Danimarca, Sardegna e Campania: connessioni turistiche e culturali in evoluzione.

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“Può un corso di lingua trasformarsi in un progetto di sviluppo territoriale? E cosa c’entra la Danimarca con il rilancio economico della Sardegna e della Campania?

Nei giorni scorsi, un gruppo di studenti danesi ha discusso di turismo con un professore italiano in un’aula universitaria ad Aalborg. Pochi giorni dopo, altri danesi si sono ritrovati in un ristorante sardo a Copenaghen, parlando dell’isola non come turisti, ma come potenziali investitori.

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Dietro tutto questo c’è Studia.dk, una scuola di lingua e cultura italiana per danesi che sta facendo molto di più che insegnare verbi e congiuntivi.  Sta creando connessioni che cambiano la percezione dell’Italia e, in alcuni casi, il futuro di intere comunità.

Per capire meglio questo fenomeno, abbiamo parlato con quattro protagonisti di questa storia:

Enrica Lampis e Valentino Cocco, imprenditori turistici e fondatori di Studia.dk : scuola di lingua e cultura italiana per danesi.

Luigi D’Ambrosio, professore di Hospitality Management in Danimarca, che da anni lavora per far scoprire Napoli e il Sud ai danesi.

Olimpia Grussu, presidentessa dell’associazione culturale sarda INCANTOS, che sta costruendo un ponte culturale tra le due realtà.”

Negli scorsi giorni siete rientrati in Sardegna dopo un soggiorno in Danimarca, dove il professor Luigi D’Ambrosio, docente di Hospitality Management presso lo University College Nordjylland di Aalborg, vi ha invitati a tenere una lezione sul tema dell’autenticità nel turismo. Durante l’incontro, avete presentato come caso di studio il vostro progetto di viaggi linguistico-culturali, che offre agli studenti adulti danesi l’opportunità di scoprire la Sardegna attraverso un’esperienza immersiva.

Qual è il messaggio chiave che avete voluto trasmettere ai partecipanti riguardo al concetto di autenticità applicato al turismo? E in che modo il vostro progetto incarna concretamente questo principio?

Valentino ed Enrica: L’incontro presso l’University College Nordjylland è stata un’occasione preziosa per condividere una riflessione critica sul concetto di autenticità nel turismo, tema che ho approfondito nel mio recente saggio “Il Ricatto del Turismo Autentico”.

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Il messaggio chiave che abbiamo voluto trasmettere è che l’ossessiva ricerca dell’autenticità nel turismo rischia paradossalmente di cristallizzare le destinazioni in una rappresentazione stereotipata e artificiale di se stesse. Questo avviene quando i luoghi si sentono costretti a conformarsi alle aspettative romantiche dei visitatori, che spesso cercano un’immagine idealizzata e nostalgica della destinazione piuttosto che la sua realtà dinamica e in evoluzione.

Nel nostro progetto di viaggi linguistico-culturali, abbiamo scelto di superare questa visione limitante dell’autenticità. Invece di proporre una Sardegna da cartolina, congelata in un passato mitizzato, offriamo agli studenti danesi l’opportunità di immergersi nella complessità del territorio e della sua cultura contemporanea. Questo significa mostrare non solo i nuraghi e le tradizioni secolari, ma anche le contraddizioni, le sfide e le trasformazioni che caratterizzano l’isola oggi.

Ad esempio, durante i soggiorni studio, esploriamo il tessuto urbano contemporaneo di Cagliari, con la sua vivace multiculturalità nel quartiere Marina, o affrontiamo le dinamiche di trasformazione dei borghi minerari del Sulcis. Questi aspetti, che potrebbero sembrare “inautentici” secondo una visione purista, sono in realtà parte integrante dell’identità moderna della Sardegna.

L’autenticità che proponiamo non è quindi quella di un museo a cielo aperto cristallizzato nel tempo, ma quella di un territorio vivo che dialoga con la contemporaneità, mantenendo al contempo un forte legame con le proprie radici. È un approccio che mira a liberare le destinazioni dal “ricatto dell’autentico”, permettendo loro di evolversi naturalmente senza dover sacrificare il proprio sviluppo sull’altare di un’autenticità idealizzata.

