Affacciato sul Golfo Persico, un’ora d’auto a nord dei grattacieli futuristi e scintillanti di Dubai, c’è un emirato, piccolo e poco noto, incastonato tra la costa e le montagne. Si chiama Ras al Khaimah, conta settemila anni di storia e un’eredità tramandata dalle tribù di mare e di terra che ancora lo abitano.
Veloce da raggiungere, facile da esplorare, è tra le destinazioni più sicure al mondo, con un piano di sviluppo turistico votato a un’accoglienza consapevole. Un territorio per lo più desertico, dove negli ultimi decenni sono nati progetti innovativi e di sostenibilità ambientale.
Dall’alto è un puzzle di colori e di natura: barriere coralline e foreste di mangrovie finiscono dove iniziano le sabbie, rosse e fini, del deserto che arrivano ai piedi della catena montuosa di Al Hajar.
Vette che sfiorano i 2.000 metri di altitudine, sulle quali spicca Jebel Jais, la più alta di tutti gli Emirati Arabi Uniti. Scenari lunari, aridi e spigolosi, che fanno da quinta a sport e avventura, veri protagonisti del viaggio.
LEGGI ANCHE: Guida viaggi: Emirati Arabi Uniti
Dove fare trekking a Ras al Khaimah
È da lì che si deve partire per incontrare la vera anima del luogo. I monti si alzano verso nord brulli e rocciosi e sconfinano nel sultanato dell’Oman. Non c’è verde lungo i pendii e profondi canyon, i wadi, i letti asciutti dei fiumi, ne solcano i fianchi: sentieri tortuosi e vista sul Golfo Arabico.
“Hajar significa roccia: sono le nostre Rocky Mountains”, dice Fadi Hachico, fondatore di Adventurati Outdoor. “Si sono formate 70 milioni di anni fa, quando le placche tettoniche si scontrarono sollevando il fondale marino con tante creste. A ben guardare infatti queste montagne sembrano onde che si infrangono”.
Libanese di origine, dopo anni nel mondo della comunicazione ha scelto il silenzio di queste vette. “Nonostante il suo potenziale, Ras al Khaimah ha fatto da poco il suo ingresso nella mappa del mondo sportivo e dell’avventura. Fino a cinque anni fa non c’erano che dieci miglia, circa 16 chilometri, di tracciati ufficiali per il trekking. Oggi sono una sessantina di miglia (quasi 100 chilometri), ma siamo pronti a inaugurarne molti di più”.
Insieme a un team di esperti trekker che lavorano nella sua compagnia, Fadi ha messo a punto una rete di percorsi sempre più apprezzati. Molti partono dal suo campo base, Camp 1770, il più alto di tutti gli Emirati, sospeso tra cielo e terra, dove fermarsi per bere karak, il tè nero dolce e speziato al cardamomo, e assaggiare dolci e piatti salati preparati dalle tribù che ancora vivono queste montagne: un’esperienza fuori dal tempo.
GUARDA ANCHE: Palestre a cielo aperto: i luoghi più spettacolari dove fare sport nel mondo
I percorsi da fare: Highlander e Stairway to Heaven
“Dal 2021 ha fatto il suo ingresso anche Highlander, la più grande avventura internazionale di escursionismo su lunga distanza, che si svolge in venti Paesi del mondo. Qui l’appuntamento è a fine novembre, con uscite di 30 e 55 chilometri”, riprende Fadi.
“La prima edizione ha portato 158 partecipanti; per la prossima prevediamo migliaia di iscrizioni”. Il tracciato più iconico? “Stairway to Heaven, uno dei percorsi di trekking di montagna più impervi, immerso nella bellezza naturale dell’Emirato”.
Highlander sposa i principi della sostenibilità ambientale e li promuove attraverso la pratica “zero rifiuti”, in linea con i propositi di sviluppo di Ras Al Khaimah, che si pone l’obiettivo di diventare leader dell’ecoturismo.
Ed è già ora la prima destinazione nel Medio Oriente ad aver ottenuto la EarthCheck Sustainable Destinations Silver Certification, che prevede attività di monitoraggio su dieci indicatori: dal consumo di energia e acqua alla gestione dei rifiuti, dall’analisi dell’impronta di carbonio all’impegno per la comunità.
