, carente, inaffidabile. Un meccanismo lontano anni luce da qualsiasi procedura seria e trasparente, a partire dalle continue commistioni (inevitabili, in una comunità tanto ristretta) di studiosi italiani coinvolti nelle valutazioni di progetti di colleghi.

Chi ha dimestichezza con le dinamiche politiche e parlamentari ritiene che quel voto unanime sulla mozione sia importante. Anch’io lo penso, ma il lavoro è soltanto all’inizio: già nelle prossime settimane e mesi tutti noi dovremo vigilare affinché gli impegni vengano mantenuti. Ciò vuol dire impegnarsi, ognuno con la propria voce e il proprio nome, affinché in fase di elaborazione della nuova legge di Bilancio siano assicurate le risorse adeguate e una data certa per i bandi Prin annuali. Allo stesso modo, ognuno, con la propria voce, il proprio nome e la propria esperienza, è chiamato a spiegare perché quella di attrezzare il Ministero, tramite esperti, di procedure per la programmazione e l’organizzazione dei processi di valutazione non sia una “opportunità da valutare”, bensì una necessità.

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Per questo, confido che ciascuno dei 5631 sottoscrittori dell’appello – che ringrazio – e tutti coloro che ne condividano l’orizzonte scelgano di continuare a presidiare lo spazio pubblico, per difendere e affermare la necessità di risorse stabili e nuove regole per la ricerca del Paese, nell’interesse di tutti i cittadini ancor prima che della scienza. Soprattutto confido che si scelga di chiedere e si promuova, anche con il proprio comportamento, un nuovo paradigma che garantisca il più possibile competizioni pubbliche senza scorciatoie né favori, trasformando l’attuale “lotteria della competizione” nel luogo del rispetto delle regole e delle procedure con standard internazionali, assistite da valutazioni terze, indipendenti e competenti dei progetti di ricerca, da chiunque sottomessi. Chiedere diritti per tutti è d’obbligo, in una comunità scientifica sana che non teme le competizioni tra le idee.

Elena Cattaneo
Docente alla Statale di Milano e Senatrice a vita





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