Lei è un professore italiano che da molti anni vive e insegna in Danimarca. Oltre a formare i giovani danesi nella disciplina dell’ospitalità, organizzando anche viaggi studio in Campania, la sua regione d’origine, insegna l’italiano agli adulti danesi. Il suo ruolo appare quindi non solo educativo ma anche di promozione turistica e culturale dell’Italia. Ci può raccontare qualcosa di più su questa sua esperienza?

Luigi: Dopo poco tempo che vivevo qui in Danimarca mi resi conto che i danesi avevano una conoscenza limitata dell’Italia. Soprattutto il Sud lo conoscevano poco e spesso incontravo dei pregiudizi e stereotipi negativi; usavano aggettivi come ‘povero’, ‘pericoloso’ e ‘criminale’, spesso in opposizione ad associazioni ben più positive con regioni dell’Italia centrale e settentrionale. Da lì crebbe in me la voglia di far conoscere di più il Sud ed in particolare la mia terra d’origine, la Campania. Negli anni ho partecipato ad eventi di promozione territoriale, ho fatto vari interventi su Napoli ed il Sud e mi sono impegnato a proporre una narrativa diversa del Sud e di Napoli in particolare; non un racconto sbilanciato ed eccessivamente positivo, ma un racconto che andasse ad equilibrare la retorica particolarmente negativa che c’era sul Sud Italia. Capii che fosse importante colmare il vuoto di conoscenza che incontravo parlando con i danesi. Poi nel 2008 all’università di Aalborg scrissi la tesi di laurea dal titolo “una ricerca esplorativa sulla creazione di un marchio territoriale (‘brand’) per i Campi Flegrei sul mercato danese.”; un lavoro che mi permise di indagare più in profondità la percezione che danesi avevano di Napoli e del Sud Italia. Nel frattempo avevo cominciato ad insegnare l’italiano per adulti danesi ad una scuola serale di Aalborg. Fu proprio con gli alunni del corso d’italiano che nel 2010 partì il primo di una lunga serie di viaggi nel Golfo di Napoli ed in Campania. Un’iniziativa che poi ho esteso ai miei studenti del corso di laurea in International Hospitality Management allo University College della Danimarca del Nord. Organizzare viaggi in Campania è un’esperienza estremamente appagante che contribuisce a creare un legame cognitivo ed affettivo tra i viaggiatori danesi ed il terrritorio. So che quello che faccio è poco e ha un effetto limitato, ma è meglio far poco che non far niente. Inoltre mi rende molto felice sentire i miei coviaggiatori parlare con entusiasmo dei luoghi che hanno visitato in Campania e delle persone che hanno incontrato, oppure sentire persone dire che hanno scelto di visitare Napoli e la Campania dopo che gliene ho parlato io. È un’emozione indescrivibile!

Cosa l’ha spinta ad invitare Valentino Cocco ed Enrica Lampis, promotori di un progetto di turismo linguistico e culturale, a tenere una lezione nel suo corso universitario sul tema dell’autenticità nel turismo? In che modo ritiene che il loro intervento abbia arricchito la formazione dei suoi studenti?

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Luigi: Li ho invitati nel mio corso di Destination Development alla UCN di Aalborg perché il loro progetto di turismo linguistico e culturale rappresenta un caso concreto di applicazione del concetto di autenticità nel turismo. La loro esperienza diretta nel settore ha permesso agli studenti di comprendere meglio come l’autenticità non sia solo un concetto teorico, ma un elemento strategico nella progettazione di esperienze turistiche sostenibili e significative.

Un altro motivo per cui ho voluto coinvolgerli è stato il desiderio di far condividere a Valentino la sua visione e definizione del concetto di autenticità nel turismo, che ha approfondito nel suo libro Il Ricatto del Turismo Autentico. Questo ha stimolato un dibattito molto interessante in classe, portando gli studenti a riflettere criticamente su come l’autenticità venga costruita, percepita e talvolta sfruttata nel settore turistico.