Subito sotto al Camp di Fadi si sviluppa il Jais Adventure Park. All’interno ci sono il punto di osservazione panoramico Jais Viewing Deck Park, a 1.250 metri d’altezza, il Jais Flight, la zipline più lunga e adrenalinica al mondo, e il Jais Sledder, la più lunga discesa in slittino su pista della regione.
Da qui partono anche ferrate e itinerari per la mountain bike, ci si può affacciare alla terrazza del ristorante più alto degli Emirati Arabi Uniti, il 1484 by Puro, e imboccare la strada che porta al deserto e poi sulla costa, veloce e panoramica.
VEDI ANCHE: Quante avventure a Ras Al Khaimah, l’emirato arabo della natura
Posti da vedere a Ras al Khaimah
La capitale, l’antica Julfar, che oggi ha lo stesso nome dell’Emirato, è la sesta città più grande dell’area. In misura minore rispetto a Dubai e ad Abu Dhabi, anche qui s’intravede la modernità.
Pur essendo, come gli altri emirati, una monarchia federale elettiva e assoluta, senza partiti politici e opposizione, si vive bene. I ritmi sono meno frenetici che a Dubai, la progettazione edilizia è in espansione, ma contenuta, e ancora resistono nicchie di autenticità, grazie anche allo sceicco Saud bin Saqr al-Qasimi, che intende preservare storia e cultura del proprio Emirato.
Con circa 345 mila abitanti, e il 70 per cento della popolazione costituita da immigrati di diverse parti del mondo (in particolare operai e maestranze), si respira multiculturalità e una pacifica convivenza.
Gli scenari lunari di Al Jibal di Ruus
“Sono sempre di più coloro che da Dubai trasferiscono residenza e business a Ras al Khaimah: stile di vita, tranquillità e prospettive di sviluppo lavorativo ne fanno un buon posto dove vivere, mentre ad attrarre un numero crescente di turisti è soprattutto l’opportunità di entrare in contatto con la storia e la cultura emiratine più vere”.
A parlare è Salua Daghay, laureata in fisica di origine belga che, insieme al compagno Koenraad Ghys, biologo marino ed esploratore, ha dato vita a Unveiled Arabia, boutique tour operator che disegna itinerari fuori dai soliti percorsi: “Come quelli nell’interno meno conosciuto di Ras Al Khaimah, con le fattorie e la pista per le corse dei cammelli, ed esplorazioni in fuori strada attraverso le montagne calcaree di Al Jibal di Ruus per vedere scenari lunari, villaggi sperduti e seconde case di lusso costruite nel nulla. È interessante anche imboccare il sentiero settentrionale del deserto per osservare come si è adattato al clima. Vogliamo raccontare l’insolito”.
Il deserto di Al Wadi: tra il Sonora Camp e il giro in mongolfiera
Il deserto di Al Wadi è una riserva naturale protetta dove vivono dromedari, gazzelle e l’orice, un’antilope bianca a rischio estinzione. Tra sabbia impalpabile e rumore del vento, attraversarlo è un’esperienza fuori dal tempo, che si prolunga sotto il cielo stellato al Sonara Camp, fondato da Stephanie Reichenbach, dove si può cenare davanti al fuoco, accompagnati da performance di artisti e musicisti. Ma si può ammirare il deserto anche dall’alto, a bordo della mongolfiera Action Flight che si alza in volo all’alba e regala una vista ineguagliabile sui paesaggi naturali dell’Emirato, dalle maestose montagne Hajar alla costa scintillante.
Marjan Island, l’isola artificiale ed esclusiva
Il mare, azzurro, bagna i 65 chilometri di coste sabbiose, dove a insenature e lagune si alternano foreste di mangrovie. Qui, su Marjan Island, un’isola artificiale costituita da quattro isolotti interconnessi, e nel quartiere esclusivo di Mina al Arab, si concentra il meglio dell’hôtellerie, con catene di lusso come Mövenpick e Anantara, che uniscono a un interior design dalla fresca eleganza angoli di privacy in riva al mare.
Sulla spiaggia ci si rilassa oppure si prendono lezioni di kajak e si fanno immersioni. Non lontano, lungo la Corniche, da cui s’intravede il profilo urbano di Ras Al Khaimah, ci si dà appuntamento per una passeggiata al tramonto, tra camminamenti e zone alberate.
