Relazioni Francia-Russia: Il prossimo 24 marzo, Nicolas de Rivière sarà il nuovo Ambasciatore di Parigi a Mosca. Il Paese transalpino ta rialzando la testa in un gioco che non può permettersi di perdere

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PARIGI. Il prossimo 24 marzo, Nicolas de Rivière metterà piede a Mosca come nuovo Ambasciatore francese, un arrivo che segna una svolta dopo anni di gelo.

Ridotto all’osso dall’invasione dell’Ucraina nel 2022, il contingente diplomatico francese in Russia si rafforza ora con esperti di peso.

E’ì, senza dubbio, un segnale che Parigi vuole riprendere le redini di un dialogo con il Cremlino. Ma in un contesto di sanzioni, guerra e diffidenze reciproche, cosa può davvero ottenere questa mossa?

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È un ritorno alla realpolitik o un tentativo di non perdere il filo con un avversario che non si può ignorare?

Da New York a Mosca: un diplomatico per tempi di crisi

Nicolas de Rivière non è un novizio. Rappresentante permanente della Francia all’ONU dal 2019, ha navigato le tempeste del Consiglio di Sicurezza, dove la voce di Mosca risuona spesso come un ruggito.

Nicolas de Rivière con il Segretario generale dell’ONU, Antonio Guteress

La sua nomina, decisa a novembre 2024 e confermata in questo febbraio, arriva dopo mesi di vacancy all’Ambasciata francese, lasciata vuota da Pierre Lévy.

Un vuoto prolungato, quasi simbolico, che rifletteva lo stallo tra Parigi e Mosca: quasi 1.000 giorni di conflitto ucraino, espulsioni di diplomatici, arresti come quello di Pavel Durov a Parigi o del ricercatore Laurent Vinatier in Russia.

Ora, con de Rivière e un team di strateghi, la Francia sembra voler cambiare passo.

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Non è una scelta casuale. Esperto di crisi internazionali, de Rivière porta con sé un bagaglio di negoziati complessi e una visione che il Presidente Emmanuel Macron ha sempre voluto incarnare: quella di una Francia mediatrice, capace di parlare con tutti senza cedere sui principi.

Il Presidente francese Emmanuel Macron

 

Ma il timing è intrigante: mentre a Riyad, martedì scorso,, il ministro degli Esteri russo Lavrov e quello statunitense Rubio discutevano di Ucraina ed energia, Parigi si preparava a un’offensiva diplomatica diretta, proprio quando Trump promette una pace rapida e Putin rilancia sul New START.

È una coincidenza o un calcolo?

La Russia e la Francia: un dialogo necessario, ma minato

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La missione di de Rivière non sarà semplice.

Dopo l’invasione dell’Ucraina, i rapporti tra Mosca e Parigi sono precipitati: 35 diplomatici russi espulsi dalla Francia nel 2022, ritorsioni del Cremlino, un’Ambasciata ridotta a un presidio minimo.

Eppure, il canale non si è mai chiuso del tutto. Macron, che nel 2022 volava a Mosca per scongiurare l’escalation, ha poi sposato una linea dura – armi a Kiev, minacce di truppe in Ucraina – senza però rinunciare al dialogo.

L’arrivo di esperti strategici suggerisce un obiettivo: ricostruire una presenza capace di pesare, non solo di osservare.

Ma il terreno è scivoloso.

La Russia, isolata ma non doma, guarda con sospetto ogni mossa occidentale.

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I colloqui di Riyad,, in Arabia Saudita, che hanno escluso Kiev e l’Europa, hanno irritato il Presidente ucraino Zelensky e messo in luce la fragilità dell’unità euro-americana.

De Rivière dovrà navigare tra le ambizioni di Trump, che vuole un “deal” con Putin, e la necessità di non alienare gli alleati europei, già scettici verso il protagonismo francese. E poi c’è il Cremlino: accoglierà un diplomatico di rango come un’opportunità o come una provocazione?

Una valutazione senza illusioni

Cosa significa tutto questo?

La Francia sta rialzando la testa in un gioco che non può permettersi di perdere.

De Rivière non arriva a Mosca per fare scena: il suo mandato è capire se c’è margine per un dialogo che eviti il collasso totale delle relazioni, magari legando il dossier ucraino a quello nucleare del New START o alle questioni energetiche.

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Il Presidente russo, Vladimir Putin

Ma il rischio è alto. Putin, maestro della pazienza strategica, potrebbe vedere in questa apertura un segno di debolezza, non di forza, e dettare le condizioni.

La mossa di Parigi riflette anche un’Europa in cerca di voce.

Con il Presidente americano Donald Trump che corteggia Mosca e la Germania in standby, Macron vuole riaffermare il ruolo francese, ma senza un consenso transatlantico il suo peso resta relativo. Per de Rivière, la sfida sarà duplice: convincere il Cremlino che la Francia è un interlocutore serio e rassicurare Kiev che non sarà sacrificata sull’altare della distensione. Un equilibrio quasi impossibile, in un momento in cui ogni passo falso può costare caro.

Il 24 marzo, quando de Rivière varcherà la soglia dell’ambasciata, non sarà solo un cambio della guardia. Sarà il termometro di quanto la diplomazia possa ancora fare in un mondo che sembra preferire i fatti alle parole. E per la Francia, un banco di prova decisivo.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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