così una madre cresce bimbi cha sanno dire “no”

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24 Febbraio 2025



17:47

Forzare i bambini a condividere non li rende più generosi, ma può minare la loro capacità di stabilire confini. A esserne convinta è una madre ed esperta di genitorialità che ha recentemente proposto un approccio basato più sul rispetto e l’autonomia dei piccoli per aiutarli a sviluppare una maggiore consapevolezza del consenso e a costruire relazioni più sane.

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Nel mondo dell’educazione infantile, l’idea di insegnare ai bambini a condividere è spesso vista come una delle prime lezioni di gentilezza e socialità. Tuttavia, la giornalista ed esperta di genitorialità Kirsty Ketley è convinta che forzare i bambini a condividere potrebbe non essere il metodo migliore per insegnare loro il rispetto e la generosità.

Secondo Ketley, che ha recentemente scritto un editoriale sull’argomento, la condivisione e la generosità dovrebbero essere infatti scelte consapevoli, maturate lentamente attraverso il percorso di crescita, non un obbligo imposto dagli adulti attraverso discorsi pieni di retorica e, spesso, poca sostanza. Cambiare approccio e lasciare che i figli possano gestirsi in modo più autonomo potrebbe sviluppare nei bambini una comprensione più profonda del consenso e del rispetto reciproco, aspetti fondamentali per la costruzione di relazioni sane ed equilibrate anche durante l’età adulta.

Anche i piccoli hanno bisogno di tracciare dei confini

L’idea che i bambini debbano condividere tutto ciò che possiedono può sembrare un valore positivo, ma rischia di inviare un messaggio sbagliato, ossia che non sia accettabile dire “no” quando qualcuno chiede qualcosa. Nel recente articolo pubblicato sul sito del quotidiano britannico Metro, Ketley ha difeso tale punto di vista partendo dal racconto di un episodio in cui suo figlio si era rifiutato di condividere un pacchetto di dolci ricevuto a scuola.

Immagine di repertorio

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In quell’occasione, la madre non solo non aveva sgridato il piccolo, ma anzi aveva accolto con soddisfazione quel comportamento. “Non ero orgogliosa perché volevo crescere un bambino cattivo ed egoista, ma perché volevo crescere mio figlio in modo che fosse sicuro di avere dei limiti e di affermarli” ha scritto, convinta che insegnare ai bambini a rispettare la propria volontà e a farla valere possa aiutarli a crescere con una maggiore consapevolezza del proprio spazio personale e di quello degli altri.

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Turni di gioco invece della condivisione forzata

Durante la sua riflessione, Ketley si è soffermata sulle modalità con cui i genitori potrebbero stimolare i  bambini – che sono egocentrici per natura – ad aprirsi alle esigenze e ai desideri altrui. Un sistema suggerito dall’autrice è quello del turn-taking, ovvero l’alternarsi nell’uso di un oggetto o di un gioco.

Mentre la condivisione spontanea è un atto di generosità, che quindi non può e non deve essere forzata, la gestione dei turni aiuta a garantire equità e rispetto reciproco nei momenti di gioco, abituando i piccoli all’idea che anche altri bimbi potrebbero usare lo stesso oggetto, anche se in momenti diversi. Per evitare capricci e litigi, Ketley ha però consigliato di stabilire fin da subito regole chiare su quali giocattoli possono essere condivisi e quali siano considerati “speciali” e quindi non disponibili agli altri durante le occasioni di socializzazione. Questo metodo non solo eviterebbe conflitti, ma dovrebbe aiutare i bambini a sviluppare abilità di negoziazione e di compromesso.

Immagine di repertorio

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Anche i genitori devono fare la loro parte

Nell’importante lezione riguardo al rispetto dei confini personali, anche i momenti passati in famiglia possono riservare preziose occasioni di apprendimento. A casa di Ketley, ad esempio, i bambini non devono per forza dividersi i dolcetti o i cibi preferiti e la stessa regola vale anche per gli adulti. In questo modo, i bambini imparano che il “no” non è un rifiuto dell’affetto, ma un’affermazione della propria autonomia. Inizialmente, questo metodo può generare qualche frustrazione, ma con il tempo i bambini accettano e comprendono il valore di questa dinamica. Sapere che un “no” può essere rispettato e che non deve essere superato con insistenza li prepara a interazioni più sane e sicure.

Questo concetto, ha concluso Ketley, non solo permette di sviluppare un senso di rispetto per i confini altrui, ma può anche ridurre la possibilità che in futuro i bambini accettino comportamenti coercitivi o che li riproducano. Una lezione che, secondo Ketley, ogni genitore farebbe bene a prendere in considerazione per i propri piccoli.

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