“Qui armi come caramelle, anche dopo anni la vendetta di Cosa Nostra arriva”

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“A Caltanissetta la mafia è rimasta alla vecchia logica corleonese: anche dopo anni la vendetta di Cosa Nostra arriva. La subcultura corleonese è dimostrata anche dal fatto che c’è un’altissima concentrazione di armi sul territorio. Anche armi come kalashnikov”: a Fanpage.it parla il procuratore capo di Caltanissetta, Salvatore De Luca.

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Procuratore capo di Caltanissetta

Le armi sequestrate a Caltanissetta dalla Procura e dalla polizia lo scorso settembre

Fucili, pistole, armi da guerra e munizioni. Nella provincia di Caltanissetta si nascondono arsenali in mano a Cosa Nostra: qui la mafia impugna le armi e progetta omicidi. Nella pura logica corleonese. Quella di Totò Riina, quella di trent’anni fa. Ma “la massima attenzione della Procura è in grado di evitare gravi episodi“, tiene a precisare a Fanpage.it il procuratore capo di Caltanissetta, Salvatore De Luca. Ma cosa sta succedendo? E perché il territorio di Caltanissetta preoccupa di più rispetto alle altre province, Palermo compresa?

Durante le cerimonia di inaugurazione del nuovo anno giudiziario ha detto che le armi nella provincia di Caltanissetta girano come caramelle. Ci può spiegare meglio cosa intendeva? 

In base alle indagini e ai sequestri fatti nel distretto di Caltanissetta emerge un’importante quantità di armi, anche da guerra come i kalashnikov. Molto probabilmente è la più rilevante d’Italia in proporzione al numero degli abitanti: bisogna tenere conto che un recente sequestro di tre kalashnikov, undici fucili, nove pistole e centinaia di munizioni è avvenuto in due paesini di soli 7mila abitanti ciascuno. Non stiamo parlando di grandi città, ma piccoli centri. Questa concentrazione di armi non deve preoccupare perché siamo in grado di agire tempestivamente, ma impone allo stesso tempo la massima attenzione su questo fenomeno.

A chi appartengono queste armi? 

A Cosa Nostra. Storicamente per i regolamenti di conti Cosa Nostra e la Stidda non usano questo tipo di armi. Non è necessario, basta il fucile o una pistola. Questo tipo di armi solitamente invece viene usato per questioni eclatanti: o rapine a porta valori commissionate dalla criminalità organizzata (cosa che avveniva più in passato) o per fenomeni più inquietanti. Perché bisogna tenere in considerazione che un kalashnikov se saputo usare riesce a bucare una blindatura. Quindi anche un’auto blindata. Questa concentrazioni di armi da vent’anni circa non si registra neanche più a Palermo.

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Lo scorso settembre avete sequestrato due arsenali riconducibili a Cosa Nostra. Queste armi sono state effettivamente usate dalla mafia? 

Sono in corso indagini. Stiamo facendo tutti gli accertamenti del caso.

Chi sono i fornitori di queste armi? Da dove arrivano? 

Non abbiamo elementi precisi su ciascuna arma ma, sulla base a precedenti indagini, abbiamo scoperto un mercato di armi illegali in cui si può acquistare un kalashnikov perfettamente funzionante per circa 2mila euro. Una somma facilmente possibile per una organizzazione criminale. Acquistare fucili e pistole è ancora più semplice.

Queste armi vengono anche importate dall’estero? 

Data l’origine dei fucili mitragliatori – basti considerare che i kalashnikov non vengono prodotti in Italia – si può presumere che vengano da un mercato internazionale. Sono armi che risalgono al periodo dell’ex Jugoslavia, infatti possono durare decenni. Alcune armi da guerra sono invece fabbricate in Cina. Ma su questo aspetto ci sono indagini ancora in corso.

Lei ha precisato che sul territorio di Caltanissetta c’è ancora una subcultura corleonese: su cosa si concentra? 

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Questa subcultura corleonese è dimostrata da questa alta concentrazione di armi, che non si trova in nessun’altra parte della Sicilia, e anche dal fatto che Cosa Nostra avrebbe cercato di pianificare un omicidio nei confronti di un imprenditore che sei anni prima aveva reso dichiarazioni contro un capo mafia durante un processo. Fortunatamente noi abbiamo evitato che accadesse.

Questo è un episodio allarmante, ci farebbe tornare indietro di trent’anni. All’omicidio di Libero Grassi. Come nel caso delle armi, un simile fatto negli ultimi anni non è mai stato verificato nelle altre province siciliane. Anzi nei mandamenti palermitani vige una ‘direttiva’: se c’è solo il sospetto che l’imprenditore possa denunciare allora a lui non viene chiesta la messa a posto. Viene lasciato in pace. A Caltanissetta invece la mafia è rimasta alla vecchia logica Corleonese: anche dopo anni la vendetta di Cosa Nostra arriva. Pura logica corleonese. Cosa Nostra palermitana non pensa più a uccidere un imprenditore se ha reso una testimonianza in dibattimento contro un boss. Qui invece accade ancora: la mentalità è quella di “colpirne uno per educarne cento”.

La buona notizia è che grazie alla professionalità delle forze di polizia giudiziaria e all’attenzione della Procura di Caltanissetta finora siamo sempre stati sul pezzo. Abbiamo anche evitato – era una progettazione più generica – una rapina che Cosa Nostra della zona voleva fare a Milano contro la mafia russa. Non escludendo un conflitto a fuoco. Stiamo parlando di una organizzazione criminale con una propensione alla violenza elevatissima. Esattamente corleonese.

Arrivano denunce in Procura? 

Poche, ma simbolicamente sono importanti. Questo vuol dire che il muro dell’omertà non è compatto, ma fortunatamente ci sono delle crepe. Spero che aumentino sempre di più le denunce, perché le quantità contano. Potrebbero essere di più.

Ci dobbiamo preoccupare? 

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Nessun allarmismo. La Procura di Caltanissetta è in grado di evitare gravi episodi. Fin qui siamo riusciti ad assicurare il controllo del territorio togliendolo alle organizzazioni criminali. Siamo intervenuti in tempo evitando fatti di sangue grazie alle intercettazioni, conoscenza del territorio, collaboratori di giustizia…con diversi strumenti che abbiamo a disposizione. La Procura è in grado di assicurare l’incolumità dei cittadini: è necessario però che noi abbiamo le risorse umane sufficienti negli uffici. Da sottolineare che nell’ultimo bando abbiamo avuto otto domande di sostituti procuratori, di questi ne verranno quattro perché sono questi i posti che abbiamo a disposizione. É un fatto assolutamente nuovo per Caltanissetta. Questo vuol dire che la Procura ha una sua credibilità, lavoreremo sempre meglio.





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