A pochi giorni dalle elezioni in Germania, i sondaggi mostrano uno scenario elettorale incerto, con l’avanzata dell’estrema destra e il rischio di negoziati complessi per la formazione del governo. Secondo le ultime rilevazioni l’alleanza tra la CDU e la CSU, è scesa sotto la soglia del 30%. Il partito di ultradestra Alternative für Deutschland (AfD) si conferma invece seconda forza politica.
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A due giorni dalle elezioni federali in Germania, il panorama politico appare frammentato e in costante mutamento. L’incertezza resta alta, soprattutto se l’affluenza dovesse superare le aspettative, influenzando i risultati finali rispetto alle previsioni attuali. La sola sicurezza è che un Bundestag, parlamento federale tedesco, più diversificato renderà complessa la nascita di una coalizione a due partiti, come quella tradizionale tra socialdemocratici e conservatori. Secondo le rilevazioni più recenti, tuttavia, l’alleanza tra la CDU e la CSU, guidata da Friedrich Merz, è scesa sotto la soglia del 30%, fermandosi intorno al 28% secondo il secondo canale pubblico tedesco (ZDF). Il partito di ultradestra Alternative für Deutschland (AfD), invece, si conferma seconda forza politica: Forsa e ZDF lo attestano al 21%, mentre YouGov lo posiziona leggermente più indietro, al 20%.
I socialdemocratici (SPD) del cancelliere uscente Olaf Scholz si fermano invece al 15%, seguiti dai Verdi, alleati nella coalizione “Semaforo”, che non vanno oltre il 13%. Sorprende la crescita della sinistra della Linke, che, dopo aver rischiato di non superare la soglia di sbarramento del 5%, ora si attesta all’8%. In difficoltà , invece, l’Alleanza Sahra Wagenknecht (Bsw) e i Liberali (FDP), entrambi vicini ma sotto la soglia del 5%.
Da non sottovalutare anche il dato sugli indecisi: il 13% degli elettori non ha infatti ancora scelto quale partito sostenere, mentre il 18% è incerto se recarsi alle urne.
Dopo il voto: trattative e possibili alleanze
Una volta concluso lo spoglio, si aprirà la fase delle trattative per formare una maggioranza parlamentare, ed è probabile che Friedrich Merz, leader della CDU, guidi i negoziati e diventi cancelliere. La frammentazione del panorama politico potrebbe però rendere lungo e complesso il processo. Negli anni novanta e nei primi 2000, un accordo di governo richiedeva circa un mese, ma la situazione si è complicata nel tempo: nel 2013 ci vollero ben 86 giorni, nel 2017 addirittura 171, mentre la coalizione semaforo tra SPD, Verdi e FDP, nata dopo il voto del 2021, si formò in 73 giorni. L
a composizione del Bundestag sarà quindi insomma determinante: se solo quattro partiti, cioè CDU/CSU, AfD, SPD e Verdi, superassero la soglia di sbarramento, sarebbe più semplice formare una coalizione a due. In tal caso, l’Unione CDU-CSU potrebbe controllare il 37% dei seggi con il 30% dei voti, rendendo la SPD il partner più probabile per una riedizione, seppur ridimensionata, della “grande coalizione”. Questa ipotesi si indebolisce però con la crescita della Linke, il partito della sinistra, ora attorno all’8%, grazie alla leadership dinamica di Heidi Reichinnek.
Se, invece, dovessero entrare più di quattro partiti, sarebbe inevitabile una coalizione tripartita, dopo il fallimento del modello semaforo. Questo scenario aprirebbe la strada a negoziati complessi su temi divisivi come immigrazione, investimenti, crisi industriale, transizione energetica e revisione del reddito di cittadinanza. Il rischio comunque è che i veti incrociati tra i leader allunghino ulteriormente i tempi. Qualora invece non ci fossero intoppi, il prossimo cancelliere potrebbe ricevere l’incarico dal presidente federale e ottenere la fiducia del Bundestag entro aprile.
La “Brandmauer” contro l’estrema destra
Un punto fermo resta comunque l’esclusione di qualsiasi alleanza con AfD: l’Unione CDU-CSU ha infatti ribadito la cosiddetta Brandmauer, la “diga” che impedisce accordi con partiti accusati di estremismo e le autorità tedesche continuano a monitorare l’AfD per possibili minacce all’ordine costituzionale. Con la SPD tra il 15% e il 16%, i Verdi tra il 13% e il 14%, e i partiti minori come FDP e BSW che lottano per superare il 5%, il risultato finale dipenderà anche dalla capacità dei partiti di mobilitare gli indecisi e convincere chi è ancora titubante se recarsi alle urne.
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