Il loro intervento ha arricchito la formazione degli studenti in diversi modi. Innanzitutto, hanno portato una prospettiva pratica, mostrando come sia possibile valorizzare un territorio attraverso esperienze autentiche che coniugano cultura, lingua e identità locale. Inoltre, hanno stimolato una riflessione critica su come il turismo possa essere un’opportunità di crescita per le comunità locali, evitando la banalizzazione culturale.

Ogni anno migliaia di giovani del Sud Italia e delle Isole, inclusi campani e sardi, emigrano all’estero, anche in Danimarca, in cerca di migliori opportunità di vita e di lavoro. Questo rappresenta una perdita di capitale umano per quelle regioni. Secondo lei, progetti di scambio culturale e collaborazioni tra università e scuole italiane e danesi, possono contribuire, insieme ad altre misure, a contrastare questo fenomeno e a trattenere i giovani nei loro territori d’origine? Qual è la sua opinione in merito?

Luigi: Ritengo che il fenomeno dell’emigrazione giovanile, in particolare dal Sud Italia e dalle Isole, sia un problema estremamente complesso. La perdita di capitale umano che queste regioni, come la Campania e la Sardegna, subiscono ogni anno è un dramma che ha profonde implicazioni sociali ed economiche. È un processo che coinvolge molti fattori, dalle difficoltà economiche alle limitate opportunità professionali, ma anche la mancanza di infrastrutture adeguate e la scarsità di prospettive future. Per affrontare questo fenomeno, è necessaria una politica visionaria, capace di pensare a lungo termine e di offrire ai giovani concrete opportunità di sviluppo nelle loro terre d’origine.

I progetti di scambio culturale e le collaborazioni tra università e scuole italiane e danesi possono sicuramente avere un impatto positivo. Sebbene queste iniziative possano offrire arricchimento reciproco e aiutare i giovani a sviluppare competenze interculturali, è essenziale che siano accompagnate da politiche sociali e economiche mirate a creare opportunità di lavoro locali. I giovani che partono sono alla ricerca di un futuro migliore e se questo futuro non lo vedono nelle loro regioni, è difficile trattenerli. Ma se questi stessi giovani potessero intravedere possibilità concrete di sviluppo professionale, in particolare attraverso politiche che incentivino l’imprenditoria giovanile, potrebbero essere stimolati a rimanere e a contribuire alla crescita delle loro comunità.

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In particolare, penso che le università e le istituzioni italiane potrebbero svolgere un ruolo fondamentale nell’attrarre investimenti nelle regioni meno sviluppate, come la Campania e la Sardegna, promuovendo l’innovazione e creando un ambiente favorevole alla nascita di nuove idee e progetti. Questo non solo avrebbe l’effetto di stimolare l’economia locale, ma potrebbe anche creare nuove opportunità professionali che i giovani non devono più cercare all’estero.

Durante quest’ultima permanenza in Danimarca avete organizzato anche una cena presso il rinomato ristorante sardo San Giorgio di Copenaghen, in collaborazione con l’associazione culturale sarda Incantos, a cui hanno partecipato anche alcuni dei vostri studenti che partecipano ai viaggi studio in Sardegna.

Sappiamo che, grazie al vostro instancabile lavoro di promozione territoriale, state riuscendo a coinvolgere alcuni di loro in progetti di investimento in una delle regioni più economicamente svantaggiate d’Italia. Potete raccontarci qualcosa di più su come state portando avanti questa impresa così ambiziosa e sfidante?

Quali sono gli elementi chiave della vostra strategia per attrarre investimenti e generare nuove opportunità in un territorio spesso trascurato e considerato poco attrattivo?

Che riscontri state ottenendo e quali prospettive intravvedete per il futuro dello sviluppo economico locale legato al turismo culturale ed esperienziale?

Valentino ed Enrica: L’incontro al San Giorgio ha confermato l’importanza di costruire relazioni durature tra Danimarca e Sardegna, in particolare con territori come l’Iglesiente. Quest’area, pur essendo tra le più trascurate del Mezzogiorno italiano, proprio per questa sua condizione offre opportunità uniche per investimenti responsabili e innovativi.