Quali sono le attrazioni principali a Ras al-Khaimah
Sebbene sia ricco di calcare, argilla, quarzo e altri minerali, Ras al-Khaimah non ha né petrolio né gas. Ha quindi concentrato la sua strategia di sviluppo sull’industria, sulla manifattura e sulle infrastrutture.
Uno sviluppo lento e ponderato che ha portato l’Emirato a emergere tra i Paesi del Golfo, grazie anche a una posizione geografica strategica che ne ha fatto fin dal lontano passato un importante centro commerciale, rendendolo uno dei pochi luoghi al mondo abitati ininterrottamente per oltre settemila anni.
Dhayah Fort, patrimonio culturale Unesco
Alla ricerca delle antiche radici di Ras al-Khaimah, vale una visita il forte di Dhayah, antica struttura tra le meglio conservate del Golfo, che sorge a ridosso dei primi contrafforti montuosi.
Costruito con la funzione di torre di vedetta intorno al XVI secolo, è stato espugnato dalle truppe inglesi nel 1819 ed è oggi inserito nella Tentative List del Patrimonio culturale dell’Unesco.
Lo si raggiunge con i colori morbidi del tramonto. Duecento scalini portano in cima, dove la vista si spalanca su coltivazioni di palme da dattero, alberi di acacia e sulla laguna di Dhayat, circondata da mangrovie, un lembo di terra che fu riparo naturale per i pescatori di perle.
Al Jazeera Al Hamra Heritage Village: un museo a cielo aperto
Quindici chilometri a ovest dalla capitale, passeggiando tra le strade di un antico villaggio, ci si immerge nella storia di questi eroi del mare. È l’Al Jazeera Al Hamra Heritage Village, che ha riaperto al pubblico, dopo un attento restauro, per raccontarne la storia.
Qui si possono visitare le case, la moschea, il suq e le quattro torri del vento dedicate al raffreddamento naturale delle abitazioni. Che si presentano in stili diversi, dalle più semplici a quelle a due piani, appartenute a ricchi commercianti.
Se ne possono ammirare le tradizionali tecniche costruttive, con blocchi di corallo, strati di conchiglie, rocce fossili e le travi ricavate dal legno di mangrovia. “A inizio secolo”, spiegano le guide, “il villaggio era formato da circa cinquecento case della tribù Zaab, che possedeva una flotta di 25 imbarcazioni per la pesca delle perle. Un’attività florida, che si è interrotta con la scoperta del petrolio”.
La coltivazione delle perle
Oggi non esistono più pescatori di perle ma Ras al Khaimah, fedele alla propria filosofia di conservazione del patrimonio storico e culturale, ha dato vita alla Suwaidi Pearl Farm, unica coltivazione di perle in attività negli Emirati Arabi Uniti.
Fondata nel 2005 da Abdulla Rashed Al Suwaidi nel sobborgo di Al Rams, il più settentrionale dell’Emirato, è un viaggio nella storia e racconta un mondo ormai scomparso, fatto di uomini forti e coraggiosi che, per resistere alle lunghe apnee, si tappavano le orecchie con la cera e consumavano datteri e caffè prima di immergersi più e più volte durante la giornata a grandi profondità.
Vivevano in mare, lontani da casa per mesi, e ogni giorno era una sfida da vincere. Su una piattaforma galleggiante nella laguna, la Suwaidi Pearl Farm si raggiunge a bordo di tradizionali imbarcazioni in legno.
Durante la visita, oltre a conoscerne la storia, si entra nel dettaglio delle tecniche e degli strumenti di pesca e di raccolta, della tipologia e della qualità delle perle. Che hanno nomi da Mille e una notte – Goloah, Sangubasi, Yakka, Laseg, Al Baten – e sono diverse per forma, colore, dimensione e lucentezza.
Perle che negli anni sono entrate nelle collezioni di alta gioielleria di case come Steven Webster, Van Cleef & Arples, Mouawad e in collezioni disegnate appositamente per le famiglie reali.
Ras al Khaimah è spesso chiamato l’Emirato delle perle, la perla degli Emirati: un gioco di parole il cui senso calza a pennello per un Paese dai tanti volti, tutti animati da uno stesso fermento. Che riempie queste terre desertiche con un’idea di futuro.
DoveViaggi è anche su Whatsapp. Clicca qui per iscriverti al canale ed essere sempre aggiornato
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link