ecco dove sorgerà il nuovo “dormitorio”

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BRINDISI – Sono nati come “casermette militari”. Fino a pochi anni fa erano utilizzati come centro diurno per il recupero dalle dipendenze. Nel corso della loro storia hanno ospitato anche i profughi provenienti dall’Istria. I fabbricati destinati al nuovo centro per migranti si trovano nelle campagne al confine fra le contrade Restinco e Montenegro, a poche centinaia di metri dal Cara/Cpr e a circa due chilometri dalla strada provinciale che collega Brindisi a San Vito dei Normanni. Si tratta di tre immobili (uno più grande, un secondo più piccolo e un terzo adibito perlopiù a deposito) che sorgono su un terreno delimitato da alberi, a oltre sei chilometri dalla città. 

Il nuovo progetto

La struttura va sistemata come si deve. Per questo l’amministrazione guidata dal sindaco Riccardo Rossi, un paio di anni fa, ha intercettato un finanziamento da due milioni di euro (fondi Pnrr) per realizzarvi un centro al servizio dei migranti che lavorano nelle campagne. I lavori, però, non sono mai partiti. L’attuale amministrazione, di fronte al rischio di perdere i soldi, ha proposto un nuovo progetto. L’intervento consisterebbe nella realizzazione di un centro per extracomunitari con decine di posti letto, dotato di guardiania e mensa. Al vaglio anche la possibilità di istituire dei corsi di formazione professionale e di attivare dei furgoncini per trasportare i braccianti nei campi. Tutto ciò comporterebbe la chiusura definitiva del dormitorio per migranti situato in via Provinciale San Vito, che è già interessato da un altro finanziamento, nell’ambito del progetto “Casa delle culture”.

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Da alcuni mesi, del resto, i migranti vivono in una tendostruttura all’esterno del capannone. La decisione di trasferirli fuori città è stata ufficializzata, nei giorni scorsi, dall’assessore ai Servizi sociali, Ercole Saponaro, fra le proteste della Comunità africana, della Flai Cgil e delle associazioni del “Forum per cambiare l’ordine delle cose”. Adesso il nuovo progetto è al vaglio della commissione ministeriale. In caso di via libera, sarebbe concessa una proroga fino a giugno 2026, per completare l’opera. 

Confusione sulla proprietà

Ma la struttura a chi a partiene? Inizialmente l’assessore Saponaro ha riferito che si tratta di un immobile confiscato alla mafia. Nei giorni successivi il dirigente del settore Servizi sociali ha corretto il tiro, parlando di un bene di proprietà dell’Asl, concesso in comodato d’uso ventennale al Comune di Brindisi. In realtà, i tre fabbricati appartengono fin dagli anni ’80 all’amministrazione comunale.

Dall’uso militare alla comunità terapeutica

Le cosiddette “casermette militari” furono realizzate durante la seconda guerra mondiale, su un terreno requisito dalle forze armate. Dopo il conflitto, l’edificio ha accolto gli esuli istriani. Poi il transito nella sfera patrimoniale dell’ente ospedaliero Di Summa. Il trasferimento al Comune di Brindisi è stato formalizzato nella seconda metà degli anni ’80, a seguito dello scioglimento degli enti ospedalieri. In quel periodo, le vecchie casermette si sono trasformate in uno dei primi centri per il recupero delle tossicodipendenze sorti nel Sud Italia, grazie all’iniziativa di una serie di associazioni del territorio. 

Centro migranti Restinco

Per un vero e proprio restyling bisogna aspettare i primi anni ’90, quando il Comune di Brindisi ottiene un finanziamento ministeriale di alcune centinaia di milioni di lire. Sempre in quel periodo, l’immobile viene ceduto in comodato d’uso temporaneo alla cooperativa “Solidarietà e rinnovamento”, che manda avanti il centro di recupero per tossicodipendenti. Nel 2005, in virtù di una convenzione con l’Asl, si avvia una comunità terapeutica per soggetti con dipendenze (non solo da sostanze stupefacenti). Un paio di anni fa, la cooperativa lascia la struttura. A quel punto l’amministrazione comunale intercetta il finanziamento da 2 milioni di euro.

Si attende l’ok dal ministero

Adesso si corre contro il tempo per non perdere i fondi. Uno dei nodi da sciogliere è quello riguardante la proprietà del terreno. Perché è pacifico che le “casermette” sono state acquisite, dal Comune, una quarantina d’anni fa, ma a quanto pare non è mai stata finalizzata la cessione dei terreni. Nel marasma della burocrazia, qualche meccanismo deve esserci inceppato. Nulla di trascendentale. La questione, con ogni probabilità, sarà risolta. C’è fiducia sul via libera al progetto e sulla conseguente dilazione dei termini. Le polemiche su quella che è stata definita la “ghettizzazione” dei migranti, però, non si placano. 

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