Tutto questo non sarebbe possibile senza un percorso di conoscenza e immersione culturale, che Studia.dk ha costruito con anni di lavoro e passione. Attraverso la scuola, gli studenti danesi non solo imparano l’italiano, ma sviluppano una comprensione profonda del territorio, delle sue dinamiche e delle sue potenzialità. Questo è il punto di partenza per creare connessioni importanti e durature tra il tessuto locale e nuovi investitori consapevoli.

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Nel nostro approccio agli investimenti, i valori condivisi sono fondamentali: non ricerchiamo solo l’apporto di capitali, ma partner che comprendano il valore di uno sviluppo equilibrato, dove la sostenibilità non rimanga uno slogan ma diventi un impegno costante a fare sempre meglio.

Gli imprenditori e professionisti danesi che stanno investendo o intendono farlo attraverso la nostra rete hanno inizialmente familiarizzato con il territorio durante i soggiorni studio organizzati da Studia.dk, sviluppando le fondamentali connessioni con le comunità locali. Questo approccio garantisce che gli investimenti nascano da una reale comprensione delle necessità e delle potenzialità di un territorio che può esprimere il suo vero potenziale solo attraverso il coinvolgimento attivo di chi lo abita.

In questo momento stiamo partecipando a diversi progetti concreti che danno vita a questa visione, mentre altri più grossi sono in fase di sviluppo. Alcuni dei nostri studenti, professionisti che lavorano da remoto, hanno scelto di acquistare e recuperare case nell’Iglesiente, dove trascorrono diversi mesi all’anno portando le loro competenze e risorse nel territorio. Altri, in età pensionabile, hanno deciso di investire qui per stabilirsi definitivamente, attratti dalla qualità della vita e dal clima, contribuendo a rivitalizzare questi piccoli centri a rischio spopolamento.

Non parliamo solo di investimenti economici, ma di scelte di vita che generano un impatto positivo sul territorio: riqualificano il patrimonio abitativo, sostengono l’economia locale e creano opportunità di scambio culturale e professionale tra Danimarca e Sardegna. Un aspetto particolarmente interessante è che questi “nuovi cittadini”, insieme a noi, stanno diventando anch’essi ambasciatori dei prodotti locali in Danimarca. Attraverso le loro reti professionali e personali, Studia.dk sta aprendo nuovi canali per portare vini, oli e specialità artigianali dell’Iglesiente nel mercato scandinavo. Il Carignano del Sulcis, ad esempio, sta iniziando gradualmente a trovare spazio nelle enoteche di Copenaghen, proprio grazie a questi legami diretti tra produttori locali e importatori danesi.

La peculiarità di questo percorso risiede nel profondo scambio di valori tra le due culture, in cui l’apprendimento della lingua italiana attraverso Studia.dk diventa uno strumento essenziale per facilitare la realizzazione dei progetti. La Danimarca porta con sé il suo approccio concreto allo sviluppo, la sua spinta all’innovazione e una forte sensibilità verso la sostenibilità. L’Iglesiente, dal canto suo, offre un modo di vivere più equilibrato, dove i rapporti umani, il senso di comunità e la capacità di affrontare le difficoltà rimangono pilastri della vita sociale.

Attraverso Studia.dk, abbiamo creato un ecosistema in cui l’apprendimento della lingua e la conoscenza del territorio portano a nuove forme di collaborazione e investimento. Questo incontro tra culture sta producendo risultati inaspettati: mentre i danesi riscoprono il valore di un tempo più disteso e della ricchezza delle relazioni, il territorio sardo si arricchisce di nuove competenze e prospettive che possono aiutare la sua rinascita economica e sociale. È una dimostrazione concreta di come la collaborazione tra Nord e Sud Europa possa creare opportunità di crescita comune, rispettando e valorizzando l’identità di ogni territorio.

Le associazioni culturali sarde all’estero svolgono un ruolo fondamentale nel mantenere vivo il legame tra gli emigrati e la loro terra d’origine, offrendo un supporto prezioso specialmente in paesi come la Danimarca, che conta una numerosa comunità di sardi. In qualità di presidente dell’associazione culturale sarda INCANTOS, come valuta la recente collaborazione avviata con Studia.dk, la scuola di lingua e cultura italiana per danesi?

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Olimpia: A nome di tutto il direttivo posso certamente affermare che siamo stati più che onorati di aver dato origine a questa interessante collaborazione con Studia.dk e il nostro primo incontro svolto a febbraio è stato un vero successo. I Danesi erano entusiasti di conoscere le storie della nostra terra, di assaporare i piatti della nostra cucina tradizionale e di poter parlare con noi, anche in Italiano. Una collaborazione che speriamo si prolunghi nel tempo e che sicuramente porterà grandi soddisfazioni.

Ritiene che questo tipo di sinergia possa rappresentare un modello virtuoso per promuovere la conoscenza reciproca tra la comunità sarda in Danimarca e quella danese interessata alla Sardegna, favorendo al contempo nuove opportunità di scambio culturale ed economico tra i due paesi?

Olimpia: Con il nostro primo incontro abbiamo sicuramente dato il via ad un importante e concreto ponte culturale tra la Danimarca e la Sardegna. Noi dell’associazione INCANTOS viviamo in Danimarca da tanti anni e anche Valentino e Enrica di Studia.dk hanno vissuto qui per diverso tempo quindi tutti noi abbiamo imparato a conoscere la cultura danese. A loro volta i danesi che amano l’Italia hanno l’opportunità di imparare la nostra lingua e conoscere meglio la nostra bellissima isola, grazie ai loro viaggi studio e alle nostre iniziative culturali in Danimarca. Questa collaborazione è sicuramente un grande esempio di sinergia volto a creare scambi esperenziali che potrebbero certamente implementare il turismo e l’economia dei due Paesi.

Quali iniziative concrete sta mettendo in campo INCANTOS per supportare e valorizzare questa collaborazione? E come immagina che questo progetto possa evolversi in futuro, coinvolgendo un numero sempre maggiore di persone e realtà sia in Sardegna che in Danimarca?

Olimpia: Le iniziative e gli eventi organizzati dall’associazione INCANTOS sono per lo più volti a promuovere la cultura e il territorio della Sardegna in Danimarca, per cui crediamo che questi incontri possano essere terreno fertile per i prossimi progetti con Studia.dk e per un dialogo interculturale con i suoi studenti. Spettacoli, degustazioni, momenti musicali, faranno da cornice ai rapporti umani e ci permetteranno di approfondire la conoscenza reciproca delle nostre due culture, solo apparentemente distanti. Per il futuro vorremmo creare degli eventi che possano essere di stimolo anche per gli studenti danesi di Studia.dk. Durante il nostro incontro di febbraio gli abbiamo invitati a partecipare ai prossimi incontri ed erano molto interessati. Nel calendario 2025 abbiamo diverse iniziative in programma, tra cui un progetto molto importante approvato dalla Regione Sardegna, per la promozione del territorio della Marmilla. Conoscere i produttori locali e gli autori di spicco, che saranno ospiti all’evento, potrebbe essere un buon incentivo per i danesi, per apprezzare ancora di più le bellezze della nostra Sardegna. Un’altro progetto in programma riguarda la promozione dei territori minerari dell’iglesiente, con due incontri importanti che si terranno nelle due maggiori città della Danimarca: Copenaghen e Aarhus. Si parlerà di bellezze del territorio ma anche di miniere e minatori, grazie alla traduzione in danese di un libro che racconta la vita di un minatore sardo dell’iglesiente e alla proiezione di un lungometraggio che permetterà di approfondire una parte importante della storia e della cultura di questo territorio. Per i danesi che vorranno conoscere meglio questi luoghi, potranno decidere di vivere l’esperienza diretta tramite un viaggio studio proprio con Studia.dk o confrontarsi con la nostra associazione per approfondimenti e curiosità.

Di Massimiliano Perlato

 

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